Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Su questo tema così importante torniamo dopo Trilussa, e ci torneremo ancora, perchè ne serve tanta... e allora si parte con Una Madamadorè e proseguiremo con sguardi diversi sullo stesso tema, chi vuole aggiungersi è benvenut*.
Penso alla parola partecipazione e mi viene in mente “democrazia”.
Questo pensiero coincide con il periodo del: “studiamo i Greci, mamma?” e allora mi metto lì, a rileggere cosa era e come poteva essere organizzata e governata una”Polis”.
Insieme a mio figlio cerco di capire e spiegare, quanto limitato e limitante per noi è quel concetto di democrazia, mi si drizzano i capelli quando leggiamo che: al voto potevano partecipare solo i cittadini maschi e liberi, gli spettacoli teatrali eran fatti da soli attori uomini, ecc.
Una cosa è certa è da lì che è partito tutto, come è certo che noi, gente moderna, non abbiamo inventato nulla, dai greci in poi, si è evoluta la democrazia, allargando i suoi orizzonti, attraverso la partecipazione attiva di tutti i cittadini, maschi e femmine, alla vita politica e sociale.
Gli schiavi, almeno sulla carta non esistono più, ognuno di noi sceglie chi ed in cosa credere. Dunque dai Greci, fino a noi, l'evoluzione democratica è stata il vessillo dei popoli, la storia Italiana ne è un esempio, uomini e donne hanno Partecipato, combattendo, durante la grande guerra, per appropriarsi della propria dignità e libertà, di persone, di popolo, di nazione.
E poi cos'è successo per arrivare ad oggi in questo “Stato”?
Una carta, scritta da grandi uomini e donne, una garanzia in ogni sua parola, in ogni suo punto, per le future generazioni. Sempre più ignorata, con disinvoltura si cerca in ogni modo di raggirarla, si dice che è vecchia e che deve essere cambiata.
Invece è la nostra Via Maestra.
Credo che basterebbe leggerla, rispettarla, applicarla e praticarla per non incorrere in errori di grossolana mediocrità politica.
L'articolo più bello? L'articolo 3 e il suo secondo comma: E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Un programma politico tutto da attuare.
Invece l'amarezza per le condizioni in cui versa il nostro paese è tanta, annichilisce.
Politici che non fanno politica ma teatro, il rimandare continuamente leggi indispensabili, il pensare solo ai diritti accumulati, senza nessuna vergogna di fronte ad un popolo, chiamato continuamente al “sacrificio”.
E' facile in questo momento, mollare, lasciar fare e vedere dove andremo a finire; il pensiero che tanto, si è impotenti di fronte al potere, prende campo facilmente, rendendoci rinunciatari, rassegnati e pessimisti. Si il pessimismo, la migliore arma per renderci conformisti, per convincerci a star rinchiusi nella nostra individualità, prigionieri del pensiero di essere senza alternativa, di essere dentro ad un sistema fatto solo di necessità urgenti, e le possibilità chi le racconta, chi le costruisce?
Le possibilità, le alternative, le scelte, la libertà di scegliere come si riacquista? Come si riacquista se non con il Partecipare, col gridare il proprio dissenso ed il proprio disappunto, uniti, al di là delle fazioni politiche, dei simboli, secondo il proprio sentire?
C'è bisogno di gente giovane e non solo anagraficamente, di gente curiosa di capire, gente appassionata, gente che sia disposta a rinunciare ad un pezzettino del suo, perché in futuro ci possa essere un ritorno di “bene comune”.
Il mondo non è nostro, siamo solo di passaggio, cerchiamo almeno di lasciare qualcosa di buono a “quelli dopo di noi”.
Dunque democrazia, partecipazione, libertà, sono legate indissolubilmente da un filo, logico e morale, sono le analogie di pensiero che rimbalzano dal cervello alla coscienza, appunto, la coscienza... come quella di un grande uomo italiano, che un po' di anni fa parlò così :
“Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro,che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli?
Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare...”
E senza dubbio, oggi possiamo dire, che non basta, serve uno slancio di generosità che induca a trasformare l'indignazione in voglia di partecipare, di esserci, di presidiare i luoghi della democrazia.