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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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TRATTORI E POLTRONE
di Trilussa

8/12/2013 - 0:31


Abbiamo bisogno di meno persone sulle poltrone e più sui trattori. Questa bellissima frase l’ho letta nel Forum del Giornale ed è da incorniciare. Come si possono spiegare altrimenti la tenacia con cui alcuni personaggi difendono la loro posizione di privilegio anche quando la legge, oltre l’evidenza, indicherebbero altrimenti?

 

Il ministro Cancellieri è stato un esempio recente. Pur non avendo commesso alcun reato il sentire comune, e anche qualche sollecitazione politica,  avrebbe dovuto indurre il ministro alla dimissioni. Come si fa nelle grandi democrazie europee avrebbe dovuto difenderla propria posizione, dichiararsi pubblicamente innocente ma poi, per non creare incrinature nella stima politica del Governo, avrebbe dovuto farsi da parte.


Si può pensare che la sua ostinazione sia in parte dovuta alle difficoltà nella tenuta del Governo ma  l’impressione dominante è invece che sia frutto di quella malattia cronica dei nostri politici che spinge sempre e comunque a difendere la propria posizione e i propri privilegi. Come se l’individuo, il cittadino, una volta entrato in quel mondo non sappia più liberarsene, perda il contatto con il mondo reale, con la realtà dei cittadini di cui smette di sentire i desideri, le necessità, e perfino gli umori.


L’ultimo caso è il sindaco di Salerno De Luca che sta difendendo a spada tratta il suo doppio incarico di primo cittadino e di viceministro delle Infrastrutture. De Luca è stimato dai salernitani e appare, e può senz’altro esserlo, una brava persona e un valido amministratore ma la sua lotta basata su appigli burocratici (le deleghe come viceministro non sono ancora formalizzate) è di difficile comprensione per il cittadino comune.


Non si possono avere doppi incarichi, la norma è chiara, punto.


E’ questo che noi persone normale stentiamo a capire. Perché? Perché questo attaccamento alla poltrona, questa difesa ad oltranza della posizione, dell’incarico politico. Un attaccamento che ti fa passare sopra ogni cosa, sopra le accuse, sopra le sollecitazioni dei colleghi, sopra lo sdegno dei cittadini, talvolta anche sopra gli avvisi di garanzia. Che non vuol dire essere colpevoli ma che dovrebbe essere più che sufficiente per sentire dentro di te l’orgoglio e la necessità di farti da parte. Per difenderti meglio, per dare un esempio di trasparenza, per non sminuire l’ufficio che rappresenti.


In Europa e nelle democrazie occidentali sarebbe sufficiente, qui da noi vale invece solo una qualifica di "indagato" che non comporta nessuna restrizione politica e che, in alcuni casi, quasi un vanto simile ad un’azione di resistenza verso una magistratura ingiusta e politicamente corrotta.


Nel caso del sindaco De Luca non sappiamo il reale motivo del suo rifiuto di lasciare il doppio incarico anche perché la vicenda complicata da un’indagine della Magistratura che ha portato al sequestro del cantiere Crescent, un enorme edificio costruito di fronte al porto su area demaniale ora sotto sequestro, e sulla cui regolarità si sta ancora indagando.


Escludendo quindi, o non volendo considerare il caso Crescent per quanto riguarda il De Luca, pensiamo che comunque il fatto di avere insieme soldi, incarichi, potere, privilegi, conoscenze e facilitazioni faccia dimenticare di essere, prima di tutto, comuni cittadini semplicemente prestati alla politica. Come si spiegherebbe altrimenti l’attaccamento con cui molte persone, anche con incarichi modesti (anche dal punto di vista economico) ma importanti come i sindaci, in alcuni casi mettano in campo tutta la loro influenza pur di rimanere al loro posto.


E se nella politica, sulle poltrone, abbondano, sui trattori invece mancano.


Ed allora veniamo a scoprire, non per azione delle forze di Polizia, ma per iniziativa autonoma della Coldiretti che ha fatto un presidio al Brennero bloccando le centinaia di camion che ogni giorno entrano nel nostro paese con derrate alimentari, che due prosciutti su tre che noi acquistiamo nei negozi con scritto prodotto italiano vengono da paesi lontani, le patate arrivano dall’Olanda, gli italici spaghetti dalla Cina, le mozzarelle “siciliane” dalla Germania, il latte dalla Polonia per la Lombardia, il caglio dal Belgio per Verona. Perfino del pane precotto congelato con destinazione Bolzano e Mantova. Naturalmente non tutte le mozzarelle o il latte sono di origine straniera ma molti prodotti che troviamo nei banchi dei supermercati con la dizione “prodotto in Italia” potrebbe tranquillamente non esserlo.


Importiamo prodotti dall’estero per finirli o confezionarli qui in Italia affinché possano portare il nostro marchio. Un po’ come i capi di abbigliamento prodotti a Prato dai cinesi che vengono posti sul mercato con il logo “made in Italy”, una sicurezza per  il loro sicuro piazzamento in Italia e nel mondo.

Ecco la nostra ricchezza, il nostro petrolio che non si trova a chilometri di profondità ma, nel caso dei prodotti alimentari,  appena in superficie.


Non si capisce quindi perché quando Saccomanni e gli altri ministri italiani sono andati negli Stati Uniti a perorare il paese Italia abbiano parlato di industria e commercio ed abbiano lasciato casa quello che è veramente il nostro petrolio, quello su cui bisognerebbe veramente basare la nostra economia dopo che abbiamo perso da tempo quella potenza industriale che eravamo solo qualche decennio fa.


Perché siamo il paese che tutti sognano una volta nella vita di visitare, che ha il più grande patrimonio artistico del mondo, con il cibo più buono, i capi di abbigliamento migliori, la storia più affascinante  e il cui ministro dello Sviluppo Economico dovrebbe avere non più di  una semplice stanzetta nell’enorme edificio che ospita il ministero del Turismo e dei Beni Culturali. Il nostro Ministero del Petrolio.


Così i nostri trattori tornerebbero a lavorare i campi e i nostri giovani potrebbero sviluppare nel proprio paese quelle qualità di impresa e di genialità per cui sono famosi nel mondo.
 
 

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