Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Alé!
Ragazzi, siamo commossi e parecchio! Andò tutto come doveva andare: l’Arena quasi come ai bei tempi, le bandiere e il tifo della Curva Nord, il sole che splende nonostante le fosche previsioni del tempo, una partita sofferta e tesa. Ma soprattutto una squadra gagliarda e da battaglia, con un allenatore valoroso e impavido. Sono onesto (ma quanti altri dovrebbero esserlo?): cinque partite fa non ci avrei giocato un centesimo, comunque è bello ammettere di essersi sbagliati quando la sorpresa è questo quinto posto.
Si vide subito fin dalle prime battute che il Pisa era in palla: la difesa pareva ben sistemata e il nostro attacco, soprattutto per merito del solito sgusciante Gatto, metteva in difficoltà il Benevento. Poi all’improvviso Mingazzini perse sciaguratamente la testa e si avventò contro un avversario (che per altro aveva appena rotto il naso al buon Buscè): si sperò nell’inettitudine del guardalinee sotto la tribuna scoperta, che a 3 metri dal fattaccio non alzò bandiera, ma intervenne il collega (che si trovava a 60 metri!) e sanzionò il rosso (purtroppo giusto) al nostro. In 10 contro 11 però, come a volte succede, la nostra squadra non si lasciò intimorire: e su un calcio d’angolo lo schema pescò al limite dell’area Sabato (gran partita la sua!), che lasciò partire una bombarda che neanche Van Basten ai suoi tempi. Goal! Entusiasmo, adrenalina, speranze, chi non salta livornese è, e tutto il resto. La tensione aumentò ancora e avrebbe potuto degenerare quando, dopo un fallaccio di un nostro avversario, un bicchiere di carta (forse non del tutto vuoto) lanciato da sconsiderata mano tifosa sfiorò il loro terzino sinistro, il quale –con notevole prontezza- si gettò clamorosamente a terra, simulando chissà cosa; al solito il guardalinee, che era a due metri e mezzo, rimase tranquillamente a farsi gli affari suoi. Roba da pazzi! Poi con l’uomo in meno si cominciò a soffrire non poco, ma loro non la misero dentro (e in questo gioco bisogna farlo). Quando ormai si sperava di arrivare all’intervallo sull’1 a 0, su una bella punizione di Favasuli spuntò dal nulla il prode Scappini che la mise dentro! 2 a 0!
Nel secondo tempo innalzammo la nostra rocciosa e possente barricata, e dopo qualche minuto l’imprendibile Gatto fu steso al limite dell’area dal loro portiere, che si beccò il rosso. Poi Pagliari tolse prudentemente Scappini, e il nostro attacco rimase un Gattattacco (ma il fantasista continuò da solo a rompere le scatole a tutto il loro reparto difensivo). Il Benevento si scagliò contro il nostro quadrilatero difensivo, che resse all’urto: il buon Sepe procurò brividi per certe sue uscite non proprio impeccabili, ma si riscattò con due paratissime sulla linea. Insomma la vittoria fu limpida e gli avversari (a proposito: un saluto agli amici D’Anna e Signorini) non hanno da recriminare su alcunché.
Quando l’arbitro fischiò il finis si scatenò inarrestabile l’entusiasmo: cori, salti, commozione (anzi Kommozione), le prime programmazioni di possibili viaggi a Perugia (io ho già chi mi ci porta!) e soprattutto l’imbarazzo tra la convinzione di aver già fatto tantissimo e la speranza di un sogno ancora più irraggiungibile. Oggi è il 5 maggio, e ci vorrebbero i versi di Manzoni; ma qui non scelgo la solita ode a Napoleone, bensì, dedicato all’amico Cervetto, un brano da “Marzo 1821”:
Oh giornate del nostro riscatto!
Oh dolente per sempre colui
che da lunge, dal labbro d’altrui,
come un uomo straniero, le udrà!
Che a’ suoi figli narrandole un giorno,
dovrà dir sospirando: "io non c’era";
che la santa vittrice bandiera
salutata quel dì non avrà.