Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
L’attuale campagna elettorale rischia, ancora una volta, di concentrarsi su promesse “fantasmagoriche” piuttosto che sulle vere e proprie emergenze che occorre affrontare.
Mi preme riflettere attorno a due di queste: la crisi economico-sociale derivata dal brusco rallentamento della crescita economica e la crisi ambientale, provocata da quella stessa crescita economica, che in molti vorrebbero far ripartire negli stessi termini e con gli stessi ritmi del passato.
Credo sia compito della sinistra tenere insieme con il massimo rigore la risposta alle due crisi, non limitandosi a chiedere politiche espansive, ma rapportando e coniugando lavoro, occupazione, benessere con la difesa e con la valorizzazione dei beni comuni, a partire proprio dall’ambiente, dal territorio, dal patrimonio culturale.
Credo altresì necessario – direi, essenziale – recuperare, tornare a fare nostra una parola che ci è stata molto cara in passato e che rischiamo di consegnare ad altri che ne fanno, peraltro, un uso distorto. Parlo dell’austerità di berlingueriana memoria, coniata proprio contro una “crescita” che sprecava persone, ambiente, territorio trainata dal consumismo esasperato. Quella austerità, che è la base possibile di un diverso modello di sviluppo, non è sinonimo dell’austerity che i monetaristi e i tecnocrati ci impongono in funzione della ripresa di una crescita i cui indicatori sono gli stessi che ci hanno portato sulla soglia del disastro economico ed ambientale.
Uno degli impegni centrali per il fronte progressista e riformatore è sicuramente quello sul piano europeo: rafforzare l’Unione sotto il profilo politico e democratico. Ed anche in questo caso non possiamo non mettere al primo posto l’impegno che l’Europa dovrà assumersi affinché vengano finalmente messe in atto le azioni globali per contrastare il riscaldamento del pianeta. Perché la perdita di fiducia nella politica, anch’essa un fatto globale, è generata sia dall’incapacità degli stati di mettere sotto controllo le grandi oligarchie finanziarie, sia dall’impotenza a dare attuazione concreta alle azioni contro il riscaldamento globale, anche se tante volte solennemente annunciate.
Ciò che occorre subito sono politiche nazionali, azioni globali, ma anche una grande mobilitazione collettiva sui territori per ridurre gli sprechi, per aprire la strada a nuovi stili di vita, per recuperare la cura per la manutenzione delle “cose che durano” e la responsabilità verso le cose di tutti, a partire dal territorio.
Abbiamo l’occasione per provare ad essere all’altezza della principale sfida di senso: garantire la prosecuzione della vita del genere umano su questo pianeta. Se non è materia da campagna elettorale questa …
Giacomo Sanavìo