Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Giulio ha poco più di cinquant’anni, mi fa visitare il suo agriturismo dove vive con la madre, nel pieno della campagna, dove si allunga l’ombra della sera. Si ferma e senza pensarci dice: quella è la casa dove si è impiccato mio fratello. Subito dopo il mio sguardo turbato precisa: si è sposato, ci viveva con sua moglie, ora si è trasferito a qualche chilometro da qui.
Giulio ci pensa un poco e dice: ho fatto il più grande sbaglio della mia vita. Stavo con una ragazza di vent’anni più giovane di me, Elena, una rumena che faceva la badante qua vicino. Bevemmo un bicchierino del liquore che avevo fatto con una vecchia ricetta di mia zia, che ora purtroppo non c’è più. Mia zia mi aveva giurato che faceva effetto sulle donne, basta un bicchierino, è buonissimo, vuoi favorire?
Eravamo sulla spiaggia giallognola, sì certo, in questa macchia mediterranea dove c’era l’etrusco. Arrivammo al punto in cui la bocca del fiume si apre al mare, a pochi metri dalle baracche dei pescatori. Camminammo un po’ sulla rena in cerca di legni trasportati dal fiume. Arrivammo alla capanna di cannella costruita da mio padre vicino alle dune. Ho passato i giorni più belli della mia vita in quella capanna tra il mare e la pineta. Per due anni siamo andati sempre in quella baracca di cannella sulla spiaggia fatta da mio padre con i pali legati, il tetto, una tavola e una panca dentro. Arrivavamo carichi di legni per rinforzare la nostra capanna.
Mangiammo dei biscotti all’anice che avevo nel panierino, bevemmo un paio di bicchierini del liquore di mia zia e la ragazza rise. È buonissimo, vediamo se fa effetto, bevi bevi… Se vuoi ti do la ricetta: un litro di vino, cento foglie di visciole colte dopo che le visciole erano belle mature e le ho messe a macerare col vino per dieci giorni, l’ho fatto bollire per due minuti, poi va filtrato, ho aggiunto un po’ di zucchero e un po’di alcol, ho girato tutto e miscelato e ora vediamo se fa effetto davvero. Giulio rise: bevi bevi. Mi chiedeva che la amassi. E io la prendevo sulla spiaggia giallognola, nella capanna, sulla tavola, sulla panca.
Una notte, in questa casa a piano terra, vedi? ho passato la notte più bella della mia vita. In questa camera rustica lei vestiva una maglietta nera e aveva le gambe nude, sembrava una contadina uscita da un film in bianco e nero, bevemmo un bicchierino del solito liquore. La guardai e anche lei mi guardò. Mi disse: io sono giovane, ma voglio un figlio. Disse figlio o figlia in rumeno, băiat o fiică. Io la fissai e le feci un sorrisino stupido. Mi sedetti sul letto e aspettai. Il letto aveva una spalliera di ferro battuto con dei pomelli di ottone. Vieni qui, la supplicai.
Si avvicinò al letto e disse: tu lo vuoi un figlio? Poi disse matrimonio, sempre in rumeno: nuntă. Macché nuntă e nuntă, pensai. Mi sentivo tutto in subbuglio, non avevo bisogno del liquore di mia zia, feci cenno di sì con la testa e mi trovai fra le sue braccia. Eravamo nudi, lei era sopra di me e si agganciò a un pomello d’ottone del letto. Io avrei voluto un figlio da lei, ma solo ora penso che è colpa mia. Quella notte d’estate c’era una luna velata di rosso, mi divincolai di sotto, la girai con forza e sganciai la sua presa dal pomello di ottone, le afferrai le mani e la presi sdraiato sopra di lei. Quando tutto fu più intenso, mi alzai di scatto e uscii fuori a guardare la notte, come se aspettassi qualcosa che non arrivava.
Questo è successo sette o otto mesi fa. Ah, la ragazza dopo quella notte se ne andò e non l’ho più rivista. È tornata tra le montagne della Romania. So che vive con il suo figliolo rumeno, che suo padre la trattava male da bambina e che si chiama Elena, non so altro di lei. Non sono mai stato un casanova, ho fatto l’errore più grave della mia vita e ora lo riconosco.
Si fa buio nella fattoria, si sentono i profumi della primavera ma fa fresco la sera e c’è silenzio. Ma ecco che arrivano due persone. Giulio salta di palo in frasca: buonasera, facevamo due chiacchiere di politica. E saluta con una piccola piega sul suo sorrisino. È rimasto fermo a sette o otto mesi fa.
Post scriptum
Devo questa storia alle confidenze, che però ho modificato, di un uomo sconosciuto incontrato per caso qualche giorno fa. E a due legni trasportati dal Serchio che Carlo Delli ha messo in mostra, dal 7 al 22 maggio, nella Galleria d’Arte Contemporanea Ostrakon di Milano (vedi le immagini prima del testo), quattro opere della serie "Nell’ora che mi riconosci", fotosculture “create per questa occasione, realizzate con vetro, fotografia, legno e resina" che hanno preso in prestito il titolo Shop_ Les jeux d’amour.