Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Ieri sera abbiamo avuta una riunione dei redattori e, dietro suggerimento di Ovidio Della Croce, abbiamo deciso di far partire il gioco da domenica 28 luglio con il primo intervento di Sergio Costanzo che occuperà lo spazio dei Punti di vista (più punti di vista dei perché cosa c’è?) alternandosi con altri scrittori che si presteranno al gioco per un mese.
Preparate i vostri “perché vale la pena viverci?” perché non vale la pena dire il perché non vale la pena viverci, perché semmai sarebbe stato “perché non vi piace viverci?” ma neanche così varrebbe la pena di dirlo.
Vi abbiamo messi alle strette non chiedendo “cosa è quello che vi piace o non vi piace del vostro paese?”, ma solo “perché vale la pena viverci?”
E siamo a dieci.
Sarebbero dodici ma due han messo tutto in negativo e quindi vengono squalificati.
Dieci giocatori, cinquanta perché.
Mi sono divertito a fare una specie di classificazione in dieci punti di quelle motivazioni principali del “perché” e ne è venuta fuori questa tabella:
2 agricoltura
7 ambiente
2 fiume
5 mare monte
6 natura in genere
2 prodotti
10 rapporti interpersonali
4 sicurezza
5 sociale
7 storia
per un totale di cinquanta motivi per dire che “qui ci si sta bene” da parte di (ancora in ordine alfabetico):
Antonietta, Franco, Leonardo (2), Madamadoré, Piovuta, Solent, Sonia, Tiziano, Trilussa.
Grazie e…continuate così.
Alle prossime, anzi prossimi, “perché…”
al solito aggiungo un perché fotografico da inserire in “natura”:
“perché da nessuna parte, in nessun altro giardino, mi verrebbe a trovare questo magnifico animale, uno dei più belli della fauna ornitologica italiana”.