Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Storie ed altre storie sentite e riraccontate per chi un le sapeva.
Era il millenovecentosettantaquattro, guasi 40 anni fa, quando la mi mollie brontolò perché tutte le sere ‘ndavo al barre; òra dovete sapè che Vecchiano gliera un paese concentrato su barri, pensate che c’èra: Adamo della Riesa ,davanti all'olimpia, la pergola, e ‘omunisti (che èrino davanti ar comune), i repubbriani, i socialisti di fianco ar campanile, il bar de Bardacci (in via del giardino dove c’era l’albergo Garibaldi) e il barino (dove ora ci riparino le bicirette) e èrino sempre pieni, se una sera un ci potevi ‘ndà, la sera dopo ti chiappavi il famoso dì “siei legato ‘orto?
La tu mollie un t’ha fatto sortì?”
Tornando alla mi mollie, quella sera lì mi fece piglià lo gnocco! Allòra ni dissi: Aida vestiti un po po ammodino che stasera si sorte assieme!
Lei tutta ‘ontenta la viddi 'ambià atteggiamento, ner viso, ni si leggeva la gratitudine e l’occhi brillavino come quando ar mi filliolo ni dicevo che lo portavo alle giostre…in tre balletti fu belle e che pronta, mi prese sottobraccio impettita e gongolante come un pavone in calore, e con la testa mi fece cenno d’indà… la goduria, per lei, durò poo, ci vorse du menuti a 'rivà davanti ar barre, la sentiedi ‘rigidissi, ni si sgonfiede 'r petto e sull’occhi ni si calonno le sopracciglia scurandoni 'r viso all’istesima maniera di vando tutt’an tratto le nuvole tappano ‘r sole.
Allora, per falla venì drento ar barre mi ce ne vorse più che a convince ‘r miccio a tirà ‘r baroccio in salita, ma alla fine ci riusciedi!O vieni giovine, mi disse Cirano, ti s’aspettava per la briscola/tressetti, hai portato anco la tu moglie? Si, ni dissi, ma lei un gioa…stasera s’annoiava a stà a casa e allora…Il sorriso dell’Aida fu spaventevole, somigliava a quello d’un cignale preso di striscio in una battuta di 'accia, ner fra mentre, erino già pronti per lo scozzo Torquato, Nello e Cirano, mi piazzai anch’io e feci mette la mi mollie a sedè all’angolo der tavolino accanto a me.
Ordinai 5 ponci a bricco rumme e cognacche, accesi l’immancabile sigaretta esportazione senza filtro e la diedi in bocca all’Aida, fuma ni dissi e n’accesi un’artra, il fumo nel barre era un accessorio di serie. Arrivonno e ponci, e all’Aida ni toccò bello come fosse sciroppo, la serata ‘ndiede avanti tra giri di ponci e sigarette ner mentre ‘r gioo pigliava la su parte migliore con l’immancabile discussione sur cario dato di traverso er fatto d’avè messo briscola ‘nvece d’indà liscio e ammazani ir regio cor tre, e moccoli poi, si rincorrevino e avvicendavino a staffetta coronandosi d’appellativi e componendo piccoli poemi alla ricerca del creatore e tutta la su famillia.
A finetarda sera s’incamminammo sulla strada der ritorno a casa appoggiandosi a vicenda e quando s’arriviede ne viottolini, l’Aida, barcollando ner buio mi disse: mi gira r capo, sono rincoglionita da discorsi, mi brucino l’occhi, cor fumo de pormoni ci potrei affumià dugento aringhe, mi sento un foo allo stomao che se faccio un rutto come minimo mi strino la lingua, io al barre a soffrì di ‘osì un ci vengo più!La mia risposta fu netta: aaaa, te pensavi che io la sera ‘ndessi a gode eh?
Quello fu 'r mi 'ontributo al successo della televisione, tutte le sere prima d'uscì ni dicevo:Aida vieni?
E lei no, vai pure, io guardo la televisione!