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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Che tempo che fa - di Michele Serra
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di Fernando Bezi
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Mazzarri e Boggi (Lista Boggi Sindaco)
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di Bezzi Fernando - 2025-04-17bezzifer
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Rosanna Betti
per Fiab Pisa
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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Il gabbione (1934)

24/12/2013 - 7:39


Nel ’34, il 13 dicembre, nacqui nei Bagni alla scesa del Ponte, al primo piano della casa a sinistra, lungofosso.
Erano l’otto e venti di mattina.
Mi dicono che nacqui tutto verde per “itterizia acuta”: a me hanno sempre detto che alla povera mamma, la sera prima a cena, avevan dato un piatto di spinaci...!
Ero brutto e peloso tantoché, mi raccontano gli anziani, quando la gente veniva a vedermi, i parenti accostavan gli scurini.
Poi mi feci bellino, ma nel crescer mi sono risciupato...
In questa storia io però non c’entro: ho detto quel ch’ho detto per fissare una data...
Io non so chi sia stato il cervellone (ingegnere, architetto o... faccendone) che consigliò, in quell’anno, di rubare a tutti i Bagnaioli, ed al buon gusto, sette ottavi di Piazza, con un muro, alto tre metri e passa, che distava dall’arco delle case poco meno dell’attuale strada.
Per dir la verità quel... grande nome si potrebbe trovare facilmente scartabellando un po’, ma non ho voglia né, penso, val la pena, tanto più che al racconto dell’impresa non interessa affatto. Né interessa il perché, il dove e il come si decise lo strazio di un disegno armonioso, solenne, riposante, architettato duecent’anni prima.
L’interessante è che, comunque, si costruì quel muro e che costò alla popolazione una filza di firme in Municipio, cinque o sei scanagliate con i fiocchi e una mezza... sommossa con corteo, in tempi che i cortei venivan... tinti d’un colore soltanto.
Ma veniamo al racconto piano piano...
Per dirla col “Barbiere di Siviglia”, la calunnia, da prima, è un venticello che poi diventa un colpo di cannone: nel nostro caso, invece, il venticello fu lo scontento appena si riseppe la folle decisione di qualcuno di... consumar lo scempio che s’è detto.
Lì per lì si diceva che l’affare era tutta una chiacchiera cretina e che dal dirlo al farlo per davvero c’era di mezzo il mare e che, comunque, se chi comandava l’avesse fatto in barba a tutti quanti, avrebbe fatto, quasi certamente, qualcosa che col  tempo e con la... paglia sarebbe stato infine digerito.
Chi dette il colpo, poi, sul tavolino, sperò nell’“Obbedienza” ad occhi chiusi, i i tempi correnti e via dicendo...
La proprietà dell’Opera dei Bagni, Palazzi, monte, Bagni e “Caffeosse”, si liquidò alla svelta, lasciandoci lo “Spizio” ed una fonte (fonte a mezzo servizio, la mattina) per goder d’un po’ d’acqua del Pozzetto.
Si cedette il... malloppo a un Ente nuovo ch’era nato da poco: benemerito quanto voi volete, ma la benemerenza, in questo caso verso i lavoratori bisognosi delle cure e dei bagni delle Terme, non sarebbe venuta certo meno anche se l’... Ente resse rinunciato a ingabbiare i giardini con la Piazza. (Questa, solo una nota personale).
Il muro venne fatto in poco tempo, a tamburo battente, e i Bagnaioli, sbigottiti e tristi, assistettero al crescer dell’... aborto, come in un brutto sogno, che gridava vendetta e repulsione alla vista, al buon gusto e alla natura.
L'ampia curva di strada, dimezzata; dimezzato il respiro dei Palazzi; rinnegato, sconvolto, calpestato, lo splendido progetto del Ruggieri; i Bagnaioli, esclusi dalla Piazza senza neppur potersi consolare a vederla soltanto.
Un pesante cancello da prigione avrebbe, poi, aperto uno spiraglio per accedere ai Bagni.
Il troppo “stroppia”, come si suol dire!
E come la “calunnia” del “Barbiere”, il malcontento diventò boato e tutti, comandanti e servitori, si trovarono uniti a brontolare, anche se lì per lì ci fu qualcuno, naturalmente non di San Giuliano, che tentò, che sperò di soffocare, con minacce o di forza, il malumore.
L'affronto era... grossino.
I'... gerarchi di Bagni, per amor d’unità, stavano zitti, ma avrebbero di certo tollerato che qualcuno parlasse. E qualcuno parlò, anzi strafece, per quei tempi un po'... neri.
Chi strafece e parlò fu la Salana.
Ormai con un bel mucchio d’anni in groppa, non riusciva a digerir quel muro che rinchiudeva la sua bella Piazza in cui, per tanto, aveva sgonnellato, passeggiato coi figli e con le amiche, chiacchierato con tutti un po’ di tutto, ascoltato la banda ed assistito a “feste grosse”, ai fuochi, a balli, funerali e cerimonie. Ora, le si chiudeva quel suo mondo e lei si ribellava.
Prese un foglio di carta protocollo, s’armò d’un lungo lapis copiativo e s’accinse. con altre, uscio per uscio, a raccogliere firme di protesta.
Fu un diluvio di nomi scritti in fila, di croci, scarabocchi e firme false: si fecero firmare i neonati, i morti, i forestieri e i carcerati; le donne incinte avevano diritto a firmare per due.
Di fogli protocollo, fino in fondo, se n’empirono sei; al settimo mancarono i tre nomi di tre... cacchine che, in qualunque modo, vollero far notare l’“Obbedienza”. (Avendo voglia, si potrebbe anche ritrovare quei nomi negli appunti che qualcuno redasse).
II... pacco delle firme fu portato trionfalmente al Podestà del tempo: neri, rossi, sospetti, mezzi e mezzi, erano stati tutti solidali, anche se qualcheduno, per prudenza, aveva fatto uno svolazzo e basta.
Il Podestà, ammirato, su due piedi, promise mari e monti, ma sotto sotto lui sapeva bene che non contava nulla.
Ciononostante il muro s’interruppe e per tre giorni non si fece niente.
La Salana, con tutti i Bagnaioli, sperarono qualcosa.
Il quarto giorno, all’alba, si riprese il lavoro e fu quel giorno che in una casa d’ “in-cima-Perinsù” si parlò di corteo.
Non ci furono inviti scritti od altro, né manifesti, né discorsi in piazza; ci fu soltanto un tenue mormorio, leggero come l’aria, da quella strada a un’altra, da una finestra a un uscio, da una chiostra ad un orto, al Chiasso, al Ghetto.
Era un tacito accordo generale, ma nessuno credeva all’efficacia di quel che infine accadde domenica mattina.
Nessuno ha mai saputo riferire da dove prese forma il gran corteo, né chi l’organizzò e come fece.
Sta di fatto che, a mezza mattinata, da... verso il Ponte si snodò il corteo con cartelli e bandiere tricolori che salì Perinsù fino al Comune, sbraitando a gran voce che quel muro, infamato e infamante, a tutti i costi, doveva esser subito abbattuto.
Per dimostrare poi che il desiderio era di tutti, di tutti in generale, si presero scalpelli, mazze e ferri e, con gesto simbolico ma vero, si cominciò a sgretolarne un pezzo.
Autorità, carabinieri e guardie, stavano fermi e zitti da una parte.
Con i gesti e la voce, la Salana incitava alla... mischia: sembrava una figura d’altri tempi, una di quelle eroiche popolane che, dai libri di storia per ragazzi, si vedon cavalcar le barricate come fossero solidi balconi.
Di preciso si sa che poi, alla fine, dopo promesse, chiacchiere e speranze, eccitati dal fatto e... infinocchiati, tornaron tutti a casa buoni buoni: la furia era sbollita col corteo...
Però, ci fu un però, bisogna dirlo: i lavori del muro, il giorno dopo, furon sospesi e basta.
Due settimane dopo si demolì il già fatto e si scavò, arretrando di più metri, un fondamento nuovo.
Crebbe così un muretto di mattoni, rifinito in Fiordoro bagnaiolo: sopra questo, s’alzò, dopo del tempo, un’inferriata grigia d’aste a punta che permetteva almeno di vedere quella povera Piazza incarcerata.
Così fu demolito il... muraglione e fu innalzato, in barba ai Bagnaioli, quel gabbione che tutti ora vediamo. Bello non è davvero, ma al confronto di quel che ci sarebbe capitato se la Salana e tutti i paesani, non avessero fatto quella... marcia, è certamente un fiore.
Ora, si dice che quel nostro... fiore si stia per avvizzire, che sia lì lì per esser fatto a pezzi e riposto in soffitta tra i ricordi ammuffiti.
Chi ci crede di voi?
Chissà se un giorno, magari di lassù, in Paradiso, affacciandoci insieme ad un buchetto d’una nuvola d’oro, potremo intravedere, a San Giuliano, la Piazza... rinvivita e scarcerata da quel gabbione grigio...
Si, può accadere tutto in questo mondo!
 
Hai ragione caro Luciano, può accadere di tutto e anche quello di rivederci là, Perinsù, a ridere e scherzare come abbiamo fatto per anni insieme amando il prossimo più di ogni altra cosa.
Stanotte sono sicuro che ti rivedrò alla Messa di mezzanotte come ogni anno e ti riabbraccerò nel cuore come ho fatto per anni: auguri delicato e pungente amico mio.

tuo Umberto

Fonte: da "I racconti del fosso" di Luciano Bacci, Gruppo tetrale "I Bagniaioli" (1991). cartolina 1901, archivio u.m.
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24/12/2013 - 17:48

AUTORE:
vecchianese

Certo avete da pensare ai cavoli vostri comunali, ma ci starebbe bene un pensierino anche ai vostri autori.
chissà se ne troverete un altro!