Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Oggi la foto è dedicata a Colui che disse arrivando a Torre del lago: ”Amici! non vedo l'ora d'intorrelagarmi; mi ci voglio tuffare come una folaga, voglio infolaghire”.
Dopo tanti anni, il 30 novembre 1926, il Maestro ritornò a Torre del lago e ecco come lo racconta uno di quei che furono con lui i componenti del Club La Boheme, Lorenzo Viani:
“L'algida e piovorna mattina del 30 novembre del 1926, dopo una sosta a Milano, il Maestro, costretto in una cassetta d'abete, alzata verso il cielo diaccio e plumbeo dai fedelissimi, ritornò, per l'ultima volta, al paesetto lacustre. I boscaioli, dai panni profumati di ragia di pino, i traghettatori del Lago tra cui v'era anche «Caronte», i cacciatori, gli opranti, increduli quasi, osservavano il corteo silenzioso. Dalla stazione alla chiesa c'è un tiro di fucile, e per quel tratto, simbolo per il Maestro che fu cacciatore d'istinto (la caccia andava avanti anche alla musica) gli amici vollero che il Maestro fosse lasciato in compagnia di loro soli.«Ho l'impressione che qui ci starò bene».– Durante il tragitto ho pensato che Giacomo dovesse ripetere le parole che disse il primo giorno che l'incontrai sul Lago, in parola d'onore. – Diceva il Pagni agli amici quando la salma del Maestro fu deposta sull'altar maggiore della piccola chiesa.Un accordo lene di violini, alberi di selva gementi per magia di uomini, diffondeva nel tempio, coi motivi suoi prediletti, l'anima del grande Maestro.Dopo la benedizione, amici e camerati accompagnarono il Maestro all'estremo riposo prossimo alle sponde del Lago che per tanti anni egli aveva ascoltato mentre rivestiva di note le trame delle sue opere. Una densa caligine era calata sui pioppi, il fiatare dei campi acquitrinosi si accagliava sui rami sfrondati dei pioppi che parevano fioriti di bambagia, il Lago, e i monti s'erano intabarrati di caligo. Sulle facciate delle case coloniche che lineano la via del Lago, oggi intitolata al Maestro, tra festoni d'oro del granturco, c'erano i tappeti arancioni e rosso-sangue che si sogliono esporre soltanto la sera della processione del «Venerdì Santo» quando passa il catafalco con Gesù Crocifisso. In testa al corteo erano i gagliardetti dei Fasci di combattimento aculeati di baionette; una centuria marcava il passo, la Croce era avanti a tutti; simboli di combattimento e di pace garrivano intorno al Maestro. Il corteo funebre aveva della processione e dell'adunata.[…][…] Tra i rari manoscritti lasciati dal maestro Giacomo Puccini, il quale fu appassionatissimo cacciatore, c'è la maniera di cucinare la folaga e di toglierle da dosso il salvatico. Un inaspettato zampognare c’è nella sottile strumentazione delle sue opere. Egli diceva di averlo studiato quando nelle silenziose notti estive certi cacciatori, con una piccola zampogna di canna, imitavano il canto delle folaghe, e queste, ingannate, si buttavano, e venivano sterminate anche a centinaia.Eppure ai cacciatori, quando ritornano dalla tela con un bel ciuffo di folaghe, sembra di andare a far Pasqua, come i pescatori quando ritornano in porto con le corbe ripiene di salacche; pescatori e cacciatori ricordano certi avvogliati di vino squattrinati, i quali dimandano all'oste:. . . Cattivo, ma tanto..[…]"
Ecco il mio omaggio, Maestro!Non certamente ossequioso e reale come quello che, amato GI., Ti hanno fatto per anni amici ammiratori o compagni di caccia, ma tecnologico e pur sempre sentito e volutamente abbinato a quello per un altro amato GI., un altro cacciatore di un altro mondo, un’altra cultura di un’altra epoca, ma abbinati all’amore per lo stesso Lago.