Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Lei, alta slanciata bianca, tutta archi e colonne, pende. Questa volta è una pendenza molto più pericolosa. È la Torre Pendente con una crepa evidente alla base la copertina dell’Economist sulle elezioni italiane che titola: “Who can save Italy?, Chi salverà l’Italia?”.
Lei, col suo corpo cavo e le scale a chiocciola, ripide, troncano le gambe, a ogni giro vedi la piazza, il prato verde con i turisti, la cattedrale, i tetti, le mura, il fiume, il mare. Questa rubrica va avanti da tre anni ed è la prima volta che la scrivo col fiatone in gola, sulla Torre Pendente sradicata alla base, le mani attaccate al ferro con la paura di precipitare. Oh, mi gira la testa, accidenti!
Potrei parlare d’altro, della soffice piuma di Magritte che sostiene la Torre Pendente. Ma la testa mi torna alle elezioni di domenica e lunedì e alla inquietante copertina dell’Economist. Al Campo delle Macerie. È curioso tutto quello che può succedere in due giorni. Lo leggeremo martedì sul giornale.
Questa rubrica ha come riferimento culturale il film “Vivement Dimanche!” di François Truffaut. Bianco e nero perfetto, con tutte le sue atmosfere da noir è molto più di un noir. Il logo della rubrica è ripreso dalla locandina del film, solo che alla Tour Eiffel è stata sostituita la Torre Pendente. Fanny Ardant la scaglia con forza contro qualcuno. È stupenda lei quando guarda il panorama di notte e dice: “È bello il nostro paese visto da qui, specie dopo la pioggia, no?”.
Questa frase vuol dire tutto e niente. Ma l’ho sentita dire al cinema.