In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
“Sono toscano della Toscana buona…”. La platea reagisce un po’ interdetta. Brusio a Caorle, pubblico della festa di Scelta Civica.
E’ lì che il presidente del Consiglio Enrico Letta si toglie qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di Matteo Renzi, che due giorni fa lo ha accusato di essere attaccato alla “seggiola”, pur rimarcando poi sostegno al governo. “Bisogna approvare la modifica della legge elettorale entro settembre-ottobre, rispettiamo le scadenze – sono le parole del premier - Non voglio essere un presidente del Consiglio bloccato dal fatto che non si può andare a votare con il Porcellum. Non trovo che questa sia una motivazione, vorrei la superassimo”. Che è un modo per sgombrare il campo dagli equivoci e rilanciare l’azione di governo.
“La maggioranza non sia un campo di battaglia. Così non si va da nessuna parte, non bisogna vergognarsi” della strana alleanza con il Pdl, perché nessuno verrà “contagiato”, sottolinea Letta che sembra parlare più al Pd che al Pdl, più interessato a sedare i malumori del suo partito che a placare gli animi dei berlusconiani, nonostante le minacce al governo sul caso decadenza del Cavaliere.
Il premier continua con la metafora toscana, quasi divertito dalla reazione di sorpresa a Caorle: “Dante ce l’aveva coi pisani… Gliene ha fatte di tutti i colori”. E ancora: “C’era un poeta pisano, il Fucini, che di Dante diceva: ‘quel lecchino…’”. Metafore campanilistiche che portano il pensiero automaticamente a Renzi, fiorentino come l’autore della Divina Commedia. Non basta: “Se c'è una cosa che detesto è la politica fatta a battute che in questo momento trionfa.
Anche perché la vita delle persone non si risolve a battute ma con misure concrete”, dice Letta, che approfitta del palcoscenico di Caorle per rilanciare l’azione di un esecutivo nato in condizioni eccezionali. “E’ un governo nato da una situazione straordinaria – dice – vorrei che non ce ne dimenticassimo mai. A volte invece vedo che c’è chi se ne dimentica… Perché il sottoscritto è stato chiamato a fare il premier dopo Monti? Perché è successa questa cosa così incredibile? Per il grande terremoto avvenuto con il voto”, che è un modo per ricordare anche a Pierluigi Bersani la sconfitta elettorale.
A Caorle prende voce l’orgoglio di Letta premier. Non a caso al cospetto di un alleato come Mario Monti. “Il semestre italiano potrà essere gestito in un modo o nell'altro a seconda se siamo un paese credibile o meno. Se siamo un paese non credibile, impazzito politicamente al suo interno, non in grado di trovare un ubi consistam non saremmo in grado di svolgere un ruolo in Europa.
Io - dice Letta - penso che noi tutti dobbiamo contribuire a un senso di orgoglio nazionale del nostro paese. Un orgoglio che non può essere rivolto solo al passato.
L'Italia può e deve fare grandi cose oggi. L'Europa può cambiare se il nostro paese gioca la sua partita. Questo dipende da noi”. Ancora non è chiaro come verrà risolto il caso Berlusconi, ma Letta ci tiene a segnalare che il barometro sul governo adesso volge al positivo. Chissà se reggerà