Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Crocevia
Non era una posizione comoda quella in cui si trovava. Sdraiato per terra insieme ad altre quattro persone. Le braccia legate dietro la schiena con quei maledetti laccetti di plastica.
Rosso era andato in banca di prima mattina, convinto di dare una svolta alla sua vita.
Era stato licenziato dalla casa editrice dove aveva lavorato per dieci anni.
Dopo la laurea in lettere, anziché fare i concorsi per insegnante, aveva preferito andare dove “i libri si fanno”. E ci era riuscito anche se non guadagnava molto. E intanto scriveva e scriveva. Ma fino ad ora niente. Solo premi a qualche piccolo concorso letterario locale e nient’altro. Ma il fuoco sacro della scrittura lo rendeva vivo, e il lavoro alla casa editrice lo faceva mangiare.
Poi c’era la Bianca. Bella e concreta. Medico del cuore, col doppio significato. Nel senso che il cuore glielo faceva battere ma anche che il cuore lo curava ai suoi pazienti dell'ospedale
E Bianca era l’ancora di salvezza. Il porto sicuro. Razionale, passionale e bellissima. Col camice bianco e la biancheria intima sotto, come la sognava spesso di notte.
Poi la storia con la dottora era scemata e lui pian piano se ne era fatto una ragione.
Lei l’aveva lasciato con grande affetto e garbo. Se ne era andata per un periodo all’estero per una roba che non prevedeva grandi ritorni.
Il colpo era stato duro, ma "aveva avuto mille donne prima e poteva trovarne ancora mille", diceva a sé stesso. Bastava ricominciare a girare come una trottola e dormire un po’ meno. La droga, come i fighetti di oggi,che pensano di controllarla, no. Ne aveva viste troppe e conosceva la fine di quelle storie. Qualche drink in più, semmai, perché no.
E a girare aveva cominciato e di notte; e anche la scrittura gli era ritornata fluida. E scriveva di Bianca, convincendosi che aveva in testa il romanzo della vita.
Poi una mattina la notizia che non ti aspetti. La direttrice del personale della casa editrice, dove lavorava, l’aveva chiamato e gli aveva comunicato che a causa “della crisi”, rientrava fra quelli che dovevano trovarsi un altro lavoro. Sarebbe stato risarcito economicamente con alcune mensilità; ma, legge alla mano, potevano liquidarlo. Gli avevano messo in mano una lettera che lo licenziava in tronco. Letta col nodo alla gola, l'aveva piegata e messa nel portafogli.
Una frustata l’aveva colpito. Era vero che non guadagnava tantissimo, ma certo il minimo per una sopravvivenza dignitosa quello stipendio lo era. E dove lo ritrovava un nuovo lavoro, così al volo. E il romanzo che voleva scrivere, di certo gli sarebbe sfuggito…anche dalla mente.
Era un venerdì; passò tutto il fine settimana solo in casa a rimuginare, poi nel pomeriggio della domenica l’illuminazione. La priorità era il romanzo. Il licenziamento era giunto a fagiolo. Avrebbe prelevato quei pochi risparmi che aveva, aggiungendoli alla liquidazione e sarebbe andato tutto l’inverno nella casa di suo zio all’isola d’Elba a scrivere.
Avrebbe potuto affittare anche casa sua agli studenti, almeno per quella stagione.
Un inverno di scrittura quindi e poi il libro che aveva sempre sognato.
Lunedì era andato in banca rinfrancato, a ritirare i risparmi. Qualche migliaio di euro.
Ne aveva prelevati 8000, lasciando pochi spiccioli sul conto. Per averli subito e in contanti, aveva dovuto parlare anche col direttore; ma ora erano nel suo portafoglio e coprivano abbondantemente la maledetta lettera di licenziamento che si portava sempre dietro. D'un tratto, mentre salutava la cassiera, aveva sentito un movimento insolito alle sue spalle e un urlo strozzato. Si era girato di scatto e tre signorine col volto coperto e le pistole in pugno stavano intimando a tutti di non temere nulla, ma che quella era una rapina. Se tutti avessero collaborato nessuno si sarebbe fatto male.
Erano le nove, un'ora insolita per certe” mansioni”; e fuori non c’era nemmeno la guardia giurata. I clienti, lui compreso, erano stati accompagnati nella stanza accanto, ammanettati con i laccetti maledetti e fatti sdraiare per terra.
Intanto due ragazze rimaste di là, stavano sicuramente dandosi da fare per arraffare il denaro.
La terza era rimasta con loro nella stanza e li controllava, silente.
Era alta e bionda. Vestiva in jeans e Doctor Marten's; aveva un fazzoletto sul volto e occhiali da sole. Era molto bella. Troppo bella... e maledetta.
Rosso la guardava e si chiedeva perchè una così fa la rapinatrice e non le sfilate. E piano piano sentiva dentro sé, che la paura stava passando. Gli altri sventurati malcapitati stavano zitti e col viso pigiato sul pavimento. Immobili e atteriti.
Lui no. Prese fiato, girò la testa, guardò la bionda negli occhiali scuri e spudoratamente disse-“Sei una ladra bellissima. Ti avessi incontrato in un’altra circostanza, non mi saresti sfuggita!”
Lei gli sferrò un calcio nell’addome senza dire una parola. Lui soffrì in silenzio. -"Inutile battuta del cazzo. Cosa fa fare la disperazione"- pensò.
Dopo pochi minuti una delle ragazze che stavano facendo il lavoro nell'altra stanza, si affacciò e disse che era ora di tagliare la corda. Allora la guardiana si avvicinò a Rosso e con tranquillità gli sfilò il portafogli dalla giacca; poi abbassò il fazzoletto e gli mise la lingua in bocca. Dopo il bacio appassionato, gli sussurrò in un orecchio-
-“Anche tu in un altro momento non mi saresti sfuggito bel moretto…” Lui, dopo un attimo di smarrimento per il bacio inatteso e il sapore invitante, grido con tutto il fiato in gola-:
-No i miei soldi no, ti prego. Mi servono…ho solo quelli, devo partire!!!"
Ma la ragazza non lo guardò nemmeno e se ne andò con le altre.
Quando arrivò la polizia delle rapinatrici, nessuna traccia. Convenevoli, identificazioni, testimonianze e denunce. Era la prima volta che tre donna rapinavano una banca, almeno a memoria d'uomo, in città.
A Rosso fu detto che i soldi a lui sottratti erano un furto personale e l’assicurazione della banca non c’entrava nulla. Se questo fosse vero era da appurare, ribadì un suo amico avvocato, chiamato apposta da Rosso, preso dalla disperazione. Ma intanto insieme al lavoro se ne erano andati anche i risparmi. Almeno per il momento.
Rosso se ne tornò a casa sconsolato. Anche l’idea del libro in quel momento era lontanissima.
I giorni successivi li passò a discutere con il suo amico avvocato, per capire come fare a recuperare i soldi rubati; se ci fosse stata almeno una speranza.
Girò anche chiedendo di qualche lavoro, parlò con qualche amico per distrarsi. Chiamò anche Bianca, la dottora, lontanissima. Lei gentile e carina lo tranquillizzò, ma colse l’occasione per comunicargli del suo nuove grande amore.
Era davvero un periodo di merda.
Una sera, solo in casa, steso sul divano in compagnia del rimasuglio di una bottiglia di Talisker, sentì suonare il campanello.
Andò ad aprire controvoglia e si trovò davanti una bionda "senza regole",con gli occhi nascosti da un paio di occhiali da sole. In un attimo realizzò.
Lei sorrise e sollevò gli occchiali. Poi sventolando un portafogli e una lettera gli disse-“ Ciao, io sono Nera, ricordi? Ecco i tuoi soldi. Io non rapino quelli come te, che hanno perso il lavoro. Io rubo solo alle banche che rubano, anche a te."E gli riconsegnò anche la lettera di licenziamento trovata nel portafogli. Poi aggiunse con un sorriso unico-" E se proprio devi partire, ora che ti ho riportato i soldi, fallo con me. Anche io voglio cambiare vita.”
E gli mise la lingua in bocca. E Rosso riconobbe subito lo stesso sapore invitante di quella mattina in banca, che non l'aveva mai abbandonato.