Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Lo scatto felino di Gatto
Quello della foto è uno dei miei tre gatti (una gatta, anzi). Trattasi di omaggio al gattesco Gatto, che nel bene e nel male (più nel bene, ovviamente) ha spinto il Pisa verso la terza vittoria pagliaresca di seguito. Ci si sperava, ma si era sempre timorosi che la bestia nerissima Viareggio potesse spengere anzi tempo le nostre speranze di quella roba lì, che non si dice ma appunto si pensa.
Comunque c’era un bel sole, qualche spettatore in più (una cosa giusta) e un bel tifo della curva Nord. Ma in effetti il primo tempo non sembrò all’altezza; pur avendo spesso il controllo della palla, non si crearono più di un paio di occasioni, ma una clamorosa, appunto col solito Gatto che solo davanti al portiere la ciccò alla grande. Scappini combinava poco e del resto riceveva palloni poco allettanti. Nel frattempo il temutissimo Giovinchino ci creò qualche problema perché sgusciava come un’anguilla; diciamo la verità, è forte, però è anche uno che si butta parecchio in terra (fu anche ammonito per simulazione); in ogni caso nel secondo tempo fu controllato molto meglio dalla nostra difesa (che nel complesso non giocò male).
Nell’intervallo si discusse sul momento in cui l’arbitro ci avrebbe dato il solito rigore per vincere anche oggi, ma non ci fu bisogno di penalty, perché il Pisa apparve subito più aggressivo; dopo un paio di buone occasioni buttate via, ecco un bel lancio di Scappini per il lanciatissimo Gatto, che questa volta fece secco il portiere. Ad alcuni sembrò che il goal fosse viziato da fuorigioco, ma -come si dice in questi casi- chi se ne frega. Di lì a poco l’arbitro espulse uno di loro per un fallo insensato e negli ultimi venti minuti il Viareggio apparve ormai spento. Anzi, si buttarono via almeno altre due o tre palle goal, tra cui un bel colpo di tacco al volo di Scappini (che per la verità poco prima aveva anche segnato, ma fu fischiato un fuorigioco che apparve a tutti dubbio assai).
E così, ridendo e scherzando, saremmo quinti(uso il condizionale come a volte fanno i miei alunni nei compiti di storia: “Elisabetta seconda sarebbe la regina d’Inghilterra nel ‘500”, oppure “Berlino sarebbe la capitale della Germania”), cioè (oggi) dentro i playoff. E’ inutile ormai fare calcoli, si va avanti e si vedrà; dopo la sosta tra quindici giorni andremo a Prato, dove ci aspetta una partitaccia (e senza i grandi vecchi Minga e Fava). E poi arriverà il Benevento, e allora, caro Cervetto, se non verrai nemmeno ad assistere all’ultimo decisivo cimento casalingo, “peste ti colga”.