Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Non mostriamo le fotografie del corpo martoriato di Stefano Cucchi, ma un’incisione di Vero Pellegrini dalla quale abbiamo preso il titolo per questo articolo.
Si chiamava Stefano Cucchi, era un giovane geometra. Aveva a che fare con la droga, ma intanto viveva con sua madre, suo padre e sua sorella, sorrideva e lavorava. Fu arrestato la notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 al Parco degli acquedotti di Roma per possesso di droga. Dopo una settimana, il 22 ottobre, la morte lo trovò all’Ospedale intitolato a quel gran Presidente e detenuto che si chiama Sandro Pertini, dopo essere passato per gli ambulatori del Tribunale del carcere di Regina Coeli e dell’Ospedale Fatebenefratelli senza poter essere visitato dai familiari né dai legali.
I genitori lo salutarono per l’ultima volta in piedi, integro e in buona salute. Lo rividero steso su un tavolo di marmo col volto tumefatto, un occhio rientrato, la mascella fratturata, e la dentatura rovinata. Nell’atto di morte è scritto: “Presenta ecchimosi sacro coccigea, tumefazione del volto bilateralmente periorbitaria, algie alla deambulazione e arti inferiori…”. Tra lo Stefano Cucchi ridotto in queste condizioni fisiche e quello sano è passata solo una notte in una caserma dei carabinieri. Il Ministro Angelino Alfano parlò di “caduta accidentale dalle scale”, tipica causa con cui si giustificano i segni di botte nei luoghi di privazione della libertà.
Il processo di primo grado si è concluso con l’assoluzione degli agenti penitenziari, degli infermieri e con la condanna dei medici. Stefano ha subito il suo calvario dagli organi dai quali ci aspettiamo sicurezza e tutela: carabinieri, polizia penitenziaria, direttori di carcere e ora giudici. La famiglia di Stefano Cucchi chiede verità e giustizia, per questo acconsentì alla pubblicazione delle foto scattate dall’agenzia funebre. La famiglia di Stefano Cucchi ha accolto in lacrime la sentenza e la sorella Ilaria ha detto: “Giustizia ingiusta, ma non mi arrendo”. Mentre i familiari degli assolti hanno alzato con tracotanza il dito medio verso la famiglia Cucchi.
Chi scrive voleva parlare di arte e di una mostra importante di un prestigioso artista sangiulianese che, tra il ‘43 e il ’44, fu detenuto alle Murate di Firenze, perché disertore e renitente alla leva, geometra pure lui e professore di liceo. Ma ha rivisto le fotografie di Stefano Cucchi, se si ha la forza di riguardarle si prova orrore e sdegno per quella settimana di passione.
Imprigionato e Resti umani sono due opere strazianti di Vero Pellegrini degli anni Ottanta. Una figura contorta di ferro e cemento e un corpo senza vita disteso. Senza rendercene conto, davanti a queste incisioni, ci si chiede: Chi è quel prigioniero? Di chi è quel corpo straziato? Dice Vero: “Nonostante la mia età non riesco a rassegnarmi al dolore e allo squallore, ed è per questo che spesso dipingo volti umani, sebbene sfigurati”. L’arte si ferma qui, offuscata dalla durezza del reale, ma non rassegnata.
E subito riprende il suo lavoro col libro sincero di Ilaria Cucchi Vorrei dirti che non eri solo. Storia di Stefano mio fratello. Ai familiari di Stefano Cucchi, anche se non ci leggeranno, vorremmo dire che continueremo a seguire, con la stessa forza e perseveranza di Vero Pellegrini, questa loro vicenda, che riguarda molto anche noi cittadini che guardiamo lo Stato italiano con rispetto e fiducia.