Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Alessandro Ceci
Sono ormai molti anni che vado sostenendo, con parole ed opere (https://sites.google.com/a/alessandroceci.eu/alessnadro-ceci/) , che la crisi tanto sbandierata, percepita come fenomeno provvisorio e comunque definito nello spazio e nel tempo, non esiste.
Sono ormai anni che sostengo che si tratta soltanto di una disfunzione della percezione, che ci fa agire in modo inadeguato e sposta, giorno dopo giorno, la conclusione della fase depressiva. Non c'è la crisi. I sistemi sociali tutti, e quelli occidentali in primis, sono all'interno di un vortice violento.
Non si tratta nemmeno di una trasformazione o di una transizione. Si tratta di una vera e propria mutazione, l'avvento di una cosmogonia sociale estremamente accelerata, che non da il tempo di riorientare la nostra visione del mondo e ci induce a decisioni inevitabilmente sbagliate. Noi guardiamo le cose che ci sono e non quelle che ci saranno. Perfino questo computer da cui sto scrivendo, adesso stesso, è obsoleto e il mondo pensa a comunicare interiorizzando la fisicità degli oggetti. I nostri governi, i nostri dirigenti politici, noi stessi, saremo condannati a un fallimento irreversibile se non usciremo dal paradigma della crisi e non entreremo nel paradigma della mutazione. Nella storia della umanità ci sono state solo 4 grandi mutazioni: la prima è simboleggiata dalla relazione cognitiva e la competenza alla sopravvivenza degli organismi fisici e comunitari (ontopower); la seconda dall'avvento del potere verticale delle grandi organizzazioni statali a cominciare dall'antico Egitto fino al periodo delle grandi rivoluzioni (egopower); la terza dalle grandi rivoluzioni, americana, francese, industriale e, se volete, comunista, la rivoluzione industriale e l'avvento del welfare state (biopower); la quarta che stiamo vivendo, dalla caduta del muro di Berlino a noi, l'avvento travolgente della società della comunicazione (epipower).
Senza entrare nel dettaglio, resta il fatto che, se non capiremo che non siamo in crisi ma in mutazione sociale; e che inseguire i problemi urgenti, per quanto dolorosi, non assicura una soluzione, anzi rischia di farci disperdere energie totali a tappare falle che si moltiplicheranno; se non capiremo che dobbiamo gestire il cambiamento riformando i fattori morfologici (quelli che danno una forma al sistema sociale) per superare definitivamente le urgenze che una società che cambia inevitabilmente mostra; se non capiremo questo per primo, ogni governo, ogni amministrazione è relegata al trauma quotidiano di vani sforzi senza alcuna soluzione apprezzabile. Rincorrere l'urgente è inutile.
Bisogna governare l'emergente.