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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
CULTURA
I poeti maledetti

19/10/2013 - 19:35


La definizione di “poeti maledetti” trae origine da un’opera del poeta francese Paul Marie Verlaine (1844-1896), ovvero Les poètes maudit che, pubblicata nella sua prima edizione nel 1884, comprende, oltre ai testi dello stesso Verlaine, alcuni testi dei poeti francesi Arthur Rimbaud (1854-1891), Tristan Corbière (1845-1875) e Stéphane Mallarmé (1842-1898).

Nel 1888, esce un’edizione aggiornata con inserite le opere della poetessa francese Marceline Desbordes-Valmore (1786-1859), dello scrittore francese Auguste de Villiers de l’Isle-Adam (1838-1889), e di Pauvre Lelian, pseudonimo e anagramma di Paul Verlaine. Nella sua opera, Verlaine li definisce ”poeti maledetti“, descrivendoli come anticonformisti, ribelli, innovatori, dei “poeti assoluti”.

Il poeta e scrittore francese Charles Baudelaire (1821-1867), con il suo pensiero e le sue opere, tra cui ricordiamo Les Fleurs du Mal, I fiori del male, ha influenzato i poeti successivi a lui ed è considerato uno dei precursori dei poeti maledetti.

 

“La vita della nostra città è ricca di soggetti poetici e meravigliosi. Siamo avvolti ed immersi come in un’atmosfera che ha del meraviglioso, ma non ce ne accorgiamo”.
“Non disprezzate la sensibilità di nessuno. La sensibilità di ognuno è il suo genio”.
(Charles Baudelaire)

La nozione del poète maudit costituisce il mito del pensiero romantico e domina l’ideologia della poesia della seconda metà del XIX secolo; la sua immagine definisce una condizione di disagio nei confronti della società, con conseguente isolamento, tendenza alla ribellione ed alla provocazione. La sregolatezza di questo stile di vita si traduce anche nell’inclinazione all’uso di alcol e droghe, alla ricerca di esperienze intense con l’intento di riuscire ad evocare sensazioni e situazioni estreme, con la tendenza all’autodistruzione.

 

I testi dei poeti maledetti sono sovente di difficile lettura ed interpretazione, poiché il sentirsi incompreso sfocia nella difficoltà ed impossibilità di esprimere il proprio essere, divenendo esso la propria prigione. Dall’animo sofferente e malinconico, tormentati da patimenti e turbamenti esistenziali, tendenti al vizio e alla ricerca di piacere, i poeti maledetti sono il simbolo dell’angoscia umana che deriva dall’osservazione della decadenza della società in cui vivono. Descrivendo le crude realtà della vita, considerano la poesia come una realtà superiore, eterna ed infinita.

La poesia diviene il modo per comprendere il senso della realtà: attraverso una sregolatezza dei sensi, il poeta diventa “veggente” e attribuisce alla poesia un potere magico, in grado di addentrarsi nelle verità profonde e celate della vita e dell’anima, illuminandole. L’arte viene celebrata come strumento per esplorare l’ignoto attraverso i simboli, per penetrare nell’animo umano, nelle sue emozioni e nei suoi desideri inconsci.

 

Arthur Rimbaud, afferma che “il Poeta si fa Veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi” e che “solo l’Amore divino conferisce le chiavi della conoscenza”.

Scrivevo silenzi, notti, notavo l’inesprimibile, fissavo vertigini” (Arthur Rimbaud)

E’ la pena più grande | non conoscerne il motivo, | senz’amore e senz’odio, | il mio cuore ha tanta pena!” (Paul Verlaine)”

 

L’appellativo di maledetto viene usato per definire anche artisti di epoche diverse che hanno alimentato questo mito: i poeti francesi François Villon (1431-1463), Aloysius Bertrand (1807-1841), Gérard de Nerval (1808-1855), Lautréamont (1846-1870), Petrus Borel (1809-1859), Charles Cros (1842-1888), Germain Nouveau (1851-1920), i poeti inglesi Thomas Chatterlon (1752-1770) e John Keats (1795-1821), il poeta e scrittore statunitense Edgar Allan Poe (1809-1849), lo scrittore, attore e regista francese Antonin Artaud (1896-1948) ed il pittore olandese Vincent van Gogh (1853-1890).
Arthur Rimbaud e Jim Morrison

Arthur Rimbaud rappresenta un poeta culto per l’icona del rock, poeta e leader carismatico della band The Doors, Jim Morrison: nella sua musica, oltre che nella sua vita, si può individuare un forte legame con il poeta maledetto.

Nel 1968, Wallace Fowlie, professore di letteratura francese alla Duke University, riceve da Jim Morrison una lettera di complimenti per la sua traduzione delle opere di Rimbaud. Da questo avvenimento, molti anni dopo, nacque il saggio “Rimbaud e Jim Morrison. Il ribelle come poeta”, pubblicato ne 1994, in cui Fowlie evidenzia le similitudini tra le loro vite e descrive le analogie tra le opere di Rimbaud ed i testi e le poesie di Jim Morrison, nelle quali l’influenza di Rimbaud è quasi evidente. 

Poeti maledetti, immersi nelle tempeste interiori del genio e della sregolatezza poiché, come disse Aristotele: “Non esiste grande genio senza una dose di follia”.

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