Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
MODIFICA CODICE DEL COMMERCIO
Con estrema sorpresa, a mio modo di vedere negativa, scopro oggi che il Consiglio Regionale ha approvato il giorno 26 marzo u.s. la modifica al Codice del Commercio.
Fin qui nulla di male, ma perché sostengo “sorpresa negativa”?
Navigando su internet e precisamente sul sito “STAMP Toscana – the news community in Tuscany”, riscontro un articolo di Confcommercio che da l’ok al nuovo regolamento, precisando direttamente dal proprio direttore Andrea Nardin quanto segue: "Un traguardo importante è l’introduzione del limite massimo di 20.000 mq per la superficie delle grandi strutture di vendita con vincoli di natura merceologica e urbanistica, senza il quale si vedrebbero aperture indiscriminate di strutture di grande distribuzione nella nostra regione, in un mercato per altro già saturo".
Detta così sembrerebbe, in effetti, che la GDO (Grande Distribuzione) ne sia uscita malconcia, ma le cose non stanno affatto in questo modo. Non stanno in questo modo perché nel 2010, se ricordo bene, il limite era di 10.000 mq, mentre oggi sembrerebbe addirittura raddoppiato. Il sembrerebbe è d’obbligo perché non ho potuto vedere e leggere ancora il nuovo regolamento.
Per me alcune domande nascono spontanee. Come è possibile che, proprio in Toscana, regione particolarmente florida di specificità quali paesaggio, prodotti tipici, costumi e tradizioni, si dia così ampio risalto, raddoppiandone la superficie di sviluppo, alla GDO?
Come è possibile che in una regione come la nostra, la Grande Distribuzione non possa essere rallentata se non azzerata, per dare più margine e far decollare realisticamente una economia tutta nostra, fruttuosa, decisamente LOCALE, riducendo i costi di distribuzione, favorendo i piccoli esercenti/produttori, e alimentando quella catena di rapporti diretti tra produttore e consumatore, nonché creando posti di lavoro sicuramente più dignitosi, duraturi e meno sfruttati?
In tutte le fiere, convegni, dibattiti, che riesco a presenziare ed ascoltare, dal basso, in ultimo la Fiera di Primavera di Vecchiano proprio alcuni giorni fa, si percepisce la necessità di un radicale cambiamento della nostra economia: si riuniscono GAS, si formano DES, si concatenano nuovi Mercati Contadini, si vorrebbe dare nuovo sviluppo ad una agricoltura meno invasiva e più tecnologica, diminuire la produzione di rifiuti/imballaggi e poi, la Regione che fa? Raddoppia la superficie della Grande Distribuzione!?
E la raddoppia anche con il consenso, senza colpo-ferire, delle forze politiche di sinistra, quelle più radicali e che hanno sposato senza nessun dubbio, e da sempre, tematiche sensibili come quelle citate sopra. Tutto nasce nel silenzio e si conclude omertosamente e ombrosamente nel silenzio.
E nonostante sia passata una settimana dall’approvazione del nuovo regolamento, non se ne sente parlare: nessun comunicato da parte della Regione, o al massimo una sintesi scussa scussa; nessuna informazione da parte delle forze politiche che hanno approvato il dato della GDO, né a livello regionale, né a livello provinciale e né a livello comunale.
Non servono, come spunto di riflessione, nemmeno i dati ISTAT:
“A dicembre 2012 l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) ha segnato un aumento congiunturale dello 0,2%. Nella media del trimestre ottobre-dicembre 2012 l'indice è diminuito dell'1,6% rispetto al trimestre precedente.
Nel confronto con novembre 2012, le vendite aumentano dello 0,2% sia per i prodotti alimentari sia per quelli non alimentari.
Rispetto a dicembre 2011, l'indice grezzo del totale delle vendite segna una diminuzione del 3,8%, sintesi di flessioni del 2,7% per i prodotti alimentari e del 4,2% per quelli non alimentari.
Le vendite per forma distributiva mostrano, nel confronto con dicembre 2011, una diminuzione sia per la grande distribuzione (-2,0%) sia, di maggiore intensità, per le imprese operanti su piccole superfici (‑5,3%).
Nel complesso del 2012, l'indice grezzo diminuisce del 2,2% rispetto al 2011, come risultato di un calo delle vendite di prodotti alimentari (‑0,8%) e di una flessione più marcata di quelle di prodotti non alimentari (-2,8%)”.
Come si fa a non capire che la mucca è magra e non serve mungere ancora di più?
Come si fa a non capire che in questo Paese non si produce più nulla?
Io, persona di sinistra-progressista a questo punto credo che anche la Toscana, politicamente, si voglia consegnare al M5S o, peggio ancora, a Berlusconi & C.
Voglio riportare di seguito uno stralcio, fatto di premesse, tratte da un Consiglio Comunale di Firenze nella seduta del 9 febbraio 1998, mozione n.77 approvata e denominata - Evoluzione del sistema distributivo e sviluppo della grande distribuzione commerciale - :
“Premesso che le grandi strutture di vendita e gli ipermercati si configurano spesso come "zone commerciali" avulse dal resto del tessuto urbano e che un'adeguata politica di pianificazione urbanistica dovrebbe invece favorire l'inserimento delle strutture commerciali nel tessuto delle città in modo da arricchire la vivibilità;
Considerato altresì che uno degli effetti negativi, legati allo sviluppo e al consolidamento di un modello urbano fondato sui quartieri dormitorio e le strutture della grande distribuzione, è la desertificazione del tessuto urbano e il peggioramento delle condizioni di vita soprattutto per le fasce più deboli della società;
Tenuto conto che in Italia nel 1993, per la prima volta dal dopoguerra, i consumi sono diminuiti in termini reali e che la lieve ripresa registrata negli anni '94 e '95 è stata, comunque, ben lontana dai valori registrati nella seconda metà degli anni '80;
Rilevato come la recessione dei consumi abbia prodotto drammatici effetti che hanno determinato nell'ultimo triennio la chiusura in tutto il paese di circa 140.000 esercizi commerciali di cui ben 52.000 nel solo 1995 con conseguente caduta occupazionale stimabile, secondo i dati delle associazioni di categoria, in 10.000 unità lavorative;
Considerato, inoltre, che nel 1995 si è ulteriormente accentuata la costante tendenza (dai 1.400 supermercati del 1980 siamo passati ai 5.000 del 1994) all'aumento della grande distribuzione che si è manifestato con i seguenti incrementi rispetto al 1994:
- 600 supermercati in più con un aumento della superficie di vendita di 500.000 metri quadri;
- 21 grandi magazzini in più con un aumento della superficie di vendita di 80.000 metri quadri;
- 15 ipermercati in più con 20.000 metri quadri aggiuntivi;
Vista l'indagine realizzata a livello regionale dall'Unioncamere che ha evidenziato che in Toscana nei primi sei mesi del 1996 più di 2.300 negozi al dettaglio hanno cessato l'attività mentre le nuove imprese sono state soltanto 1.500, facendo così registrare un saldo negativo di oltre 800 negozi;
Considerato che la crisi del commercio al dettaglio risulta particolarmente grave nella Provincia di Firenze dove nei primi sei mesi dello scorso anno, a fronte di 326 nuove imprese, hanno cessato l'attività 583 negozi, segnando un saldo negativo di 257 imprese;
Preso atto che la crisi delle piccole attività commerciali finisce per avere conseguenze negative anche sull'indotto delle attività artigianali ad esse legate che costituiscono una delle peculiarità più significative del tessuto economico fiorentino;
Tenuto conto che lo sviluppo triennale della grande distribuzione in Italia ha un trend tra i più alti in Europa e che in alcune aree del paese la grande distribuzione alimentare già oggi assorbe quote superiori al 50%;
Considerato altresì che alcuni paesi europei, fra cui la Francia e Gran Bretagna, hanno recentemente approvato leggi tendenti a garantire un equilibrio tra grandi e piccole attività commerciali; …”
A distanza di 15 anni siamo ancora allo stesso punto. Nulla è cambiato. Peggiorato, si. Migliaia di imprese/esercizi a conduzione famigliare, chiudono.
La politica come un ruminante che mastica e mastica, non riesce a digerire, a cambiare pagina; anzi, quel poco di sbagliato che digerisce, lo riprende e continua a rimasticarlo di nuovo, con apatia.
Quando il territorio, la comunità, il ben vivere, sarà messo al centro del dibattito politico, quando avremo la capacità di immaginarci il nostro territorio tra 10, 20 anni, e solo allora interrogarci sulle singole tematiche, allora quello sarà un bel giorno.
Consapevole di aver contribuito solo ad uno sfogo, che si somma ad altri migliaia di sfoghi (basta avere la sensibilità di ascoltare), lascio agli illuminati il dibattito.
Oggi posso concludere solo con una battuta amara: “Ehi, ragassi, siam mica qui a fare le rotonde a Ikea, èh!?”
… e invece si.
Grazie, Presidente Rossi.
Simone Cioli
simone.cioli@gmail.com