Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Salsapariglia.
Maledetti nomi che intrigano più che spiegano!
Strappapanni si chiama, basta!
Se poi vogliamo fare li “struiti” allora chiamiamo in causa (chi se non) Linneo e il suo “smilax aspera”.
Linneo metteva tutti del pari, greci e latini (cani e gatti) e così ha preso il primo nome ”smilè-raschietto” perché la pianta graffia e il secondo “asper-scabro” perché graffia davvero e accontenta tutti!
Ma allora salsapariglia chi ce l’ha messo?
Andiamo di là dal mare, in Messico, Guatemala e isole caraibiche dove le piante e le loro droghe hanno più potere e rilevanza che in ogni parte del mondo.
Là nacque la prima bevanda a base di cola a base di estratto di radici di smilace, pianta usata per combattere la sifilide e molte altre malattie.
Strofinando energicamente foglie e fusti (cosa difficile data la scabrosità delle spine presenti su tutte le parti) si notò un affiorare di “sapone” come quello che avevano sul collo i cavalli sudati e fu coniato il fantasioso nome unendo salsa (schiuma) a parilla (coppia di cavalli).
Vuoi vedere i botanici europei?
Rimanendo con lo spagnolo e dando una nova interpretazione e un nuovo nome si dichiarò che salsapariglia è dovuto all’unione di zarza (arbusto) con parilla (vite).
Sì, va bene la vite per l’andamento del fusto, la pignetta che somiglia all’uva, ma la smilace non è certamente un arbusto e poi manca di fantasia, quella che i greci ebbero al tempo degli dei dove vivevano il giovane mortale Croco e la ninfa Smilace che erano innamorati amanti, ma destinati a non potere continuare per la differenza del loro essere e che gli dei pietosi tramutarono nelle due piante che portano i loro nomi.