Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose.
Una scatola azzurra piena di San Giuliano.
Mi capita spesso in questo periodo dell’anno di dedicare un po’ del mio tempo a riordinare cassetti e armadi di casa, operazione che richiede sempre non solo delle ore libere ma anche la volontà di intraprendere alcuni tuffi nel passato per i quali ci vuole una certa predisposizione dello spirito: ritornano infatti tra le mani pezzi del nostro vissuto che sembravano scomparsi, legati a situazioni, luoghi e persone incontrate sulla nostra strada e che in un baleno sono lì, vive, pronte a farci riflettere, rimpiangere o dimenticare.
È successo proprio ieri, verso le tre del pomeriggio, quando fuori un sole di settembre ancora troppo caldo scaldava l’aria e non permetteva di uscire col cane. Dal fondo di un cassetto è uscita una scatola foderata di carta azzurra, tenuta chiusa da un doppio giro di nastro violetto. Un oggetto che non vedevo da tanto, che non ricordavo neppure più, probabilmente messo in quel cassetto neppure da me.
La curiosità è stata immediata, tanto da lasciare il mio lavoro di riordino a metà: dovevo scoprire cosa contenesse quell’oggetto dall’aria stantia. Fotografie.
Vecchi scatti di me bambino e della mia famiglia, alcuni scoloriti e ingialliti dal tempo, fatti a San Giuliano Terme. La mente ha intrapreso subito in un viaggio a ritroso, stimolata da quelle immagini di un luogo che per tanti aspetti non c’è più, come se in questi anni fosse stato sfigurato dalla mano di un nemico, nonostante conservi quei tratti armoniosi, ancora riconoscibili dai veri sangiulianesi, che a questa terra ci sono legati e che la amano profondamente. Il confronto con il paese di oggi è stato istantaneo.
Primo tra tutti il Parco dei Pini, luogo dove tutti noi siamo cresciuti, dove abbiamo giocato: nella fotografia appare ordinato, con i muretti di mattoni perfettamente costruiti, le conche ricche di fiori, i vialetti sgombri dagli aghi di pino che continuamente piovono dal cielo.
Oggi è abbandonato, inospitale, sporco; i muretti semidistrutti, i vasi dei fiori vuoti e con carcasse di piante ormai fossilizzate. I vialetti sono invasi dagli aguglioli tanto che il passaggio diventa difficoltoso, soprattutto quando piove.
Da parco per il riposo estivo a parcheggio per le auto: che fine triste per questo luogo. Via Roma, la bella via Roma che conduce alla stazione, un tempo meta per le famiglie del paese che portavano i bambini a vedere i pesci rossi nella vasca lungo i binari, oggi riempita di terra. In una di queste mie foto si vedono cespugli di roselline bianche, perfettamente potate ai margini delle aiuole, su di un prato rigoglioso. La Via Roma di oggi è come se non avesse neppure conosciuto quel passato: le aiuole sono secche, le roselline scomparse, il sistema di irrigazione è presente ma non ha mai funzionato.
Montagne di foglie si alternano a macchie di muschio bruno, residuo delle incessanti piogge primaverili. Un giardino nato per accogliere i bagnanti nelle passeggiate è divenuto in breve tempo una sorta di deserto del trasando. Il viale di Boboli, che nel nome voleva richiamare l’omonimo giardino fiorentino, simbolo di una natura rigogliosa e addomesticata dall’uomo per l’uomo. I bei platani voluti dal Granduca, come sulla strada che porta a Pisa, per portare refrigerio e proteggere la popolazione dal caldo estivo. Il “cancro colorato”, lo chiamano così, ha decimato questo esercito vegetale, ma anche l’incuria e l’abbandono di questi ultimi anni: le piante nuove, modificate geneticamente contro questa malattia, non sono state curate e molte di esse si sono già ridotte a tronchi secchi, come secchi sono quei pratini alla base di esse.
Ed infine il fosso, che attraversa il centro del paese, come una spina dorsale, divisione tra la vecchia e la nuova San Giuliano. Da canale navigabile con il quale si arrivava fino a Pisa, fonte di energia per le ruote dei mulini dei paesi limitrofi, si pensi a Molina di Quosa che lo ricorda nella prima parte del nome, e di guadagno per le donne del paese che nel dopoguerra ci lavavano i panni per le famiglie del luogo, è oggi invaso da isole di fango e terraglia, mista a rifiuti, che ingombrano il letto.
Poche polaroid hanno permesso di amareggiarmi così tanto, ma di una amarezza che nasce dall’affetto che provo per il luogo dove sono nato e cresciuto e dove vivo. Un territorio che studio da sempre, dalla laurea al Master in comunicazione ambientale, fino al dottorato di ricerca è stato infatti sempre al centro delle mie ricerche, dalla geografia, alla storia, alla lingua, ai nomi e ai soprannomi. Tutte sfaccettature di questo prisma che racchiude in sé una miriade di risorse, basti pensare alla stessa posizione geografica, al centro di strade che conducono da Pisa a Lucca, fino alla Versilia; o all’acqua termale, vettore importantissimo di sviluppo nella storia, insieme al marmo (oggi non più estratto), che torna nuovamente ad essere più accessibile a tutti con l’apertura della nuova ala dello stabilimento ex Barduzzi.
Ed ancora il clima favorevole, la vegetazione dei monti, la macchia mediterranea, i castagni, i lecci e gli oliveti da cui ogni anno si recupera dell’ottimo olio, e infine lo sbocco al mare, in quella piccola porzione di costa racchiusa nel Parco di San Rossore. Insomma un territorio completo, una piccola miniera che non aspetta altro che di essere meglio sfruttata.
Operazione che nel periodo della mia presidenza onoraria alla Pro-loco, abbandonata per divergenze di idee e per sopraggiunti nuovi impegni, e con la mia attuale carica di presidente della Quarta Commissione Consiliare “Attività produttive, agricoltura, promozione del territorio, politiche comunitarie e termalismo” ho cercato e cerco di sostenere, con l’intento di trasmettere l’immagine di un luogo potenzialmente diverso e sfruttabile su molti fronti.
È nata così ad esempio l’idea di Antiqua, il mercatino dell’antiquariato e del collezionismo, oggi al secondo anno di vita, che ha portato a San Giuliano espositori di riguardo e cittadini di varie parti della Toscana, tutti rimasti affascinati da questo piccolo centro ai piedi di quel monte ricordato da Dante nella Commedia.
Anche queste iniziative hanno bisogno però del sostegno non solo di chi le organizza ma dalla gente tutta o finiscono per diventare sciatte e poco interessanti, rischiando di ottenere l’effetto contrario. Tocca quindi a noi per primi valorizzare San Giuliano, sorretti dall’Amministrazione comunale, senza dimenticare ciò che è stato, come è successo a me rivedendo quelle fotografie.
La scatola di cartone azzurro è tornata nuovamente nel cassetto in cui l’avevo trovata lasciandomi però un pensiero importante: il passato non deve fare da zavorra al futuro, poiché la storia va avanti, indipendentemente dalla nostra volontà e non possiamo rimanere ancorati ad uno scenario che ormai non c’è più.
Deve però servire a non farci commettere gli stessi errori, in un’ottica di rispetto prima di tutto del nostro territorio e della nostra storia.
Matteo Paolini