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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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12 13 14 LUGLIO E ANCORA 19,20,21 MUSICA DAL VIVO
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
LIBRI
Le emozioni letterarie di Lily

22/1/2014 - 22:33




Concia è veramente indisponente, arrogante, presuntuosa con quest'aria compunta, da giornalista “so tutto io”.
Lo dice e soprattutto lo ammicca con lo sguardo l'ex sindaco di exkimo-sinistra che anche lui, santocielo, “sa” di letteratura.
Eh sì, la signora fa un po' di rabbia con quel suo essere carina a cinquant'anni, marito e 4 figli e  per di più si occupa di politica, letteratura, giornalismo!
Non si può attaccare con gli stereotipi da “riunione di soli maschi” (anche si sinistra). E' brutta, senza marito-compagno (le manca qualcosa, ecco perché è così acida (combattiva?), ha poco talento e lo deve a qualcuno se è lì. Non  ha figli (mutilita nella maternità). No, con Concia non si può. Resta solo l'antipatia e poi forse, guardando bene, questo marito, giornalista  pure lui, perché non è stato più intelligente o più protagonista di lei? Beh, consoliamoci, noi in casa nostra lo siamo, abbiamo ruoli più importanti delle nostre donne! Applauso. Io, di Concita De Gregorio amo il contenuto, meno lo stile. Il suo “Una madre lo sa” mi calza a pennello. L'emozione è a pelle (come la pubblicità Peugeot, avrebbe detto mia figlia tanto tempo fa, quando adorava la televisione, che io le concedevo pochissimo, credendo di essere la madre migliore del mondo). Già, in questo libro si parla degli “abissi” femminili, del nostro essere madri “imperfette” secondo il “coro”. Di come amiamo farci male, a vicenda, non ammettendo l'”imperfezione” (quello spasmo che ti fa dire “Io questo figlio non lo tengo più”) in noi stesse e condannandolo ferocemente alle altre. Quando sappiamo benissimo di quanta fatica, fino alla fine, è essere madre. Di esserlo soprattutto come il “coro” vuole.
Senza imperfezioni per l'appunto.
Concita dice una cosa importante, in questo libro. Che comunque le madri, tutte, di pancia, di cuore, di mente non potranno non dire alla fin fine ai loro figli “Io ti sono dentro”, che è la pura verità.
Questo è ovviamente un libro insofferente, scalpitante, a tratti doloroso, dallo stile “arricciato”, incalzante, giornalistico. Parla di donne ma sono gli uomini che dovrebbero leggerlo.
Soprattutto quelli che si definiscono “progressisti”, i meno perdonabili e i più pericolosi. Perché gli altri, quelli che hanno imprigionato e non ascoltato le loro donne, colpevoli di “ammalarsi” e di non essere delle buone madri, quelli mi fanno pena, nella loro miseria culturale.
Bene Concia, batti il piede per prima, che il secondo sarà il mio.
In questo libro c'è in realtà di più di quello su cui mi sono soffermata. Ci sono sì le madri ma ci sono anche le figlie di padri ingombranti e appassionatamente amati, al di là del loro “sguardo”. Ci sono soprattutto i figli di madri “scomparse”. Uccise da uomini “normali” che le hanno violate due volte. Nel fisico e nella maternità, appropriandosi dei loro figli. Hijos di un'Argentina maledetta. Sarebbe banale e sconcio il perdono per loro. Il mio Dio non lo prevede. Io non lo prevedo. “Pietà l'è morta” disse “uno” (Giorgio Amendola durante la guerra del 45, quando perdonare il nemico che ti aveva torturato il fratello o la madre, il padre o addirittura il figlio era praticamente impossibile. D'altronde la “pacificazione” passa quando qualcuno si pente di ciò che ha fatto, non quando te lo sbandiera impunemente in faccia, come un trofeo, per tutto quello che gli rimane da vivere.
E allora l'agnello può, dannandosi pure lui, diventare lupo feroce e venirti a stanare per sbranarti. Sono la faccia, purtroppo, della stessa medaglia l'ebreo indifeso che si difende, con il braccio alzato, dalle frustate e il temibile Mossad che dà la caccia all'uomo con la frusta. E in questo dramma hanno perso tutti l'umanità.

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