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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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di Valdo Mori
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per Fiab Pisa
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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Io, “piovuto”, cittadino di questa terra
di Franco Marchetti

18/8/2013 - 19:25

Io, “piovuto”, cittadino di questa terra
di Franco Marchetti
 
In questa serie sul “perché vale la pena vivere qui”, aperta da Sergio Costanzo, sono finora intervenuti Ovidio Della Croce, Trilussa, Madamadorè, Gabriele Santoni, Daniela Sandoni, Antonietta Timpano, Alessio Niccolai e ora Franco Marchetti, sindacalista e autore del libro “Storie di Piaggio, di amore e libertà”.
 
Io, come direbbe il mio amico Gabriele sono un “piovuto”, ed essere un piovuto ti mette in una diversa condizione. Intanto non puoi dire che vale la pena viverci perché lì ci sono le mie radici. Casomai ci sono le radici delle persone con cui ho scelto di vivere insieme. Non giro il mondo per poi tornare al paese natio, il mio paese natio è da un’altra parte, appoggiato in cima ad un colle e come è nato deve vivere, senza possibilità di espandersi perché circondato dal nulla, una casa accanto all'altra, strette tra loro come a voler tenersi compagnia, e quando ti liberi da quell'abbraccio e vai non ci torni più se non a trovarlo di tanto in tanto per vedere come sta e  osservare le radici iniziali del tuo percorso verso un nuovo destino.
 
Non avere le radici significa essere spettatori ogni qualvolta ti trovi insieme ad amici, dopo una serata passata insieme, dopo una riunione o dopo una festa di partito, soprattutto le bellissime feste dell'UNITÀ. Potevano essere quella di Asciano, Ghezzano, Pontasserchio, Vecchiano Nodica. Immancabilmente dopo la fine della festa, quando nel relax tutti ci sedevamo al tavolo per consumare la meritata cena, quando la politica lasciava lo spazio ai ricordi. Ogni indigeno partiva con una storia, con un aneddoto con un personaggio d'altri tempi di quei luoghi, che tu ora hai scelto a tua dimora. Ed io, “piovuto”, non potevo che ascoltare, ma non potevo interloquire perché le mie storie, le mie radici erano da altre parti, ma erano storie che rapivano e che affascinavano, e chi le raccontava, sia che fossero vecchi compagni di un passato fiero o persone dell'oggi, cercavano di prenderti per mano col filo del ricordo e portarti dentro a queste storie per non esserne spettatore passivo. Ecco l'anima nobile di una collettività che ti accoglie per esserne parte se sai essere generoso e non saccente.
 
Quando vai in un nuovo posto, se decidi di viverci e non soltanto risiedere, ti guardi attorno, cerchi le cose che ti circondano, vuoi dargli un senso per farle tue perché divengano parte integrante della tua esistenza, e così sentire anche negli odori nei sapori nei suoni nella luce il posto in cui abiti. Ed il posto in cui abito e per cui vale la pena di viverci è perché si fanno ancora le case in orizzontale, resta sempre tanta la distanza tra il tetto ed il cielo, perché c'è sempre spazio tra le case e se apri la finestra puoi vedere i monti, l'argine del fiume, e sentirne il profumo, perché è il posto dove si incontrano l'aria del fiume e del mare ed insieme ne danno una sensazione unica. Forse è anche questo incontro tra la pesantezza dell'aria di fiume e l'impeto del salmastro che liberano la fantasia di tanti personaggi illustri e che, cittadini del mondo, però hanno sempre bisogno di tornare a respirare. Ma anche a persone normali come me, un tempo troppe volte in giro per lavoro, succede di sentire il bisogno di tornare a respirare lungo il fiume l'aria di mare.
 
Il fiume che non scorre mai uguale, d'estate lento e lieve si avvia verso il mare, ma quando piove la sui monti della Garfagnana, anche d'estate, lo senti subito dai suoi odori e dal suo improvviso e frenetico correre. D'inverno poi, d'impeto, come se il fiume avesse fretta di lasciare la pesantezza del suo carico accumulato tra monti e tuffarsi in mare per sentirsi libero. Le passeggiate lungo i suoi argini sono uniche, in pochi minuti ti trovi immerso nel verde, sulla sinistra un panorama unico con la città di Pisa e la sua eterna bellezza che prorompe maestosa all'orizzonte. È cosi che dovevano vederla i viandanti che venivano da fuori, incuteva timore e rispetto. Sulla destra i monti di Filettole e Vecchiano e poi distese di campi, se vai verso i monti sulla tua destra i monti pisani ed in lontananza tra il verde una lingua di case che pare si arrampichino su per il monte, è Molina. Panorami che accompagnano i pensieri lasciandoli liberi di andare leggeri.
 
Posto variegato la valle del Serchio, nel suo territorio ci sono varietà di luoghi che percorrendoli ti fanno dimenticare il senso del tempo e dello spazio. Puoi arrampicarti su per i monti di Molina e dopo un po’, oltre i colli di Vecchiano, vedi il lago di Massaciuccoli, scorgi la Liguria, a sud le isole dell'arcipelago, e la città che pare li hai tuoi piedi. Se vai verso il mare dopo la ferrovia ci sono dei panorami stupendi, vegetazione ben curata che si rifa alle origini della nostra terra. Nei tempi antichi il viandante si accorgeva che entrava in Toscana perché dalla selvaggia vegetazione si trovava davanti ai boschi e paesaggi curati, i nostri avi li curavano. I nostri antenati ci hanno tramandato un patrimonio che oggi spesso non sappiamo apprezzare. Il mare, libero nel suo splendore, un ombrello ed una sdraia portata da casa e sei libero di goderne senza nulla chiedere salvo il dovere di rispetto, perché per avere libero il mare la gente del posto ha lottato e se ci vai in questi giorni ti trovi accanto un pezzo di mondo, di storie lontane, fatte di sacrifici e paure e nel  mare trovano un attimo di libertà senza doverne pagare il pedaggio.
 
Gente libera un po’ aristocratica e anarchica, soprattutto la gente lungo le sponde, gente che ama il proprio territorio, e che per preservarlo rinuncia anche al facile guadagno cercando di lasciare ai nipoti ciò che hanno lasciato i padri. Gente di sani principi e valori che non dimentica, ogni cippo ogni luogo di dolore e libertà viene ricordato perché non accada più.
 
Cittadini del mondo, ma in questi luoghi nonostante la frenesia di tempi senza valori e senza futuro, si trova ancora una dimensione umana ed il tempo delle volte rallenta il suo scorrere per farti godere delle bellezze in cui vivi. Il vento non manca mai, anche nelle giornate più torride e piatte c'è sempre un posto vicino dove la brezza ti avvolge. Quando sei fuori, lontano, pensi al ritorno non solo per le persone che ti aspettano, ma per ritrovare quiete e serenità ed allora ti accorgi che forse sei un “piovuto”, ma anche cittadino di questa terra perché se la sai rispettare ti accoglie.

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Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
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Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

20/8/2013 - 12:38

AUTORE:
piovuto

anche io sono un piovuto e non avevo considerato in questo modo il mio stare, mi pare come una pianta trapiantata dall'origine ad altro luogo e se il luogo prescelto per continuare a crescere è terreno fertile e buono la pianta continua a crescere robusta, si mi sento come la pianta trapiantata ed ora in questa terra come te anch'io ho attecchito e sto bene per tante cose che anche tu dici.