none_o


Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

. . . c'è più religione ( si esce un'ora prima). .....
. . . uno sul web, ora, che vaneggia che la sua .....
. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
. . . mia nonna aveva le ruote era un carretto. La .....
per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
none_a
Incontrati per caso
di Valdo Mori
none_a
APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
none_a
A cura di Erminio Fonzo
none_a
Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
none_a
Ripafratta, 12 luglio
none_a
Bagno degli Americani di Tirrenia
none_a
Molina di Quosa, 8 luglio
none_a
Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
none_a
Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
none_o
di Mario Tozzi

Stragi del maltempo: “Liberiamo i fiumi dal cemento”

22/11/2013 - 9:27


    Stragi del maltempo, Mario Tozzi: “Liberiamo i fiumi dal cemento”


“C’è una sola risposta alle alluvioni che ogni anno, puntualmente, massacrano la penisola italiana.
Non solo quella di chi studia il territorio, ma anche il recupero della conoscenza antica dei popoli del mondo che vivono in regioni a rischio naturale elevato, vulcani, frane o alluvioni che sia: un passo indietro da parte degli uomini rispetto alla natura.
La liberazione di fiumi, torrenti e corsi d’acqua dalle catene di cemento e asfalto che abbiamo imposto loro negli ultimi duecento anni.
Lo abbiamo visto nel 2011 a Genova, che ha intombato e dimenticato la ricchezza delle sue acque, e lungo il fiume Vara, un  tempo largo quasi un chilometro e oggi ridotto a poco più di cento metri. Lo abbiamo toccato con mano alle Cinque Terre, dove, se non continui a spezzarti la schiena in montagna, la scommessa di sopravvivere nel posto meno indicato del mondo la perdi senza pietà. E lo abbiamo provato sulla pelle viva all’isola d’Elba, a Messina, in Calabria e perfino a Roma.
E, non ultima, in Sardegna, bersagliata dalle bombe d’acqua figlie di un cambiamento climatico cui ci siamo quasi rassegnati. Più ingessi i bacini fluviali, più usi cemento e briglie, più innalzi gli argini, tanto peggio starai in caso di piena ragguardevole: un territorio sclerotizzato è preda del rischio idrogeologico molto più di uno vergine.
Un sistema di allerta davvero efficace, veloce e di lettura univoca, accoppiato alla rinaturalizzazione dei bacini idrografici: di questo ha bisogno l’Italia del terzo millennio.

Certo, qualche lavoro si deve fare: sistemi di ingegneria naturalistica e rimboschimenti possono tenere sotto controllo le acque selvagge in montagna. Qualche barriera imposta oculatamente a monte dei centri abitati a rischio, la pulizia dai rifiuti (non dagli alberi), ma specialmente lo sgombero delle aree di pertinenza fluviale da ogni insediamento, perché contro queste nuove alluvioni istantanee non c’è barriera che tenga e, soprattutto, non c’è tempo per fuggire.


Perché se ci ostiniamo a vivere nei territori del fiume, il fiume prima o poi se li riprende”.


Mario Tozzi è geologo e ricercatore del Istituto di Geologia ambientale e Geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche. Come divulgatore scientifico e saggista è autore di oltre 60 lavori scientifici, 7 carte geologiche, 3 libri e 2 testi scolastici (‘Scienze della Terra’, ‘Manuale geologico di sopravvivenza planetaria’, ‘La dinamica della Terra’, ‘Il nostro pianeta’, ‘Annus Horribilis’). E’ anche autore e conduttore di numerose trasmissioni scientifiche di successo (tra cui ‘Gaia, il pianeta che vive’, ‘La Gaia Scienza’, ‘Atlantide’)

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

24/11/2013 - 22:47

AUTORE:
Robert Plant

le province semplifica "gli orpelli burocratici", oltre a eliminare l'UPI regionale e l'UPI nazionale, con i conseguenti risparmi e quindi maggior risorse disponibili anche per la manutenzione del territorio.

24/11/2013 - 13:45

AUTORE:
Tiziano Nizzoli

Scusate, ho solo criticato e sono stato poco propositivo, ma esisterebbero soluzioni e risorse per ovviare al dissesto idrogeologico italiano.
Per prima cosa I Comuni dovrebbero poter disporre di quei fondi che il patto di stabilita' impedisce loro di usare, quando detti fondi venissero usati per riparare il dissesto idrogeologico di zone di loro competenza. Dal momento che i sindaci dipendono direttamente dalla Protezione Civile in caso di calamita'nel territorio da loro amministrato, occorre dar loro maggior potere, scanciandoli da quegli impedimenti ed orpelli burocratici imposti da Provincie, Regioni, Autorita' di bacino, Genio civile e chi piu' ne ha piu' ne metta. La tempestivita' d'intervento e' fondamentale e nessuno meglio di un sindaco conosce le precarieta' e fragilita' del suo territorio e le forze su cui fare affidamento. Naturalmente occorrera' pianificazione ed addestramento , nonche' una manutenzione e prevenzione adeguata; del resto, val la pena spendere dieci per evitare che una cosa accada, anziche' spendere mille per ripararla quando tutto e' accaduto e si sono magari perse delle vite.
E non si adduca la solita scusa della mancanza di risorse: se si indicesse un referendum popolare che fosse portato a scegliere tra la realizzazione di grandi opere o la risoluzione delle criticita' dovute al dissesto idrogeologico, non ho dubbi sulla loro scelta!

24/11/2013 - 8:44

AUTORE:
Tiziano Nizzoli

...che dire allora della centralina idroelettrica costruita alla foce dell'Ozzeri? Vi dico come la penso: per sua causa ci sono stati i cedimenti degli argini, che ad effetto domino hanno fatto cascare il ponte con le sue porte vinciane ed ucciso il povero Gabriellini. I conseguenti lavori in somma urgenza hanno fatto si che venissero realizzate, in sostituzione delle porte vinciane crollate, dei manufatti che , sempre a mio modesto avviso, non sono all'altezza di svolgere il loro compito, che e' quello di impedire al Serchio di entrare nell'Ozzeri.
Non solo, per posizionare questi manufatti si e' alzato il letto del canale di almeno 80 cm, praticamente e' stato realizzato uno di quegli sbarramenti innaturali tanto criticati da Mario Tozzi, ma la cosa piu' grave e' che I lavori sono stati dichiarati definitivi, anche se il prof. Nardi, in sede regionale, ha espresso qualche dubbio sulla loro bonta'.
Lo abbiamo denunciato in tutte le sedi, ma ci trattano da incompetenti e ci culano per il piglio; anche la Procura, destinataria di una nostra denuncia, tace. Ora provate ad immaginarvi una bomba d'acqua come quella verificatasi in Sardegna, oppure un lungo periodo di forti piogge ed una piena contemporanea di Serchio ed Ozzeri, cose prefigurabili, non vi pare? Non stiamo mica parlando di un asteroide che colpisce la terra, e' una cosa che con i mutamenti climatici in atto puo' succedere in qualsiasi momento.
Se cede un argine sulla sponda sx del Serchio all'altezza di Pappiana, quello che e' successo in Sardegna diventa una giacchettata, l'acqua arriverebbe fino a Pisa; comunque, a dire il vero, al momento ci stanno lavorando e si stanno accendendo tanti ceri nelle nostre chiese.
Si, signori miei, bisogna solo pregare che non succeda, visto che non si ha la forza di smantellare cio' che si e' fatto costruire inopportunamente, mai nessuno che dica "Abbiamo sbagliato, ma poi ce ne siamo accorti ed abbiamo riparato l'errore", vi risulta che sia mai stato fatto da chi governa il nostro territorio?
Voglia Iddio che non si verifichi mai una situazione come quella da me sopra prefigurata, ma si sappia che se succedera' la colpa sara' solo nostra, Sardegna docet!

22/11/2013 - 20:06

AUTORE:
Cittadino del Parco

Prova a chiamare anche i Carabinieri: pronto intervento 112 e Polizia di Stato 113, quando tagliano i grano maturo, il granturco secco, i girasoli neri e l'erba medica 4 volte l'anno ed i pini dopo il 120esimo anno di vita.

Tagliare una qualsiasi pianta in crescita sarebbe come rompere i fiaschi per vendere il vetro.
salute.

22/11/2013 - 19:47

AUTORE:
Gian Paolo

Parli del taglio selvaggio dei nostri monti, bene ti confermo che ad oggi e' impossibile bloccarlo, se guardi dal passaggio a livello di rigori , andando verso rigoli, vedi cosa c'è' rimasto di monte maggiore, se vai sulla panoramica vedi i tagli che imprenditori agricoli hanno effettuato.
Ho chiamato nell' ordine:
Forestale
Comune ufficio ambiente
Assessore ambiente
Provincia di Pisa uff. Forestazione,
Ho fatto scrivere a tre consiglieri comunali,
Nulla , non sono riuscito a fermare niente, anzi mi è' stato detto che i monti vanno tagliati a zero.
Per il cippato poi , la provenienza fantasiosa fatta dalle potature si scontra con una realtà dove il 90 % viene importato dai paesi dell est, con radioattività compresa.

22/11/2013 - 15:21

AUTORE:
Anziano Saggio ed informato qb

Se I suoi simboli sono la folgore, il toro, l'aquila e la quercia...noi non siamo dei tallocci (polloni).
Vedi le foto del dopo disastro del 25 dicembre 2009.
Li dove gli ingegneri che fecero gli argini al Serchio a fine /700 non era prevista ne la A11, ne la zona industriale e quindi come ripete il pror. Raffaello Nardi; li era previsto che in caso di rottura arginale, l'acqua del Serchio esondasse in quello che ora si chiama Bonifica di Malaventre ed era zona palustre a quei tempi e senza compromettere l'argine sinistro che rompendosi andava ad inondare la città di Pisa e una delle sette meraviglie del mondo; Piazza dei Miracoli con il suo campanile che pende dal mille e cento anni e che mai non va giù (come vorrebbero magari i livornesi)

Per mettere in sicurezza (diciamo in maggior sicureza il Serchio) sempre il Nardi chiese al Ministro Prestigiacomo dell'epoca, 110 milioni di euro, ma se piove tre volte tanto come il giorno di Natale 2009 come fece nel 1780 non c'è argine che non venga sormontato ed a quel tempo non dettero colpa alla diga di Vagli & non c'erano e si allagò Lucca, Pisa e tutta la piana.

Per l'intanto la Provincia di Pisa ha speso un po dei nostri soldini per allargare l'alveo del nostro Serchio di 40 metri in larghezza ed un kl di profondità e..tutto fà.

Per quanto riguarda l'invenzione del cippato, non c'è disgrazia che non porti fortuna e come si vede dalla foto n°7 li nel quadrato pini alti/pini/boni della pineta Salviati di Migliarino, quella pratica del cippato ha portato fortuna ai pini della pineta perchè viene finalmente rinnovata qb e potata.
Era mezzo secolo che la pratica di potare i pini era abbandonata sia per costi elevatissimi di mano d'opera ad alto rischio e sia perchè con il gas e gasolio è stato più conveniente riscaldarci che non con potatura del pino.
Ora con i nuovi sistemi di cestoni elevatori comandati con un stik tipo giocattolo, girano in sicurezza intorno ai pini come scoiattoli senza rischio di cadere rovinosamente come con le scale ed i rampini ai piedi e quindi con quella pratica di potatura oltre il legame cippato si ha come minimo 5 volte in più la raccolta di pine.
Come vediamo il cippato proviene sia dalla potatura, dal rinnovo di piante giunte a maturazione e dai diradi stessi dei pini.

Poi...il simbolo del dio Zeus, la quercia è ben amata e rispettata dai nostri vecchianesi nuovi (foto n°8)
bona.

22/11/2013 - 10:24

AUTORE:
Zeus

Intanto io che frequento la montagna più del mare vedo tagli e disboscamenti che mi sembrano selvaggi, e non vedo rimboschimenti. Una volta ad ogni ciocca d'albero che si tagliava veniva lasciato un bel pollone per dare modo alla pianta di ricrescere, invece adesso si fa respice fine...sarà colpa della crisi sarà l'invenzione del ceppato...ma così mi pare un mondo incasinato!