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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
Resti umani

9/6/2013 - 9:58

Non mostriamo le fotografie del corpo martoriato di Stefano Cucchi, ma un’incisione di Vero Pellegrini dalla quale abbiamo preso il titolo per questo articolo.
 
Si chiamava Stefano Cucchi, era un giovane geometra. Aveva a che fare con la droga, ma intanto viveva con sua madre, suo padre e sua sorella, sorrideva e lavorava. Fu arrestato la notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 al Parco degli acquedotti di Roma per possesso di droga. Dopo una settimana, il 22 ottobre, la morte lo trovò all’Ospedale intitolato a quel gran Presidente e detenuto che si chiama Sandro Pertini, dopo essere passato per gli ambulatori del Tribunale del carcere di Regina Coeli e dell’Ospedale Fatebenefratelli senza poter essere visitato dai familiari né dai legali.
 
I genitori lo salutarono per l’ultima volta in piedi, integro e in buona salute. Lo rividero steso su un tavolo di marmo col volto tumefatto, un occhio rientrato, la mascella fratturata, e la dentatura rovinata. Nell’atto di morte è scritto: “Presenta ecchimosi sacro coccigea, tumefazione del volto bilateralmente periorbitaria, algie alla deambulazione e arti inferiori…”. Tra lo Stefano Cucchi ridotto in queste condizioni fisiche e quello sano è passata solo una notte in una caserma dei carabinieri. Il Ministro Angelino Alfano parlò di “caduta accidentale dalle scale”, tipica causa con cui si giustificano i segni di botte nei luoghi di privazione della libertà.
 
Il processo di primo grado si è concluso con l’assoluzione degli agenti penitenziari, degli infermieri e con la condanna dei medici. Stefano ha subito il suo calvario dagli organi dai quali ci aspettiamo sicurezza e tutela: carabinieri, polizia penitenziaria, direttori di carcere e ora giudici. La famiglia di Stefano Cucchi chiede verità e giustizia, per questo acconsentì alla pubblicazione delle foto scattate dall’agenzia funebre. La famiglia di Stefano Cucchi ha accolto in lacrime la sentenza e la sorella Ilaria ha detto: “Giustizia ingiusta, ma non mi arrendo”. Mentre i familiari degli assolti hanno alzato con tracotanza il dito medio verso la famiglia Cucchi.
 
Chi scrive voleva parlare di arte e di una mostra importante di un prestigioso artista sangiulianese che, tra il ‘43 e il ’44, fu detenuto alle Murate di Firenze, perché disertore e renitente alla leva, geometra pure lui e professore di liceo. Ma ha rivisto le fotografie di Stefano Cucchi, se si ha la forza di riguardarle si prova orrore e sdegno per quella settimana di passione.
 
Imprigionato e Resti umani sono due opere strazianti di Vero Pellegrini degli anni Ottanta. Una figura contorta di ferro e cemento e un corpo senza vita disteso. Senza rendercene conto, davanti a queste incisioni, ci si chiede: Chi è quel prigioniero? Di chi è quel corpo straziato? Dice Vero: “Nonostante la mia età non riesco a rassegnarmi al dolore e allo squallore, ed è per questo che spesso dipingo volti umani, sebbene sfigurati”. L’arte si ferma qui, offuscata dalla durezza del reale, ma non rassegnata.

 

E subito riprende il suo lavoro col libro sincero di Ilaria Cucchi Vorrei dirti che non eri solo. Storia di Stefano mio fratello. Ai familiari di Stefano Cucchi, anche se non ci leggeranno, vorremmo dire che continueremo a seguire, con la stessa forza e perseveranza di Vero Pellegrini, questa loro vicenda, che riguarda molto anche noi cittadini che guardiamo lo Stato italiano con rispetto e fiducia. 

 

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13/6/2013 - 13:53

AUTORE:
odc

Caro autore anonimo che scrivi in uno splendido vernacolo qui non ci sono eroi, anzi. Stiamo ai dati oggettivi. Stefano Cucchi è stato oggetto di un vero e autentico pestaggio quando invece doveva essere sotto massima tutela da parte dello Stato, e per una settimana è stato sottratto a qualsiasi contatto con familiari, amici e avvocati. Quando un cittadino è in carcere ha diritto a più tutela da parte delle istituzioni, invece i poveri cristi ci lasciano la pelle, ora e ai tempi di Gesù. Quanto ai partigiani e ai repubblichini mi pare che tu sbagli paragone nel senso che non c'entra con la vicenda di Stefano Cucchi. In ogni caso credo che non sono certo da mettere sullo stesso piano di valori da vivi, i valori dei partigiani sono gli stessi miei valori e li onoro, sono i valori della nostra Repubblica ai morti va tutto il mio rispetto. Dunque, repubblichini e partigiani non sono gli stessi eroi... Ma qui si vuole solo sfidare il senso comune che dice: se una persona è in carcere perde il diritto ad essere tutelato. E no: una persona, qualunque essa sia, deve essere tutelata da uno Stato democratico.

12/6/2013 - 20:33

AUTORE:
...........

...lassamo sta e paragoni cor rNazzareno vai è mellio! nzenò cosa gni si deve raccontà a fillioli; che cristo gliè morto dar rsonno x davvero? gnamo giù!
Il Principe De Curtis disse che la morte pareggia e...allora?
Repubbrini di Salò e Partigiani Italiani gliènno medesimi eroi!?

12/6/2013 - 19:27

AUTORE:
odc

Ricevo dalla mailing list dell’Associazione Chiodofisso questo bel commento di Erri De Luca che trascrivo integralmente.

Cucchi, ingiustizia è fatta!

Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù, figlio di Giuseppe, è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l’aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita.

I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.

12/6/2013 - 15:07

AUTORE:
ric

Allora cosa fu, un suicido assistito?

Ragazzi, non va bene per niente... però proviamo a racontarla come andò...

11/6/2013 - 22:33

AUTORE:
CHOCKFAST

"integro e in buona salute"???

ragazzi, va bene tutto: però non ce la raccontiamo eh

10/6/2013 - 14:54

AUTORE:
sonia

Il dolore della morte di un figlio è sempre inconsolabile, specialmente per una mamma, se poi ci si aggiunge la ferocia allora diventa insopportabile.
Ma se a tutto questo ci si somma l'omertà allora sì che diventa assolutamente insostenibile.
Che la storia dell'umanità proceda imperterrita tra misteri intrighi complotti ipocrisie insidie e falsità...lo trovo irragionevole oltre che ingiusto.

9/6/2013 - 23:43

AUTORE:
maria avanzini

Partecipo con ammirazione al coraggio, alla forza e alla dignità di una famiglia che non si arrende di fronte ad una sentenza assurda e ingiusta, e sento crescere in me un profondo senso di disgusto e di rabbia per la brutalità impunita di uno stato che ha stroncato una giovane vita.