Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Ieri, 11 gennaio 2014, a quindici anni dalla morte di Fabrizio De André, insieme a pochissimi altri, sette o otto, lettori e lettrici della Voce del Serchio, sono andato nella sezione cultura di questo giornale e ho cliccato su “Ricordo. Fabrizio De André”. Ho letto la biografia anonima che finisce così:
“L'11 gennaio 1999 Fabrizio De André muore a Milano, stroncato da un male incurabile. I suoi funerali si svolgono il 13 gennaio a Genova alla presenza di oltre diecimila persone”.
Allora ho ripensato alla grandezza di Fabrizio De André e al fatto che questa grandezza non fu amplificata dalla sua morte precoce, ma era già consolidata. In tanti fin dagli anni Sessanta lo ascoltavamo e lo cantavamo. La sua morte non aggiunse fama, ma solo una gran tristezza.
Il mio primo atto da consigliere comunale a San Giuliano, nei primi anni Duemila, fu una mozione per intitolare la cava di nord est alla sua memoria, accompagnandola con una targa in ricordo dei cavatori. La proposta fu accettata all’unanimità. Ricordo però che qualche collega consigliere mi guardò ridacchiando e scuotendo la testa, io non provai imbarazzo, anzi ero contentissimo di aver fatto questo per un cantautore che non esitavo a chiamare “poeta”, sicuro di pronunciare questa parola senza essere ridicolo.
Dopo aver letto la biografia sono andato su You-Tube per ascoltare le canzoni di Fabrizio. Ho alzato il volume e ho aperto la finestra. Poi sono andato sul sito della "Fondazione Fabrizio De André" e ho cliccato su “Grazie a tutti gli amici che anche quest’anno ricorderanno Fabrizio” e si è aperta una finestra con un elenco lunghissimo.
Oggi c’è un po’ di sole e me ne vado al mare. “Lo sa che io ho perduto due figli Signora lei è una donna piuttosto distratta”, Amico fragile (Volume VIII, 1975). Grandissimo Fabrizio. Grande anche la cover di Vasco Rossi al concerto genovese del 2000 “Faber amico fragile”.
http://www.fondazionedeandre.it/index.html