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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
Vincenzino detto Enzo

31/3/2013 - 16:10

Vincenzo Jannacci, detto Enzo, forse sorriderà se in questo momento lo salutiamo con il nome Vincenzino, come la sua memorabile Vincenzina davanti alla fabbrica scritta per la colonna sonora del film Romanzo popolare di Monicelli. Sì, sorriderà, perché era fatto così e aveva cantato Ho visto un re: “e sempre allegri bisogna stare / che il nostro piangere fa male al re / fa male al ricco e al cardinale / diventan tristi se noi piangiam”. E poi perché, lo sappiamo tutti, "Vincenzo Jannacci, detto Enzo, è uno dei protagonisti più creativi del mondo musicale e dello spettacolo, un vero e proprio caposcuola della canzone d’autore, del teatro e del cabaret”.

 

Le canzoni di Jannacci hanno fatto da colonna sonora alla nostra vita. Anni '50: il boom scoppia come una bomba e Jannacci ne canta la faccia che non guarda nessuno. Anni ’60: El purtava i scarp del tennis, che racconta la vita di un barbone e Vengo anch’io. No tu no, realizzata insieme a Dario Fo, in cui canta il cinismo di chi vuole emarginare, "Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale..."; era il 1968 e non poteva essere che il '68. Anni ’70: Vincenzina, ritratto intenso di una povera ragazza che entra in fabbrica, e Vivere, la strepitosa cover di una canzone scritta in epoca fascista ("C'è il banjo! c'è il banjo! c'è il banjo!"). Anni ’80: Ci vuole orecchio, E allora… concerto. Anni ’90: esce l’album Guarda la fotografia, che contiene La strana famiglia, cantata con Gaber e La fotografia, portata al Festival di Sanremo nel 1991 col suo stile e senza farsi condizionare troppo dal clima festivaliero.  E poi, fino al 2003, Quelli del calcio… sigla delle edizioni condotte da Fabio Fazio. Nel 2006 esce la raccolta Enzo Jannacci The Best, ultimo doppio album con “i trentacinque brani più significativi della trentennale carriera del cantautore milanese”. 

 

Ma dopo aver riascoltato molte sue canzoni, aver letto gli articoli che i giornali gli dedicano, aver rivisto l’omaggio tributato dagli amici a Che tempo che fa due anni fa, mi sembra che chiamare Vincenzino cantautore sia abbastanza riduttivo. E dopo aver letto il libro di suo figlio Paolo Jannacci, Aspettando al semaforo. L’unica biografia di Enzo Jannacci che racconti qualcosa di vero (Mondadori, 2011) mi pare di non saper condensare nel poco spazio di un articolo giornalistico tutta la genialità, l’umanità, il lavoro e la vita di Vincenzino. 

 

Il primo capitolo del libro si intitola Enzo e all’inizio si legge.

 

“Ci sono molte persone che lo chiamano genio.

Trattasi in realtà di padre.

Enzo è un uomo dalla semplicità disarmante ma con un’intelligenza terribilmente complicata.

La sua grandezza, perché per essere grande è grande, sta nel riassumere il senso della vita in un sorso di gazzosa…

Ma per poterlo capire fino in fondo devi nell’ordine:

1)    Conoscere la topografia di Milano/Rogoredo/Forlanini.

2)    Aver letto Lo straniero di Camus o chiederne il riassunto a Teocoli.

3)    Aver compiuto un corso di sociologia e uno di epistemologia con Beppe Viola.

4)    Conoscere almeno in parte i vangeli o aver letto Il trapianto del trauma di Jules Feiffer.

5)    Aver frequentato corsi di medicina e chirurgia.

6)    Suonare uno strumento almeno come Louis Amstrong.

7)    Aver ben visto la vergogna di chi, nel nostro paese, ha voluto la guerra e spedito la sua gente nei campi di concentramento a morire.

8)    Aver contrastato, almeno per una volta, l’egoismo e aver cercato di essere altruista con chi sta peggio di te. Questo sempre per una volta...

9)    Sapere o almeno capire, cosa vuol dire avere fame.

10) Aver pregato, almeno per una volta.

11) Conoscere il dialetto milanese e le parole segrete della mala.

Tutto questo per capirlo bene”.


Allora, capirete bene, non lo abbiamo capito bene il Vincenzino. Lui che ha avuto una vita così... piena, bella e finita... quando si era accorto di averla appena cominciata la sua vita, forse. Succede sempre così, quasi... Per esempio, combatteva con consapevolezza il suo male e, poco prima di un delicato intervento chirurgico, ha suonato e cantato El purtava i scarp del tennis con gli amici Dario Fo, il chitarrista Franco Cerri e il pianista Enrico Intra alla mostra "Lazzi Sberleffi Dipinti dedicata a Fo, in mezzo a un pubblico festoso.

 

Era fatto così, gli piaceva cantare, non aveva una voce limpida e intonata, si mangiava le parole, poi a un tratto smise e si capiva tutto quello che diceva, quasi... Allora Dario Fo, preoccupato per i suoi spettacoli “perché inspiegabilmente si capisce tutto quello che dice”, spiegò “per tranquillizzare tutti, si tratta sempre di lui, solamente un po’ più lento”.

 

Era fatto così, cantava con intelligenza e col cuore leggero, cantava con tutto il corpo, laringe, diaframma, bronchi, viscere, e la viva voce si disperde in un soffio e tu entri dentro quel soffio, e quella storia cantata è cantata anche per te che vuoi vivere una storia nuova. 

 

“Ringraziatemi da vivo, non da morto, mi da fastidio non poter ricambiare”, questo aveva detto poco tempo fa. Era fatto così, un pensiero buono per gli altri sempre, quasi... Ciao Vincenzino detto Enzo. 

 


   

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2/4/2013 - 12:14

AUTORE:
GIGI

JANNACI , IO SONO DEL 1950,QUINDI
LA SUA CARRIEREA E' STATA LA MIA
ACCOMPAGNATRICE ALLA TV,RADIO E CINEMA,GRANDE RICORDO PER NOI
CHE AVEVAMO IL BIANCO E NERO,
ASPETTAVAMO IL SABATO SERA PER VEDERE QUALCOSA DI BELLINO IN TV.
ERA STATO ANCHE NEL'EKIP DI BARNARD?DISPIACE PER LA SCOMPARSA
SIA DI LUI CHE DI CALIFFANO DUE GRANDI CHE RIMARRANNO NELLA STORIA.........
SALUTI

GIGI

1/4/2013 - 15:32

AUTORE:
Andrea Vento

Mi ricordo quando, a metà degli anni '80, venne per un concerto nell'ambito del Settembre Sangiulianes; il concerto era nelle terme e il palco vicino al bagno di levante. Avevano predisposto una serie di file di seggiole ma erano insufficienti a contenere tutta la folla accorsa. Noi, ragazzi di sangiuliano poco più che ventenni, per vedere da vicino andammo sulle scale delle terme sopra il palco e guardavamo il concerto dalla finestrina. Quando lui uscì sul palco per cantare vide che le prima 5-6 file erano state riservate alla nomenklatura locale e si indispettì molto tant'è che fu molto freddo per tutta la prima parte del concerto e quando rientrò fra le quinte lo sentimmo sfogarsi col resto del gruppo. Noi dalla finestrina ogni tanto gli gridavamo 'vai Enzino' per fargli capire che eravamo dalla sua parte.
Nel secondo tempo uscì un poco più rilassato e ad un certo punto, non ricordo per quale pezzo ma, improvvisamente si fece loquace e disse:' la prossima canzone è dedicata a tutti quelli che sono in fondo, in piedi'.. Si alzò un applauso forte che sembrava non finire mai. Quelli delle prime file non celarono un certo imbarazzo...
Si era fatto beffa dei potenti, come sapeva fare lui....

31/3/2013 - 22:03

AUTORE:
Sandro Marianelli

Eh sì, Iannacci era davvero una persona particolare. Di lui ho tanti ricordi:
una puntata del "Poeta e il contadino" dove lui, Cochi, Renato e Felice Andreasi cantavano in modo stralunato "Cuore matto" di Little Tony; le canzoni che facevo sentire a mio figlio quando era piccino (soprattutto "Bobo Merenda" e "Giovanni telegrafista"); la sua pazzesca interpretazione del protagonista del film di Ferreri "L'udienza" (mi ricordo soprattutto il momento commovente in cui ascolta il disco con la voce di Papa Giovanni); un concerto di qualche anno fa, mi pare a Cascina, dove era accompagnato dal figlio Paolo; mi piaceva il fatto che fossero felici di suonare insieme (ricordo che a un certo punto Iannacci disse al figlio prima di attaccare un pezzo "Ma guarda lì, ho un figlio che non è neanche tossicodipendente!"); insomma era proprio una persona speciale.