Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Stragi del maltempo, Mario Tozzi: “Liberiamo i fiumi dal cemento”
“C’è una sola risposta alle alluvioni che ogni anno, puntualmente, massacrano la penisola italiana.
Non solo quella di chi studia il territorio, ma anche il recupero della conoscenza antica dei popoli del mondo che vivono in regioni a rischio naturale elevato, vulcani, frane o alluvioni che sia: un passo indietro da parte degli uomini rispetto alla natura.
La liberazione di fiumi, torrenti e corsi d’acqua dalle catene di cemento e asfalto che abbiamo imposto loro negli ultimi duecento anni.
Lo abbiamo visto nel 2011 a Genova, che ha intombato e dimenticato la ricchezza delle sue acque, e lungo il fiume Vara, un tempo largo quasi un chilometro e oggi ridotto a poco più di cento metri. Lo abbiamo toccato con mano alle Cinque Terre, dove, se non continui a spezzarti la schiena in montagna, la scommessa di sopravvivere nel posto meno indicato del mondo la perdi senza pietà. E lo abbiamo provato sulla pelle viva all’isola d’Elba, a Messina, in Calabria e perfino a Roma.
E, non ultima, in Sardegna, bersagliata dalle bombe d’acqua figlie di un cambiamento climatico cui ci siamo quasi rassegnati. Più ingessi i bacini fluviali, più usi cemento e briglie, più innalzi gli argini, tanto peggio starai in caso di piena ragguardevole: un territorio sclerotizzato è preda del rischio idrogeologico molto più di uno vergine.
Un sistema di allerta davvero efficace, veloce e di lettura univoca, accoppiato alla rinaturalizzazione dei bacini idrografici: di questo ha bisogno l’Italia del terzo millennio.
Certo, qualche lavoro si deve fare: sistemi di ingegneria naturalistica e rimboschimenti possono tenere sotto controllo le acque selvagge in montagna. Qualche barriera imposta oculatamente a monte dei centri abitati a rischio, la pulizia dai rifiuti (non dagli alberi), ma specialmente lo sgombero delle aree di pertinenza fluviale da ogni insediamento, perché contro queste nuove alluvioni istantanee non c’è barriera che tenga e, soprattutto, non c’è tempo per fuggire.
Perché se ci ostiniamo a vivere nei territori del fiume, il fiume prima o poi se li riprende”.
Mario Tozzi è geologo e ricercatore del Istituto di Geologia ambientale e Geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche. Come divulgatore scientifico e saggista è autore di oltre 60 lavori scientifici, 7 carte geologiche, 3 libri e 2 testi scolastici (‘Scienze della Terra’, ‘Manuale geologico di sopravvivenza planetaria’, ‘La dinamica della Terra’, ‘Il nostro pianeta’, ‘Annus Horribilis’). E’ anche autore e conduttore di numerose trasmissioni scientifiche di successo (tra cui ‘Gaia, il pianeta che vive’, ‘La Gaia Scienza’, ‘Atlantide’)