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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
L'ULTIMO DEI TEMPLARI
Jacques de Molay

18/3/2013 - 14:55



Jacques de Molay, monaco ricordato come ultimo cavaliere dell'Ordine dei Templari, nasce a Molay tra il 1240 e il 1250, probabilmente nel 1243, figlio di Jean de Longwy, nobile burgundo, e della figlia del Re di Rahon. La Molay indicata come luogo di nascita è quella situata nei pressi di Besancon, ma va precisato che si tratta di un designazione geografica convenzionale, visto che sono diverse le località che portano questo nome, e che degli anni d'infanzia di Jacques non esistono notizie sicure.

Egli viene accolto nel 1265 nell'Ordine dei Templari di Beaune, dopo aver preso parte a una cerimonia di iniziazione condotta da Amalric de Ruppe e Ymbert de Peraudo. Nel 1270, invece, lo si trova in Terra Santa (almeno questo riportano gli annali, che lo descrivono in Outremer); quindici anni più tardi, viene nominato Conte di San Giovanni d'Acri, prima di spostarsi, nel 1290, a Cipro: per questo motivo non ha la possibilità di intervenire, l'anno successivo, alla difesa di San Giovanni d'Acri. In quel periodo, Jacques durante un Concilio dell'Ordine esprime la propria delusione a proposito della situazione dell'Ordine, e pertanto propone di adottare alcuni cambiamenti: nel 1294, diventerà il capo dell'organizzazione.

Arrestato dopo la persecuzione contro i Templari e sottoposto a processo, nel 1307 ammette, sotto tortura, la tesi dell'accusa, e viene quindi imprigionato per il resto della sua vita. Mentre la riunione degli Stati Generali sopprime, nel 1308, l'ordine dei Templari, Jacques viene rinchiuso nella torre del Castello di Chinon (questo, almeno, è quello che ipotizza Louis Charbonneau-Lassy, studioso di simbolismo cristiano). Egli tuttavia, poco dopo ritratta le proprie dichiarazioni, e viene pertanto condannato al rogo: un destino che lo associa a Geoffrey de Charney, suo compagno di prigionia.

Il rogo va in scena il 18 marzo del 1314, a Parigi nei pressi di Notre Dame, sull'isola dei giudei della Senna. Prima dell'esecuzione, Jacques invita Papa Clemente V e Filippo il Bello a comparire di fronte al tribunale; egli, inoltre, condanna fino alla tredicesima generazione la casa di Francia.

La tradizione vuole che durante la Rivoluzione Francese l'esecuzione di Luigi XVI, che rappresentò in un certo senso la conclusione della monarchia assoluta, abbia costituito il coronamento della vendetta immaginata dai templari.

Ancora oggi, il luogo dell'esecuzione di Jacques de Molay riporta una piccola lapide a ricordo di quell'evento, situata sulla Ile de la Cité di Parigi, sul lato ovest del Ponte Nuovo.

Nei primi anni Duemila Barbara Frale, una ricercatrice italiana, ha reso nota l'esistenza di un documento, la cosiddetta pergamena di Chinon, in virtù della quale si comprende che Papa Clemente V era intenzionato ad assolvere i templari, incluso Jacques de Molay, revocando la loro scomunica e sospendendo l'ordine invece che sopprimerlo del tutto, in maniera tale da coinvolgerlo in una riforma più profonda.

Molay, in effetti, era accusato di eresia, ma tale imputazione si fondava unicamente sul rituale segreto che doveva essere messo in pratica per entrare nell'ordine: un rituale che prevedeva di sputare sulla croce e rinnegare Cristo. Per il Papa un'azione simile, per quanto deprecabile e indegna, non rappresentava un'eresia. Tuttavia, Filippo il Bello non prestò attenzione alle intenzioni del Pontefice, che teoricamente sarebbe stato l'unico a poter condannare in maniera legittima Jacques de Molay, in quanto monaco. La situazione politica dell'epoca, tuttavia, prevedeva che il re di Francia comandasse il papato (che, non va dimenticato, all'epoca aveva sede ad Avignone), e pertanto egli scelse il tribunale di Parigi, che poteva condizionare come voleva.

Per questo, Jacques de Molay venne torturato e si lasciò scappare una confessione estorta con la violenza: la successiva ritrattazione ebbe luogo perché egli, dopo aver sperato in un aiuto da parte del Pontefice, capì che il Papato aveva abbandonato i templari, e quindi non c'era ulteriore motivo per nascondere la verità.

Con la morte di Molay e degli altri templari (alcuni, tuttavia, vennero assolti dopo essersi dichiarati pentiti o sfuggirono ai roghi), si concluse la storia del più importante ordine monastico-cavalleresco del periodo medievale, che aveva contraddistinto la vita del mondo cristiano e del mondo musulmano per due secoli: da allora iniziò, però, la loro leggenda, con studi e ricerche mirate a scoprire, tra l'altro, i tesori (presunti) che sarebbero stati conservati dalla Militia del Tempio di Salomone.

Attualmente a Jacques de Molay è dedicato l'Ordine di De Molay: si tratta di un'associazione per ragazzi di carattere internazionale fondata sui principi della Massoneria negli Stati Uniti nel 1919; al monaco, inoltre, sono state dedicate anche due canzoni: "The curse of Jacques", dei Grave Digger, e "Non nobis Domine", dei 270bis.

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