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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
IL PROVERBIO
Chi soffre per amor....

17/2/2013 - 16:54

Il proverbio di oggi:

Chi soffre per amor,
non sente pene!
 
Il modo di dire:
C’è mancato un pelo!
C’è mancato poco, molto poco come lo spessore di un pelo!
 
Dal libro “Le parole di ieri” di G.Pardini
 
SPREGIO
Lett: SPREGIO. [Dispregio. Disprezzo. Dispetto].
Oltre che dispetto: “ni voglio fa’ uno spregio!” in dialetto il vocabolo prendeva anche il significato di disappunto, dispiacere. “Mi sembra uno spregio” indicava  la scontentezza di un’azione, il dover fare una cosa pur sapendo che l’azione stessa poteva avere dei riflessi negativi.
 
SPOTIO
Lett: SPOTICO. [Dispotico, prepotente, deciso]. Termine arcaico.
Come sei spotio!” : come sei prepotente, dispotico, ma il termine dialettale (che ha perso la solita c), univa a questo anche il significato di  noioso, nifito, insoddisfatto.
 
SPUNTATURE
Lett: nc.
Le spuntature erano gli scarti derivati dalla rifilatura dei sigari toscani.
Il sigaro toscano, oggi in confezioni di cartone, un tempo veniva venduto sfuso e acquistato dal tabaccaio, che in dialetto diventava “al tabacchino” .
Era un sigaro lungo e nodoso che veniva tagliato in due con una macchinetta apposita oppure con qualunque altro strumento da taglio. Spesso veniva semplicemente spezzato a mano e poi rifilato con una lama dando origine appunto alle spuntature.
Questo tabacco comunque non andava perduto perché serviva, insieme al trinciato forte, per fare le sigarette con le cartine. Il trinciato forte era un tabacco sfuso formato da foglie tagliate e sminuzzate che veniva messo su una cartina, piccolo pezzo di carta speciale, ed arrotolato con arte fino a formare un sottile cilindro che con un’opportuna leccata si trasformava in sigaretta.
Mentre in precedenza era una necessità negli anni ’60 divenne una moda arrotolarsi le sigarette e fecero la loro comparsa anche apposite macchinette che da un lato avevano un contenitore per il tabacco e dall’altra una specie di nastro che, scorrendo, arrotolava il tabacco nella cartina.
Si usava ancora il trinciato forte ma anche altri tabacchi da pipa più leggeri e talvolta anche molto aromatici come il famoso e profumato Clan.
 
SQUACQUERA
Lett: SQUACQUERARE. [Cacare. Andar sciolto di corpo].
Dal corretto verbo italiano nasce squacquera, altro modo di chiamare la diarrea, da cui deriva anche squacquarella.
Da notare la fonetica del termine, quasi onomatopeico ad indicare una consistenza delle feci molli o addirittura fluide (forse anche maggiore in squacquarella), in contrasto con la fonetica di stronzolo, evocante una sensazione di compattezza e solidità.
Indicava comunque una diarrea o viaaerea come dicevano i vecchi che spesso usano cambiare le parole nuove e sconosciute a loro somiglianza, facendole più vicine al loro vocabolario, e realizzando, talvolta, fonemi molto buffi.
Il dirigibile diventava così il digeribile, l’acqua da inquinata diventava incrinata, il colesterolo si trasformava in polisterolo.
 
STACCIA BURATTA
Lett: STACCIABURATTA. [Sorta di giuoco di fanciulli che, sedendo a riscontro, si tengono per le mani e si tirano innanzi e indietro come fa lo staccio nell’abburattare la farina (toscano)].
Da questo deriva anche una filastrocca che si usava quando si teneva in braccio (in collo, dialettale) un bimbo piccolo e si voleva farlo divertire muovendolo avanti ed indietro con le braccia, cantilenando:
                        Staccia buratta
                        il gattino è della gatta
                        la gatta va al mulino
                        e fa un focaccino,
                        con l’olio e col sale
                        e con la pipì (col piscio) del cane

FOTO: Il tram in Corso Italia
 

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