Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Le mie amiche di scrittura mi avevano inviato dei commenti sui fatti di questa settimana...Giuliano Ferrara che si stende il rossetto sulla bocca e dice che siamo tutti puttane, che vuol dire? per trasformarsi in una puttana basta mettersi il rossetto? Quindi, una donna con il rossetto è una puttana? E poi gli F35, la condanna d’Israele da parte dell’Onu in merito ai bambini palestinesi, la vicenda delle dimissioni della Idem, Silvio e la sua condanna a 7 anni...
Leggo e dico no, scusate, ma stasera è una sera particolare...è la sera del 29 giugno, la sera del disastro ferroviario di Viareggio...32 vittime.
Il mondo che vorrei
Ed è proprio quello che non si potrebbe che vorrei
ed è sempre quello che non si farebbe che farei
ed è come quello che non si direbbe che direi
quando dico che non è così il mondo che vorrei
Non si può sorvolare le montagne
non puoi andare dove vorresti andare
sai cosa c’è?
Ogni cosa resta qui
qui si può solo piangere
e alla fine non si piange neanche più!
Ed è proprio quando arrivo lì che già ritornerei
ed è sempre quando sono qui che io ripartirei
ed è come quello che non c’è che io rimpiangerei
quando penso che non è così il mondo che vorrei
Non si può fare quello che si vuole
non si può spingere solo l’acceleratore
guarda un po’…. ci si deve accontentare!
Qui si può solo perdere
e alla fine non si perde neanche più!
Il mondo che vorrei è il nome dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Viareggio di 4 anni fa.
Il dolore di quella vicenda non ha ancora trovato pace, né giustizia. Un dolore enorme, che coinvolge e stravolge. Ma il dolore è più grande, lo si sente di più, quando è vicino, quando ne senti il rumore e l'odore, quando ne avverti la presenza e la grandezza, quando i racconti delle vite spezzate somigliano molto alla tua e si sono intrecciate con la tua. E quando il dolore di una tragedia coglie qualcuno a cui vuoi bene, con cui hai condiviso un pezzo di vita, qualcuno con cui hai condiviso trepidazioni, preoccupazioni, sogni, qualcuno che hai visto nascere, crescere...quel dolore come diventa, come lo affronti?
Una vittima di quella drammatica sera è Emanuela, un bimba di 21 anni, figlia di una mia carissima amica, Daniela, la presidente dell'associazione.
Daniela, che ha avuto “il privilegio” di parlare un'ultima volta al telefono con sua figlia, quella notte maledetta e poi mai più. Con il 98 % del corpo ustionato non ce l'ha fatta.
E Daniela e Claudio hanno trascorso 42 giorni lì fuori dalla clinica dalla mattina alla sera, aspettando l'orario consentito per vederla, per parlare con i medici...tutto girava intorno a questi due momenti. In quel vialetto davanti alla clinica, con la macchina parcheggiata da usare come rifugio, il muretto come un salotto dove stare con tutte le persone che in quei giorni si sono avvicendate cercando di portare conforto, di portare la propria vicinanza. Quei muretti dove si sono strette amicizie con gli altri familiari delle vittime, che hanno visto e assorbito urla e lacrime ogni volta che qualcuno se ne andava via per sempre. Quei muretti su cui Daniela appoggiava un quaderno che ha riempito di parole che non ti ho mai detto, di quelle che ti avrei voluto dire e di quelle che vorrei dirti da oggi in poi, parole che sanno di dolore, di lacrime. Parole che man mano che passano i giorni sanno di un inevitabile e ingiusto destino, parole che cambiano colore, che si tingono di rabbia, parole bagnate, parole sussurate, parole urlate, parole mai immaginate, parole senza voce…
In quel vialetto davanti alla clinica sembrava che perfino gli alberi volessero abbracciarti per consolarti, lì il dolore è rimasto intriso nell'aria, l'ho sentito tornandoci qualche anno dopo, un dolore che ti apre il cuore, un dolore che però ti permette di soprav-vivere minuto per minuto. E dopo?
Il dopo si ricompone piano piano, per gli altri, quelli come me, che seppur vicini e coinvolti...siamo gli altri.
Ma non per chi ha il cuore a pezzetti, non per chi fa finta di vivere...
Ogni volta che mi incontro con Daniela, la mamma di Emanuela, il tempo assume contorni diversi, rivela altre dimensioni, parallele, che aspettano di incontrarsi o scontrarsi. Da una parte il tempo, quello a dimensione comune, scorre normalmente, si va al lavoro, si dorme e ci si sveglia, passano le stagioni...dall'altra parte c'è il tempo a dimensione particolare, quello della strage, quello della perdita, e quello sembra che non scorra, sta ancora lì in mezzo alle fiamme. Il tempo che si è fermato, ogni giorno è il 29 giugno, ogni giorno inevitabilmente e spietatamente.
Parlando con lei ne sento l'odore, il fumo che mi pizzica gli occhi, ne sento la disperazione, la rabbia, l'energia che mette nella battaglia che sta facendo per la verità e la giustizia. Le vicende processuali, le discussioni con gli avvocati, i politici e i giornalisti, le ricostruzioni, i periti...il picchetto, la piegata a zampa di lepre...queste cose sono diventate il suo pane quotidiano, la sua ragione per stare su dritta e fiera, nel senso anche animalesco dell'aggettivo. Una mamma che continua a difendere la sua bambina, e tutte le altre vittime.
Una mamma che cerca continuamente in giro segnali della presenza di sua figlia, una canzone particolare, il mondo che vorrei di Vasco Rossi, che arriva quando meno te lo aspetti, ma quando ne hai bisogno, la nascita della nipotina proprio il giorno del suo compleanno...segnali che servono a lenire il dolore e la fatica della battaglia. Segnali cercati e voluti per credere che Emanuela è qui vicino a noi, vicino alla sua mamma e alla sua sorella. Emanuela che è diventata zia, un angelo zia...Emanuela strappata ai suoi sogni, insieme alla sua amica Sara...
Non esiste separazione definitiva finchè esiste il ricordo, scrive Isabelle Allende, nel libro Paula e così scrive Daniela sul manifesto di sua figlia...
Ciao Emanuela.