In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario.
LA SERATA INDIANA AL TEATRO DEL POPOLO
Il primo effetto dopo la bella serata dedicata all'India e al viaggio è stato il mio ringraziamento a chi la serata l'ha pensata e organizzata.
E poi, a ripensarci, a ricordare le parole di Roberto Evangelisti, quelle di Ovidio Della Croce e di Giancarlo Lunardi, le domande o i commenti degli amici dalla platea e di chi mi conosce da anni, e ancora a leggere i post-commenti di Ovidio e Giancarlo Pardini sulla Voce del Serchio, sorridere di fronte alla descrizione delle fotografie che "tornano" a casa del fotografo a serata conclusa, ai ringraziamenti sento di aggiungere quella sensazione che ho provato nei giorni successivi e che si chiama "benessere".
Tempi ben calibrati, interventi sempre puntuali, ma soprattutto un pubblico attento e curioso. L'ho notato in particolare nella presentazione dello slide show: c'era in sala un silenzio quasi religioso, o meglio solo la musica faceva da sfondo alle immagini.
Non è scontato, come qualcuno potrebbe pensare. Una sequenza di fotografie che si susseguono l'una all'altra non ha, infatti, l'effetto, né di un film, né di un documentario. Non c'è una voce narrante che attira l'attenzione e che racconta le immagini, i luogi, i personaggi, le situazioni. Il pubblico deve fare tutto da solo: capire come si è mosso il fotografo, quali luoghi ha attraversato, cosa voleva rappresentare, da cosa è stato colpito, chi ha incontrato e come è stato accolto. Ma non solo.
Lo slide show, non è il racconto di un viaggio, ma tanti viaggi che si ri-costruiscono intorno a un'idea. Ed è chi guarda che deve riuscire a coglierla. Ma alla fine ti accorgi che ognuno ha trovato una sua idea sotto quella sequenza di fotografie e ciascuno ha avuto sensazioni diverse, ha colto particolari diversi, ha creato una sua immagine dell'India, sicuramente diversa da quella creata da chi gli era seduto accanto.
Rispondendo alle domande ho avuto la sensazione di trovarmi tra vecchi compagni di scuola che dopo anni si incontrano e, guardandosi, capiscono che non sono più gli stessi.
Forse rimangono i grandi valori, di sicuro i ricordi di ciò che insieme hanno passato, ma subito viene loro il sospetto che ciascuno abbia percorso una sua propria strada.
Ma non è forse vero che le esperienze della vita e gli incontri con tanti altri diversi da noi non possono non arricchire la vita di chi lascia aperta la porta?