Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La scuola raccontata da Eraldo Affinati
“Viva i balocci… non vogliamo più schole… abbasso Larin Metica…”
Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio
Ho accompagnato i miei studenti a un incontro con Eraldo Affinati, educatore, scrittore, insegnante a un Istituto Professionale di Roma che ha la succursale nella Città dei Ragazzi. In classe avevamo letto e discusso il suo libro Elogio del ripetente. Da un po’ di tempo sono molto preoccupato per il destino della nostra scuola, dunque dei nostri giovani, dunque del nostro futuro. In più sabato mattina avevo appena letto la triste notizia di altri morti nel Canale di Sicilia, tra cui tanti bambini. Scappano dalla guerra. Sono i nostri studenti se ce la fanno. Non ce l’hanno fatta.
Ai sapientoni che si sono occupati fino a ora di scuola, a partire dallo slogan delle “tre i” (impresa, inglese, informatica) vorrei chiedere: ma ci siete mai entrati oggi in un’aula scolastica? La scuola ora è un campo di battaglia, gli insegnanti sono in trincea e combattono contro un degrado culturale devastante avvenuto in questi decenni. Mentre voi continuate a insistere nel voler far mettere agli studenti le crocette al posto giusto ogni anno in Italia due ragazzi su dieci abbandonano la scuola (il 17,6%, circa settecentomila ad ogni inizio di anno scolastico). Si chiama “dispersione scolastica”. Sono quelli che non ce la fanno. Abbandonano e non li vedi più. Un disastro umano, culturale ed economico.
“Non ti ascolta. Tu parli ma lui gioca col cellulare. Scrive sui banchi”. Queste sono le frasi iniziali del libro. Affinati fa un ritratto con simpatia, con empatia del ripetente, perché dice: “Mi sono sentito attirato dal peggiore”, e scrive: “In tanti anni di insegnamento, fra scuole medie, licei, istituti tecnici ma soprattutto professionali, anche università, il ripetente mi ha regalato il maggior numero di soddisfazioni”. E poi confessa, guardando negli occhi gli studenti che ha di fronte e stupisce l’attenzione con cui seguono il suo intervento: “Alla vostra età non stavo tanto bene a scuola, forse perché ero solo”. Nel dialogo con gli studenti abbiamo capito che questo libro sul ripetente è come la punta di un’isola, ti avvicini e scopri che l’isola rappresenta la scuola, la famiglia, l’Italia. Oggi la figura del somaro non è un’eccezione, ci sono molti ultimi della classe, in certe scuole di periferie desolate ci sono classi intere o addirittura scuole intere ne sono piene. Sorprende che questa scoperta sia stata fatta da alunni di quattordici anni d’età.
Ogni insegnante ha collezionato cataloghi di errori madornali degli studenti, i cosiddetti “orrori”. Affinati affronta il tema nel paragrafo intitolato Le maglie nere. Sembrano barzellette, ma purtroppo non lo sono. Una volta, da commissario esterno, Affinati ascolta un candidato che presenta una tesina sulla Shoah. Si accorge subito che si tratta soltanto di un titolo, ma cerca di favorirlo, evita di fargli domande. Però ecco un nome centrale: Auschwitz. A quel punto non può evitare di chiedergli cosa significhi quel nome. Il ragazzo, dopo un po’ di indecisione, con la fronte imperlata di sudore, spara: “Era la sorella di Hitler”.
Affinati si scaglia contro “la finzione pedagogica”, che significa “far finta di spiegare, far finta di sapere”. Per Affinati la parola chiave è “autentico”, occorre esser veri: autentica la relazione, autentico l’apprendimento. Nel Simposio di Platone c’è un allievo desideroso che Socrate travasi il sapere nel suo cervello. È un’illusione scolastica diffusa. Socrate cerca di mettere in movimento il suo allievo verso il sapere, cerca di generare amore per la bellezza e per la conoscenza.
Dal ripetente la scuola così come è organizzata può essere messa in crisi. Il ripetente respinge il sistema di valutazione a cui è sottoposto, per la scuola non rappresenta una “risorsa umana” e si alimenta “la cava dei ripetenti”. C’è una frase folgorante: bisognerebbe premiare il movimento del ripetente: “Spesso si rifiuta di avanzare anche di un solo millimetro, ma proprio per questo bisognerebbe riconoscergli ogni minimo progresso”. Le scuole sono piene di alunni carichi di problemi, fragili, complicati, infelici, senza l’aiuto dei genitori che spesso sono messi peggio di loro, “bisogna essere genitori di se stessi” e a volte tocca loro la sorte di prendersi in carico i genitori.
Scrive Affinati nel paragrafo sulla valutazione: “La sufficienza raggiunta da Alessio, il quale oltre a essere timido e intuitivo, ha una famiglia unita e acculturata, è cresciuto in un quartiere benestante, sin da piccolo ha ascoltato le favole che la madre gli raccontava prima che si addormentasse, vale molto meno di quella conquistata da Marco, dalla comprensione un po’ lenta, che ha i genitori separati e chissà perché abita con il padre, resta seduto tutti i pomeriggi sulla panchina della sua borgata, non va quasi mai in centro. Il sei di Alessio conta poco. Marco è come se avesse preso otto: allora diamoglielo!”.
Si parla anche di prove Invalsi, disturbi specifici di apprendimento (DSA), programmi, voti, note, insegnanti e consigli di classe in questo pamphlet in cui compaiono molti ragazzi ritratti con la loro inquietudine adolescenziale. Alla fine della lettura a me è sembrata più chiara questa contraddizione: da un lato la scuola italiana guarda al modello anglosassone, mira a un sistema scolastico efficiente che formi studenti competenti pronti a diventare “risorse umane” da utilizzare nel mercato del lavoro globale. Ma dall’altro lato aumentano il disagio sociale, il malessere diffuso, la disoccupazione giovanile tocca il record negativo del 40% e la scuola italiana precipita all’ultimo posto nella classifica stilata dall’organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
Mi permetto un’osservazione conclusiva. Nella scuola burocratizzata della valutazione a crocette rischiamo di trascurare l’amore per il sapere e per un apprendimento vero per rendere gli studenti ingranaggi di un sistema mondo che premia pochissimi e ne respinge troppi. Mentre il problema è riportare a scuola Pinocchio.