In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
PISTOIA
Lunedì 14 ottobre alle 16.30 la biblioteca comunale San Giorgio ospiterà Dacia Maraini, la scrittrice italiana più conosciuta all'estero, con una iniziativa dal titolo “Conversando con Dacia Maraini. L'amore rubato”, che sarà introdotta dalla professoressa Maria Grazia Massari e arricchita da un’intervista del professor Andrea Pellegrini.
Dacia Maraini, scrittrice, poetessa, saggista, sceneggiatrice e drammaturga, è nata a Fiesole nel 1936 da una famiglia cosmopolita con radici molto fertili nell’arte e nella cultura: il padre Fosco era un etnologo toscano di antiche origini ticinesi e la madre era la principessa siciliana e pittrice Topazia Alliata.
La scrittrice prima dell'appuntamento alla San Giorgio, incontrerà gli studenti e gli insegnanti dell'istituto alberghiero di Montecatini Terme e parlerà con loro del suo ultimo libro "L'amore rubato", il cui tema centrale, affidato alle storie di otto donne, è la violenza che mogli, compagne, fidanzate, figlie subiscono da parte degli uomini.Donne che non denunciano e pronte a colpevolizzarsi, illuse che l'uomo che hanno accanto cambierà.
Abbiamo scambiato con la scrittrice alcune impressioni sul libro e abbiamo parlato di un documentario che la vede protagonista e che sarà nelle sale cinematografiche dall’11 al 13 novembre, giorno del suo compleanno.
Il libro che presenterà lunedì alla biblioteca comunale di Pistoia, “L’amore rubato”, affronta un tema di grande attualità, anche al centro dell’agenda politica italiana, venerdì, con l’approvazione della legge contro il femminicidio. Qual è il contributo, come donna e come scrittrice, che vuole dare alla riflessione sul tema della violenza contro le donne?
Penso che sia un problema che non ha niente a che vedere con la biologia, con il sesso, con il genere: è una questione culturale.
Quindi bisogna assolutamente lavorare sulla cultura: cominciare, a partire dalle scuole primarie, a insegnare il rispetto dell’Altro.
Viviamo ancora in una cultura patriarcale in cui la famiglia diventa proprietà del maschio dominante, e qualche volta anche della femmina, ma insomma c’è questa idea della proprietà, del possesso.
E’ un’idea antica, però è un’idea culturale. Il concetto di proprietà esiste in natura, ce l’hanno anche gli animali, però la civiltà e la cultura insegnano che nessuno può possedere un’altra persona, perché ognuno ha il diritto alla propria autonomia.
Attualmente ci vogliono anche leggi severe e sanzioni, ben venga la legge nuova che è stata fatta e i provvedimenti che essa prevede come il braccialetto elettronico o l’allontanamento del partner giudicato pericoloso.
Ci vuole una maggiore severità, perché troppi delitti sono stati annunciati: ci sono donne che hanno denunciato troppe volte l’uomo che le picchiava e non è stato fatto niente.
In questo caso bisogna aiutare queste donne, perché chiedono aiuto e nessuno glielo dà. Solo quando sono morte tutti si strappano i capelli. Bisogna prevenire, anche perché i costi – non parlo della morte perché è una cosa che non si può neanche calcolare – sono sempre superiori quando si arriva dopo e non prima.
Ma è soprattutto dal punto di vista culturale che non si fa abbastanza: non si insegna nelle scuole, non c’è un’educazione ai sentimenti, al rispetto dell’Altro.
E poi devo dire che ci sono dei pessimi esempi che vengono dalla televisione, dai fumetti, dai videogiochi.
Ho fatto un’inchiesta recentemente e mi sono messa le mani nei capelli.
I videogiochi per bambini di sei, sette anni sono pieni di violenza e spesso si tratta di violenza contro le donne. Quindi bisognerebbe cominciare a proibirli, se ledono il rispetto per la persona. Non si può educare i bambini alla violenza continua.
E’ una questione di educazione, non ha niente a che vedere con i generi, non è una guerra tra i sessi, tutto questo non c’entra niente, sono stupidaggini. E’ una cultura contro un’altra cultura.
Ieri ho fatto una discussione pubblica su questo argomento e una donna, avvocatessa, ha affermato che tutti questi femminicidi sono una montatura dei giornali. Negava l’evidenza, affermando che non esistono statistiche, che sono tutte storie inventate.
Questo vuol dire che non è una questione di genere, ma una questione di cultura: ci sono delle donne e degli uomini che capiscono e che sono rispettosi e poi ci sono degli uomini e anche alcune donne che non capiscono.
Anche le donne che non denunciano la violenza subita non capiscono il male che stanno subendo e pensano di poter rimediare attraverso il silenzio, l’amore e l’accettazione.
Nell’ottica di questa educazione ai sentimenti sarà quindi importante il lavoro da fare sulle nuove generazioni. Significativo a questo proposito l’incontro che lei avrà con gli studenti e le studentesse dell’Istituto Alberghiero di Montecatini
Quando ero ragazzina io si diceva che le nuove generazioni sarebbero state completamente diverse e purtroppo vediamo che non è stato così.
La colpa è molto dei modelli che si presentano.
Se queste nuove generazioni giocano tutto il giorno a questi videogiochi in cui si vede la continua violenza contro le donne, alla fine a loro sembra normale.
Qualcosa di meglio ci sarà nelle nuove generazioni, ma purtroppo questa cultura, questa mentalità ritorna alla carica attraverso i fumetti, i videogiochi, la televisione, il cinema e anche attraverso la pubblicità, che è quasi sempre offensiva.
Comunque sono molto contenta di poter affrontare questo argomento con i giovani di Montecatini e vedremo quali spunti usciranno dalla discussione.
L’11 novembre esce nelle sale il documentario “Io sono nata viaggiando”. Come è nato questo progetto? Si tratta di un’opera che conferma ancora una volta la sua passione per il cinema e per il racconto per immagini
Veramente io non ho fatto niente, è stata un’idea del regista, il livornese Irish Braschi. Per realizzare questo docufilm ha preso molto materiale mio, come fotografie scattate da me e film in super 8 girati da me. Ma l'idea è stata sua. Lo ringrazio molto perché lo ha fatto molto bene, è una bella cosa.
Ndr: "Io sono nata viaggiando" è un viaggio documentario che attraversa i momenti più significativi della vita di Dacia Maraini.
Dichiarato opera di Interesse Culturale nazionale dal Ministero dei Beni Culturali, sarà in programmazione nei giorni 11, 12 e 13 novembre nelle sale cinematografiche e verrà distribuito dalla piattaforma Sky, il 13 novembre alle 17, nel giorno del compleanno della scrittrice.
Lei ha vinto il Premio Strega con “Buio”. Questo è stato anche il romanzo che ha amato di più o a cui è più legata?
Io sono sempre legata alle ultime cose che ho fatto perché sono quelle che mi tengono compagnia da ultimo. E’ difficile dire amo di più questo o quel romanzo.
Visto che siamo a Pistoia le chiedo di tracciarmi un suo personale ricordo di Tiziano Terzani.
Lo stimo molto, è una persona che tra l’altro mi è cara perché assomiglia molto a mio padre. Hanno avuto una vita molto simile, hanno fatto gli stessi viaggi, hanno avuto una grande conoscenza dell’Oriente e un grande interesse per la spiritualità orientale.
Non l’ho mai conosciuto personalmente, ma ho letto i suoi libri e lo ammiro molto.
Penso che noi dobbiamo proporre ai giovani delle figure belle, tipo questa di Terzani.
Dei modelli che rappresentano la bellezza dell’Italia. Non bisogna presentare solo delle veline o delle persone che vincono o che sono ricche. Bisogna mostrare la generosità, la coerenza con le proprie idee, la passione con cui si fa il proprio lavoro. E ne abbiamo tante di personalità straordinarie in Italia. Recentemente ho partecipato ad una celebrazione che si è tenuta in una Università degli Stati Uniti in onore di Rita Levi Montalcini e devo dire che c’era un’ammirazione straordinaria.
Queste sono le persone che ammirano all’estero e che noi dovremmo rispettare di più.
Giulia Baglini