Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
PARLIAMO DI: “ CHE COS’E’ LA SCULTURA”
Mi è sembrato opportuno aprire questo nostro nuovo incontro parlando della bellissima statua di “Nike” (in greco Νίκη - dea della Vittoria), ritrovata a Samotracia, un'isola dell’Egeo.
La statua rappresenta la giovane dea alata, figlia di Pallante, che porta l'annuncio delle vittorie militari mentre si posa sulla prua di una nave da battaglia. Le braccia sono perdute (solo una mano è stata ritrovata nel 1950), ma alcuni frammenti delle mani e dell'attaccatura delle spalle mostrano che il braccio destro era abbassato a reggere probabilmente il pennone della nave appoggiato alla stessa spalla, mentre il braccio sinistro era sollevato e con la mano aperta a compiere, (secondo la conservatrice del Louvre madame Hamiaux), un gesto di saluto o meglio a reggere una corona. Un vento impetuoso investe la figura protesa in avanti, muovendo il panneggio che aderisce strettamente al corpo e crea un gioco di pieghette d’altissimo valore virtuosistico e di grande valorizzazione dello slancio.
Dinamismo ed abilità di esecuzione si uniscono quindi in questa opera che prende spunto dai migliori artisti dei decenni precedenti ed esibisce un vibrante panneggio e squisiti effetti di trasparenza, leggerezza e tridimensionalità.
L’autore (forse Pitocrito) l’ha scolpita a Rodi in epoca ellenistica, nel pregiato marmo di Paro e ne ha esasperato tutto ciò che può suggerire il movimento e la velocità. L'opera oggi collocata in un punto cruciale del museo del Louvre a Parigi, si erge maestosa in cima allo scalone che collega la Galerie d'Apollon e il Salon Carré.
I MATERIALI E LE TECNICHE
Il termine “scultura” deriva dal latino “sculpere” ed indica l’arte di scavare o svuotare una forma in un materiale duro, che può essere: pietra, legno, osso, avorio, arenaria, basalto, calcare, granito, marmo, steatite, ecc. . A questo termine si contrappone quello di “plastica”, dal greco “plasso”, che indica l’arte di modellare una forma con un materiale tenero come: argilla, cera, plastilina, stucco, cartapesta …
In questa pratica rientra a pieno la tecnica della fusione del bronzo, che consiste nella riproduzione in metallo, di un modello realizzato con materiale tenero.
La scultura e la plastica sono perciò due procedimenti opposti, perché con il primo si crea l’opera “togliendo” (per il grande artista e celebre scultore italiano Michelangelo Buonarroti, considerato con pieno merito tra i più grandi di tutta la storia dell'arte, la scultura era già imprigionata all'interno della materia grezza da lavorare e quindi allo scultore bastava soltanto togliere il di più, il superfluo, con precisi e giusti colpi di scalpello allo scopo di liberarla), mentre con il secondo si crea “aggiungendo“ (un sedimento come l'argilla consente di modellare per addizione aggiungendo man mano sostanza alla materia iniziale); comunemente, però, ambedue i termini vengono adoperati indifferentemente per indicare la realizzazione di figurazioni tridimensionali.
Altre forme di scultura sono: il rilievo (scultura attaccata a uno sfondo dal quale emerge in altorilievo o bassorilievo), le statue, di cui costituiscono sottogeneri il busto e la scultura equestre.
Visto che la scultura possiede un’ampia gamma di manufatti, risulta utile specificarne di volta in volta l’ambito, indicando il materiale utilizzato (marmo, legno, bronzo, terracotta). Tra i materiali utilizzati dall'arte moderna si trovano anche: tessuto, vetro, sabbia, cemento, acqua, ghiaccio, neve, cristalli liquidi, plastilina, animali morti, rottami, suono, resina, gomma.
Nel senso moderno del termine la scultura contemporanea è l'arte di dare forma ad un oggetto partendo da un materiale grezzo o assemblando diversi materiali spesso in modo estremo, come ad esempio manufatti, costruzioni, assemblaggi, installazioni ambientali e spaziali …
Con il termine scultura si indica anche il prodotto finale, ovvero qualsiasi oggetto tridimensionale creato come espressione artistica.
CENNI STORICI
La scultura è una forma d’arte tridimensionale, quindi in diretto rapporto con lo spazio reale, a differenza della pittura che crea uno spazio immaginario su un unico piano; questo meraviglioso vocabolo ci indica il mondo affascinante di una forma d'arte tra le più importanti e difficili, al punto che in tempi passati veniva considerata un appannaggio esclusivo dei soli uomini. Gli antichi scultori dovevano avere come requisiti principali, oltre che un grande talento artistico, anche una grande forza fisica per imporre la propria arte e le proprie idee a suon di scalpello sulla dura e grezza materia inerme.
I materiali che prevalgono nella storia della scultura sono il marmo, il legno, il bronzo. L’uso di scolpire la pietra risale a tempi assai remoti, solo in seguito le sculture in marmo vengono dipinte e a partire dall’anno duecento il colore, se viene usato, è solo per gli accessori o i particolari anatomici.
In epoca medioevale, nonostante la povertà dei mezzi tecnici, vengono prodotte opere di estrema qualità anche se con la quasi esclusiva funzione di completamento architettonico; solo verso la fine di questo periodo l’arte italiana si rinnova grazie alle opere scultoree di Nicola e Giovanni Pisano. I materiali più utilizzati sono il legno e qualsiasi tipo di pietra.
La vera rinascita avviene però nel quattrocento con l’architetto Brunelleschi che inserisce nei propri edifici rilievi realizzati in terracotta; contemporaneamente Ghiberti, Donatello, Luca e Andrea Della Robbia producono rilievi e statue di grande successo. La produzione di terrecotte è intensa fino alla metà del quattrocento.
Il Rinascimento, vede proprio a Firenze, l’ utilizzo più diffuso del procedimento tridimensionale,
Nel Seicento e nel Settecento i materiali più adoperati sono il gesso e lo stucco accostati in una stessa opera a marmi di vari colori. Nonostante la bravura di grandi maestri, come ad esempio il Bernini, in questo periodo si da più importanza al momento dell’ideazione dell’opera che a quello della realizzazione, creando delle discordanze tecniche (lo scultore si limita a preparare il bozzetto mentre l’esecuzione è realizzata da maestranze specializzate).
Col Neoclassicismo (1750) il marmo torna ad essere il materiale per eccellenza; artisti come Antonio Canova ed il danese Bertel Thorvaldsen, seguendo le tendenze del momento, si limitano però a ritoccare le opere già realizzate dalla manodopera.
Nel Novecento vengono riqualificate sia le tecniche che i materiali; gli artisti spaziano con la fantasia e l’abilità manuale distinguendosi tra loro per la varietà delle produzioni e le eclettiche modalità creative. Riporto qui di seguito soltanto alcuni dei nomi più illustri:
Rodin, artista francese di grande talento e di robuste capacità espressive che tentò di fondere l'impostazione monumentale michelangiolesca con un intenso, vibrante realismo;
Medardo Rosso, che realizzò soprattutto sculture in cera, ma anche in bronzo, terracotta, gesso e disegni a matita e a colori;
Picasso ed i suoi rilievi cubisti;
Umberto Boccioni che rappresenta una figura umana in movimento ottenuta dallo stravolgimento dell’anatomia con il risultato finale di tante spirali sovrapposte che esprimono l’effetto della velocità e del dinamismo, come se si trattasse di un ingranaggio meccanico;
Marcel Duchamp ed i suoi “ready made”, ovvero oggetti qualsiasi, comuni utensili prelevati dal loro contesto ed inseriti in uno spazio artistico quale un museo o un'esposizione e considerati a quel punto come autentiche opere d'arte. I più celebri tra questi oggetti sono senz'altro “la ruota di bicicletta fissata su uno sgabello” (Rue de bicyclette, 1913), “lo scolabottiglie” (Égouttoir, 1915), “l'orinatoio capovolto e posato su di un piedistallo” (Fountain, 1917). Il ready made si presenta, dunque, con un gesto fortemente dissacrante, avvicinabile almeno in parte agli intenti iconoclasti del movimento dadaista, al quale Duchamp fu vicino per diversi anni; al tempo stesso, tuttavia, può essere esteso al di là dagli artisti pop e ai concetti spaziali di Fontana, fino alle realizzazioni tridimensionali che incorporano nell’opera lo spazio dell’installazione o il corpo dell’artista;
Hans Arp, scultore, pittore e poeta francese di origini tedesche, le cui sculture lisce ed arrotondate trasmettono la suggestione delle forme organiche senza riprodurle pedissequamente;
Alexander Calder famoso per l'invenzione di grandi sculture di arte cinetica (una corrente artistica nata negli anni venti e successivamente sviluppatasi negli anni cinquanta e sessanta che si propone di introdurre il movimento nell'opera artistica per mezzo di manovelle, pulegge ed anche di correnti d'aria negli ambienti) chiamate "mobiles", un gioco di parole francesi che significa sia "mobile" che "motivo";
Henri Moore , scultore britannico, divenuto famoso per le sue opere astratte in bronzo ed in marmo di grandi dimensioni che raffigurando donne (simbolo di fertilità) o figure supine, sottolineano come l'uomo appartenga alla natura. Questo tema è stato interpretato come messaggio positivo, un segno di speranza e di fede nell'umanità, ha contribuito al successo di cui l'artista ha goduto dopo la Seconda guerra mondiale;
Arnaldo Pomodoro, fratello del noto scultore Giò Pomodoro, famoso soprattutto per le sue particolari sfere di bronzo perfettamente levigate (materiale che predilige per le sue opere), che si scompongono, si "rompono" e si aprono davanti allo spettatore, attirandolo a scoprirne il meccanismo interno;
Ron Mueck, australiano, la cui opera è legata alla corrente dell'iperrealismo. Egli è conosciuto per sculture in materiali polivinilici, resine o materiale vario estremamente realistico; passa centinaia di ore a perfezionare la forma umana, l’appropriato colore della pelle, la giusta struttura dei capelli. I suoi sforzi culminano in sculture incredibilmente realistiche tranne un piccolo particolare: sono o gigantesche o in miniatura, generando sorpresa o un vago disagio;
Igor Mitoraj il cui stile è fortemente radicato nella tradizione classica, con una particolare attenzione ai busti maschili. Mitoraj presenta, tuttavia, anche una svolta post-moderna, attraverso l'ostentata enfatizzazione dei danni subiti dalle sculture classiche, ottenuta mediante la realizzazione di arti e teste troncati;
Anish Capoor, britannico, nato da padre indiano e da madre ebrea irachena, si cimenta con le superfici riflettenti, creando specchi deformanti o che addirittura annullano l'immagine stessa. Il Millennium Park di Chicago gli commissiona il famoso Cloud Gate che ha la forma di grande fagiolo lungo diciotto metri e alto nove, di acciaio inossidabile. È un’opera senza centro, un grande specchio deformante che riflette il paesaggio che lo circonda e il cielo in un’unica superficie.
Tra i materiali utilizzati dall'arte moderna si trovano anche: tessuto, vetro, sabbia, cemento, acqua, ghiaccio, neve, cristalli liquidi, plastilina, animali morti, rottami, suono, resina, gomma.