Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il proverbio di oggi:
Il pane degli altri
ha sette croste!
Il modo di dire:
Mi nonna in cariola!
Esclamazione priva di senso compiuto e con significato di negazione.
In risposta a domande varie, tendente a negare con evidenza e disappunto.
Equivalente a ”ma ti pare” e al più volgare e ormai in disuso “la mi fava!”
Dal libro “Le parole di ieri” di G.Pardini
INCICCIA’
Lett: INCICCIARE. [Penetrar leggermente nella carne].
E’ termine italiano, anche se in disuso, ed indica, appunto, la circostanza di subire una piccola ferita: “mi sono ‘ncicciato un dito”: mi sono ferito un dito.
In dialetto aveva anche altri significati tra cui quello particolare di rimanere incinta:
“dai dai lei lì c’è rimasta ‘ncicciata”, gira gira, piano piano, dai dai, quella lì è rimasta incinta!
Aneddoto.
“Finalmente….. fra tutti ci s’è fatta!”
disse un nodiese quando seppe che la moglie, dai dai, era rimasta incinta!
INCORDAZIONE
Lett: INCORDAZIONE. [Incordatura.Collocazione delle corde. Tensione. Irrigidimento]
L’incordazione era un particolare fenomeno che capitava ai ragazzi in occasione di un’erezione molto prolungata. Succedeva di solito durante le festine in casa, antichi surrogati delle moderne serate in discoteca ma ugualmente molto emozionanti perché proprio in quelle occasioni
avvenivano i primi approcci, si manifestavano interessi e simpatie. Le festine erano semplici feste da ballo, organizzate in casa, in cui giovani dei due sessi si incontravano per sentire musica e ballare.
Il posto era l’abitazione di qualcuno che aveva un locale sufficientemente grande o uno scantinato disponibile, la musica quella dei dischi in vinile a quarantacinque giri. Lo “stereo” in quegli anni si chiamava giradischi (od anche mangiadischi, a pile), ed era costituito da un unico elemento quadrangolare con un coperchio chiuso, fermato da una chiusura a scatto. Si sollevava il coperchio e compariva il piatto girevole con il suo braccetto ed il filo della “corrente”.
Si cercava un posto per metterlo, si infilava il filo nella “presa” e si girava il pomello, rotondo, dell’accensione che regolava anche il volume. Subito si avvertiva il rumore elettrico dello schiocco dell’accensione e l’attrezzo era pronto. I volumi non erano da discoteca e termini come digitale, masterizzazione, dolby surround tutti da venire, ma le festine in casa erano comunque molto affascinanti ed emozionanti per chi vi partecipava.
Celentano, Mina, Gino Paoli, e i primi “complessi” risuonavano nelle case fra le distorsioni armoniche degli scadenti altoparlanti (non ancora “casse”) ed i crepitii della puntina logora,
tuttavia le note di “Io che amo solo te” con la voce di un giovane Sergio Endrigo erano in grado di far accapponare la pelle e di suscitare pure emozioni in quei giovani degli anni sessanta, senza mediazioni di pasticche od ultradecibel.
Durante queste vestine avvenivano spesso i primi veri contatti “carnali” fra i due sessi, i primi strofinamenti, le prime carezze. I contatti non andavano mai oltre questi approcci, Oggi questo può far sorridere, ma molti di noi proprio in queste occasioni hanno dato il loro primo bacio o hanno fatto la loro prima “dichiarazione”, a queste devono il loro primo innamoramento.
Le emozioni di questi primi contatti con l’altro sesso spesso provocavano nei ragazzi, sessualmente molto attivi, delle erezioni che perduravano per gran parte della serata. Non potendo avere uno sfogo naturale, questa eccitazione comportava una congestione molto dolorosa dei testicoli che prendeva appunto il nome dialettale di incordazione.
INFUSCASSI
Lett: nc.
In dialetto voleva dire sbagliarsi, confondersi, non raccapezzarsi in una determinata situazione.
“Mi sono un’ po’‘nfuscato”: mi sono confuso, rappresentava una forma di scusante per un atteggiamento o una decisione non felice.
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