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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
Libri
Le emozioni letterarie di Lily

8/3/2013 - 7:09





Emma La Spina
Mille volte niente
Cosa voglio ora: mille volte niente
 
8 marzo
 
Oggi sono molto triste. Ho un nodo in gola. Cosa c’è da festeggiare? Le centinaia di donne uccise, stuprate, vessate in tutto il mondo? Ogni nazione ha il suo sguardo cattivo e la sua mano da macellaio verso di oro. In nessun luogo le si rispetta. Non come gli uomini. Si fanno leggi per tutelarle. Ma perché “ancora” dobbiamo avere “leggi” che le tutelino? Perché non “bastano” quelle che ci sono, che valgono per tutti, uomini e donne? Perché il mondo non è pronto, non vuole, che noi donne siamo forti, indipendenti, coraggiose. Come lo devono solo essere gli “uomini”. Ma il pianto per le mie sorelle infelici, depredate, uccise mi dà la forza di vedere, mi rinfranca come dopo un’orribile minaccia, la speranza.
Ce la faremo. I nostri figli e le nostre figlie riscatteranno insieme questo dolore. Se sapremo educare. Speriamo.
Ho deciso quindi di festeggiare anche io, a modo mio, come sempre.
Ho comprato alla Feltrinelli un libro, non un capolavoro,  come il mio preferito “Ovunque tu sia”. Il libro di una persona “semplice”, che esprime la sua sofferenza in maniera immediata, forte, che irrita per la mancanza di sfumature, sfaccettature, differenzazioni.  Ma nella sua vita non c’erano. Il libro è “Il suono di mille silenzi” di Emma La Spina. E’ nata il mio stesso anno. E con un colpo al cuore, questo sì, abbiamo condiviso un piccolo spaccato di vita. Il suo è stato un inferno, il mio solo un episodio di occasionale purgatorio. Emma è cresciuta in un orfanatrofio gestito da “religiose”. La madre l’aveva abbandonata, come tutti i suoi 11 figli. Una poco di buono, senza sentimenti né moralità. Dove e da quale vita aveva imparato questo? Ma per le suore di quel periodo, probabilmente, il confine era netto e deciso il giudizio: tali madri, tali figlie.
E allora bisogna andar giù duro perché la “moralità” unita alle proprie frustrazioni esige questo e molto altro. A me il destino invece ha riservato una scuola confessionale con piccole vessazioni di ordinaria banalità, come farmi camminare scalza perché avevo il vizio di togliermi le scarpe durante la lezione e giocarci con il piede. Piaget era molto lontano (nella conoscenza) di quella suora, che ha scelto questo metodo educativo per insegnarmi le “buone maniere”. Sta di fatto che il piede “esce dalla scarpa” anche oggi. Con grande stupore di mio marito, che ci ride su però.
Ma d’altronde quelli erano i tempi e ho il forte sospetto che lo stesso metodo sarebbe stato usato anche nella scuola statale. Forse.
Comunque, al di là della parentesi un tantino anticlericale, quella di Emma è realmente una storia vera (anche la mia) e di altrettanto reale sopruso. Il suo libro mette in evidenza una cosa terribile: l’abbandono affettivo ed emotivo che c’è ancora peggiore del disagio economi o. Spesso non è neppure legato al fatto di non possedere una famiglia, un marito, dei figli, dei genitori. All’improvviso sei solo. Sola
E’ lo stesso tema che ho trovato in un bellissimo film di qualche anno fa, Respiro, interpretato da una magica Valeria Golino, semplicemente splendida in vestaglia e senza trucco. Una “vera” attrice. In un’isola siciliana, selvaggia e devastata, ma con intatta nell’aria e nel mare l’antica bellezza, una donna vive la condizione di “abbandono”. Nessuno capisce la sua tristezza, la sua voglia di “vita”. Di emozionarsi, di amare un cane, di salire su una barca a vela, di fare un bagno in solitudine e nuda.
E’ da punire. Da mandare per un po’ in manicomio.
Ma qui c’è un uomo che nonostante la sua rudezza la ama, forse in maniera sbagliata, ma c’è amore nel riuscire a “ritrovarla”. Soprattutto c’è un figlio che tesse la rete del “ritrovamento”. La speranza. Un piccolo uomo che “capisce” e domani capirà la vita di una donna.
Io, oggi, l’ho “letto” così questo film. Da un “respiro” all’altro.

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