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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

. . . uno sul web, ora, che vaneggia che la sua .....
. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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. . . la merda dello stallatico più la giri più puzza. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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di Fabrizio Barca

Risposta a Giuseppe (Pippo) Civati

22/5/2013 - 8:38

Il mio Pd, un'organizzazione flessibile dei cittadini

Pippo Civati nel reagire al mio documento centra la questione.

Un partito che sia strumento dei cittadini e della società (non l'altra faccia dello Stato) deve saper fare due cose assieme: usare l'energia e l'intelligenza dei militanti e essere aperto agli "altri" (ospitarli, attrarli) - anche e soprattutto alle associazioni che io definisco "caparbiamente indipendenti".
Per farlo ci vuole un'organizzazione moderna.

Né l'apparato antico dei partiti di massa - simile all'organizzazione della fabbrica fordista (come ci ricorda Revelli) - né il partito che si mobilita solo ogni cinque anni per le primarie - copia deforme dei partiti statunitensi - né quello strano mix delle due cose che è oggi il PD, fatto di strati non comunicanti e di primarie con auto-cooptazione.

Bisogna disegnare con profondità e innovazione un'organizzazione flessibile che assicuri la selezione continua - non episodica - di classe dirigente sulla base della capacità di organizzare e di muovere i sentimenti, che separi il segretario (degli associati) dal candidato premier (di tutti) graduando la partecipazione degli "altri" alla scelta, che attragga questi "altri" nei propri luoghi (circoli, prima di tutto, comitati, forum) perché lì ci si confronta davvero e da lì si possono influenzare le politiche e le scelte.

Un'organizzazione che rispetto a oggi capovolga la piramide decisionale - come scrive Civati.
Per disegnare questa forma-partito occorre, senza rancori o rivendicazioni di primogenitura, trarre lezioni dalle vicende avvenute, errori, frenate improvvide.

Ci vuole mestiere. Tempo. Approccio sperimentale, che confronti diverse vicende territoriali. E bisogna prima di tutto essere d'accordo su cosa serva per un buon governo, quello che manca all'Italia.

Infatti, il partito palestra che impegna i militanti ed è aperto agli altri è indispensabile per un governo moderno e sperimentalista.

Ma se qualcuno inseguisse ancora il modello del governo minimalista-liberista fondato sull'assunto che tecnocrati pubblici e privati sanno cosa fare e come governare, allora un partito palestra sarebbe tempo perso. O peggio sarebbe una copertura per illudere i cittadini che tecnocrazia e democrazia sono ricomposte.

Per questa ragione il confronto che si sta aprendo nel partito deve procedere assieme a quello sul buon governo. Altrimenti l'esito sarà fragile e velleitario.


(Ma intanto che si pensa e ricostruisce, il paziente - l'Italia - e il presunto medico - il partito - muoiono - si potrebbe obiettare. No, questo è il ricatto eterno dell'emergenza.

E' evidente che, intanto, il presidio delle pressanti, gravi esigenze immediate del paese va realizzato con le forze e l'organizzazione e il compromesso politico che esistono. Cominciando dal restituire ai cittadini il potere di esprimere nel voto le proprie "preferenze" e da interventi sulla giustizia sociale e sul lavoro. Ma non lasciamo che l'eccezionalità freni il confronto pubblico aperto, acceso e profondo di cui abbiamo bisogno perché dall'eccezionalità si possa davvero uscire)


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