In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
Sono passati alcuni giorni dal precedente articolo su questa nuova sezione “storie e paesi” e allora andiamo a leggere cosa ne pensavano gli italiani di quel “lavoro” negli altri giornali “cartacei” dieci anni dopo:
Dalla rivista Giorni (luglio 1975)
C’è una soluzione per tutelare il patrimonio faunistico e floristico della “ macchia di Migliarino”: crearvi al più presto un Parco nazionale.
Una meraviglia di verde da guardare a vista.
(Pisa), luglio
Parlare di Vecchiano è parlare della salvaguardia della «macchia di Migliarino» e del drammatico problema dell’inquinamento del Serchio. Per il primo punto, un’incalzante battaglia delle forze di sinistra ha impedito che andasse in porto una delle più colossali speculazioni a danno di un patrimonio naturale di incommensurabile valore.
La «macchia di Migliarino» (proprietà dei Duchi Salviati) si estende per 2.500 ettari da Torre del Lago alla foce del Serchio. Costituisce il nucleo centrale di un complesso faunistico e floristico di interesse mondiale. Unito a Nord con la macchia lucchese (500 ettari, proprietà del Comune di Viareggio) e a Sud con la Tenuta di San Rossore (demanio pubblico, in dotazione al presidente della Repubblica, 5.000 ettari), rappresenta il cuore di una delle più compatte plaghe forestali litoranee italiane. Dominata da pini marittimi, pini domestici, lecci, querci, ecc., si espande per 20 km. (profondità massima di 6) delineando una delle più suggestive fasce costiere del Tirreno.
Questa macchia forestale, testimonianza delle antiche condizioni climatiche e ambientali della nostra penisola, conserva esemplari di fauna che erano presenti nel Mediterraneo alcuni millenni indietro. Particolarmente importante la sua microfauna (altrove irrimediabilmente alterata dal disboscamento, dall’uso indiscriminato di insetticidi, ecc.). Base per uccelli migratori, ospita circa 270 specie, più della metà della fauna ornitica presente in Italia. La vicinanza di un centro di studi e di ricerche quale l’università di Pisa ne accresce il valore: per gli studiosi e i ricercatori è una fonte inesauribile a due passi dal laboratorio.
« La popolazione di Vecchiano ha dato prova di un alto senso di civismo e responsabilità — dice un operaio —, Ha rifiutato la filosofia della "valorizzazione turistica” come era concepita nel periodo del boom (che misura il progresso dai nights, porticcioli, bar scintillanti) e ha voluto preservare un bene che non interessa soltanto gli abitanti del luogo. Guardiamo la carta geografica: da Viareggio in su, la speculazione ha creato lungo la costa una colata lineare di cemento... e in giù, verso Livorno, troviamo la lottizzazione di Marina di Pisa, il campo militare americano (Derby, 1.400 ettari) e via di seguito. La «macchia di Migliarino» costituisce uno degli ultimi lembi di vegetazione costiera mediterranea in Europa. Vogliamo conservarla intatta ».
« Una lotta che dura da venti anni — continua un commerciante — dal primo progetto di. lottizzazione (a opera dell’ingegner Barbetta, il cui nome è legato alle speculazioni più obbrobriose: dai 1.000 ettari di Punta Ala alla cosiddetta ’’Città Giardino” di Viareggio) agli ultimi tentativi delle società proprietarie del
terreno: svendere dalle 1.000 alle 5.000 lire al metro quadrato in lotti frazionati, per creare un ’’cuscino” di piccoli proprietari — sono già più di 500 — da opporre demagogicamente ai pubblici poteri ».
La «macchia di Migliarino» non ha soltanto valore paesaggistico e scientifico. E’ stato più volte ribadito il ruolo che svolge la vegetazione litoranea per il consolidamento delle mobili arene, per la difesa delle colture dell’entroterra dai venti marini carichi di salsedine, per l’azione arginante il disordine idrico causato dai ristagni dei corsi di acqua. Inutile sottolineare la sua importanza per la stabilità del clima e la salvaguardia degli equilibri biologici. «Speriamo — dice il vicesindaco Emilio Spinesi, comunista — che si possa concretizzare al più presto la realizzazione dell’auspicato Parco Nazionale. Le prospettive sono buone, la Regione è particolarmente sensibile alla soluzione favorevole di questa travagliata vicenda. Significherebbe togliere definitivamente questo patrimonio dalle grinfie della speculazione edilizia».
Vecchiano, comune di 9.200 abitanti, ha le sue principali attività produttive nel settore delle calzature (220 dipendenti circa), nelle serre (120 lavoratrici stagionali. 25-30 fisse), nelle confezioni, ecc.
«E’ un comune che gravita su Pisa — afferma Fausto Guccinelli, assessore comunale, comunista — sulla Piaggio, S. Gobain, Motofides... Abbiamo un gran numero di pendolari e una insostenibile situazione per la carenza di adeguati trasporti. Pur essendo a 6 km. da Pisa siamo un paese isolalo».
«Questa zona è caratterizzata da una terra altamente fertile adatta alla coltura ortofrutticola — dice Mauro Tolaini, capogruppo PCI — Invece si è sviluppata la produzione del mais. I grossi proprietari non vogliono condiscendere agli indirizzi della Regione e alle caratteristiche della zona».
«Abbiamo casi clamorosi per quanto riguarda le cave — afferma un operaio. — Una ditta ai confini di Viareggio provoca da tempo aspre polemiche: a forza di scavare è arrivata alle mura di un cimitero. E’ stata definita la cava dei cadaveri. Un altro episodio: la ditta Mori, nata come azienda agricola, si è data all’estrazione di rena e recentemente ha acquistato altri 30 ettari. Ci troviamo così con un lago adiacente alla pineta che si allarga su un terreno che dovrebbe essere parte integrante del Parco». I cittadini di Vecchiano, cosi impegnati nella difesa dell’ambiente (il Comitato d’iniziativa di Vecchiano per il Parco Nazionale ha raccolto più di 15.000 firme) si trovano quindi a fronteggiare i più aberranti misfatti: lottizzazione della pineta, cave, inquinamento del Serchio.
Questo fiume raccoglie gli scarichi urbani e industriali di Lucca e dell’alta e media Garfagnana. L’odore è nauseabondo, il pericolo per la salute pubblica costante. Decine di metri di verde della «macchia di Migliarino » vengono distrutti ogni anno dai venti carichi di sostanze inquinanti. Il mare per l’azione delle correnti è compromesso per un lungo tratto.
«Le acque degradate del Serchio giungono fino a Viareggio — dice Renato Baldi, direttore dell’Azienda di Soggiorno Riviera della Versilia — è una situazione scabrosa, basta pensare che una sola fabbrica riversa nel fiume un inquinamento pari a una città di 200.000 abitanti ».
«La Regione ha stanziato 4 miliardi per risolvere questo problema — conclude Emilio Spinesi. — Di questi, 1,7 miliardi sono stati stralciati per Lucca, onde ottenere al più presto un miglioramento. Il progetto presentato alla Regione non è risultato però soddisfacente.
Cosi abbiamo perso un altro anno e ci troviamo nelle condizioni di sempre».
La depurazione del Serchio potrebbe venire incontro alle difficoltà idriche della zona. Le sue acque potrebbero essere utilizzate in modo diretto o indiretto per l’irrigazione delle coltivazioni agricole.
Bruno Giovannetti