Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Le parole onomatopeiche nascono, come dice il nome, dalla trasposizione letterale del suono prodotto al produttore di questo.
La cicala nel suo nome italiano non dice nulla se non nel derivato cicaleccio o cicaleggio, ma provate a leggere il suo nome greco che suona come un tsikitsiki e mandate a cicalare chi lo tradusse in cicala che a noi non ci cala mica!
Andando nel meraviglioso mondo greco dove i miti erano realtà, ecco una personale trasposizione di una delle più note favole di Esopo che in questi giorni ha perso completamente il suo primitivo senso:
Novella co’ ll’…amorale
Una pillaccherona di ciala
meleggia per er verso la formïa
che dice: “Falla, falla, la maiala,
m’ar ceppo te ‘un ciarivi bella mia”
Gel’e vvento arivin e fan tumìa.
Brezza la formiina ‘ndella sala,
sente bussà’, v’aprì’, è lla su’ amïa:
sciarpa, collié e ori fin sull’ala.
“Eh guà a ‘nzaccà’ le seme ‘or porverone!
Un cervolante preso pe’ llenone
e vaggo ‘ndov’è cardo sur groppone!”
Brilla fra ll’antennine un luccïone.
“Bella mi’ vita fatta sur copione
della novella scritta da un coglione!”