Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Il proverbio di oggi:
Chi ha le tegole di vetro
non tiri sassi al vicino!
Il modo di dire:
Un esse ne su cenci.
Non essere in forma. Riferito a qualcuno che si sta comportando in modo molto diverso dal solito, al di sotto delle proprie possibilità
Dal libro “Le parole di ieri” di G.Pardini
SCIORTA
Lett: nc.
Nome dialettale per indicare la diarrea.
Probabilmente derivato da sciolta, andare sciolto, con le feci fluide, non compatte.
E’ termine piuttosto volgare. Molto comune in passato, oggi è quasi abbandonato e si utilizza prettamente a scopo canzonatorio.
Corpo sciolto è anch’esso utilizzato per indicare lo stesso stato di disordine intestinale, forse con una punta di minore volgarità ed è stato anche impiegato da Benigni per la sua famosa ballata.
Con la “compagnia del corpo sciorto” si intendeva indicare un’accozzaglia di persone, ma anche di amministratori e politici, che non fanno propriamente il loro lavoro o dovere con impegno e dirittura morale.
SCORCINATO
Lett: nc.
Ammaccato, sverniciato.
Il termine si adatta particolarmente alle piccole ammaccature che avvenivano nei recipienti smaltati, come i bricchi e i vasi da notte, che erano fatti di ferro sottile ricoperto da uno strato di smalto che lo rendeva più robusto ed igienico. Lo strato di smalto infatti era molto resistente ma fragile e bastava un piccolo urto che si scorcinava, si formava cioè una piccola ammaccatura che con un caratteristico crepitio, dato dallo smalto che si rompeva, dava luogo ad una piccola macchia scura a forma di ragnatela che risaltava sul bianco del recipiente.
SCORCIO
Lett: SCORCIO.
In dialetto si chiamava scorcio l’ultima parte della sigaretta accesa.
In tempi in cui la sigaretta era un lusso, chi non aveva soldi per comprarne si rivolgeva a chi fumava chiedendogli:
“mi dai lo scorcio?”.
SCOTERE
Lett: SCOTERE.
Scotere è la derivazione arcaica di scuotere e da questo ha preso il significato di picchiare, malmenare.
“Bada, bimbo, ‘e ti scoto!” equivale a “bada bimbo ‘e ne tocchi!”, “bada bimbo ‘e ti do!”, “bada bimbo ‘e t’arivo!”, tutte forme di minaccia che in questo caso, a causa dell’introduzione del termine bimbo, assumono un carattere di rimprovero piuttosto bonario.
Uno dei grandi meriti del dialetto, dei dialetti in particolare in quanto lingue vive, è quello di riuscire con facilità a rendere palese uno stato d’animo non espresso, una volontà non dichiarata ma resa ugualmente evidente. Ad andare cioè oltre il semplice significato delle parole e talvolta con un accento, una preposizione, un aggiunta nel discorso, riuscire a modulare la frase adattandola al significato voluto, indipendentemente dalla statica dei termini usati.
L’esempio precedente è lampante: pur utilizzando verbi minacciosi l’utilizzo dell’intercalare “bimbo” fa perdere alla frase tutto il suo significato intimidatorio promuovendo chi la pronuncia a ruolo di “padre”, con il conseguente uso di tutta la benevolenza di un genitore nei confronti del proprio figlio.
Scotere era anche un termine che si usava in riferimento alla raccolta delle pine: “si va in macchia a scote le pine”.
FOTO. Via Matteotti 1958