Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Finalisti! Un bombardamento di emozioni!
Una partita così è irraccontabile, inenarrabile, inesprimibile. Una partita pazzesca, inaudita, incredibile. L’abbiamo vista a casa mia, c’erano l’ingegner Fusarpoli, il collega Daniele e l’amico Enzo; beati invece i prodi che coraggiosi migrarono alla volta di Perugia. Personalmente ero un po’ stanchino (come direbbe Forrest Gump) perché venerdì feci nottata in quel di Padova per assistere al concerto di Bruce Springsteen, che fu, come al solito e come direbbe qualche mio alunno, “troppo ganzo”; c’era un sacco di gente, diciamo il doppio che allo stadio di Perugia. Purtroppo la diretta televisiva era sulla Rai: altro che Orsini & Orsini, ci toccò sopportare gli insopportabili esperti del cavolo (in particolare una certa Katia un po’ pallosina), con le loro fumoserie e banalità. Ma è giusto, questa è la pena inflitta a chi appunto non ebbe il coraggio di partire per l’Umbria.
Nonostante tutti i foschi presagi (pare che l’arbitro non fosse gradito, gli scommettitori che scommettevano contro di noi, ecc.), dopo un minuto su una sesquipedale sciocchezza di un loro difensore Rizzo la mise dentro. Poi un quarto d’ora da brivido, con due chiare occasioni per il Perugia, ma nell’ultima mezz’ora li abbiamo imbrigliati bene, e non è che abbiano fatto sfracelli; sul finale loro hanno chiesto un rigore, ma anche Katia ha detto che non c’era.
Poi si passa un intervallo di speranze, ma senza dircelo apertamente. Si riparte e via con un assedio da brivido del Perugia per una decina di minuti; ci diciamo che così non si può andare avanti, e invece si va avanti e non succede nulla, il bunker resiste impavido. Anzi il nostro portiere irride gli avversari, perché guarda sempre i tiri nemici finire fuori di poco, senza agitarsi troppo (sì, però che brividi!). Le speranze crescono (sempre silenziose), anche se esce Gatto. Poi Perez potrebbe mettere finalmente fine alla sofferenza, ma spara addosso al portiere. Nel frattempo era entrato Tulli, che –invece di riscattare le sue ultime prestazioni non proprio esemplari- si fa buttare fuori per due (dicansi due) simulazioni nel giro di tre minuti. Partono da parte nostra insulti irripetibili. Siamo in dieci e bisogna resistere nella bolgia finale. A questo punto le emozioni sono davvero difficili da raccontare. Il Perugia attacca in massa e prima prende un palo, poi finisce col pareggiare. Il dramma sta per compiersi, e infatti si compie: due minuti dopo risegnano loro e il sogno sembra svanito, e invece no! Nel casino generale ecco spuntare Ciccio che di destro (di destro!) gliela mette sotto il sette: si salta tutti dalle sedie come pazzi! Ma mancano ancora cinque minuti, che diventano il doppio perché si rompe una bandierina del calcio d’angolo (ma del resto loro ce ne avevano rotta una a Pisa!): non si capisce più nulla, ma quanti minuti mancano, maledizione? Nessuno lo sa e la partita va avanti ancora un sacco di tempo, finché al 56° -o qualcosa del genere- l’arbitro fischia, FISCHIA! E’ finita! Che partita, ragazzi! Vado a prendere una bottiglia di Muller Thurgau (chissà perché erà lì in frigorifero…) e libiamo nei lieti calici. Grandissimo Pisa!