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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Franco Marchetti
candidato Sindaco San Giuliano Terme
Le società partecipate GESTE

10/2/2014 - 16:45

 
Le società partecipate GESTE


Ancora una volta all'orizzonte si prevede una situazione molto complessa per molti lavoratori.
Sta per giungere a termine l'ennesimo documento di risparmio delle risorse attuato da commissario Cottarelli, nominato da Letta e Saccomanni.
 
Uno dei punti sui quali si intende intervenire per un risparmio di spesa, è sulle società partecipate da Regione, Province e Comuni.
In Italia in tutto sono 7 mila, una enormità. E qui le prime e grandi responsabilità sono dei governi di centro destra ma anche la sinistra ha le sue gravi colpe.
 
Si è pensato che privatizzando di tutto si accorciasse la strada per arrivare prima al paese di bengodi.
Ed anche dal basso tutti ci credevano, non si è controllato quali società nascevano per cosa  nascevano, come funzionavano quali erano i piani industriali, come si collocavano sul mercato.
 
Nulla o quasi è stato fatto di tutto questo, ma si è incentivato l'ingresso dei privati, col risultato quasi esclusivo che sono stati quest'ultimi a fare lauti profitti da reinvestire in borsa, creando un mostro industriale fatto di tante realtà che oggi o si trovano in perdita o hanno difficoltà alcune hanno fatto anche buone cose e si sono positivamente collocate sul mercato.
 
Il documento sopramenzionato, tra le altre cose, parla di fusioni di aziende , di chiuderle o di reinternalizzare i servizi.
 
Su di un punto fondamentale non c'è risposta, come si intendono affrontare i problemi occupazionali che ne derivano perchè un conto sono azzerare i consigli di amministrazione, un conto sono gli accorpamenti, ma altra questione è il posto di lavoro.
Tra l'altro in molti casi sono stati proprio i lavoratori a porre dubbi sulla nascita e la privatizzazione di aziende importanti, ed erano anche i primi a subirne le conseguenze col cambiamento di contratto ed una riduzione dei servizi e salari, e quando si opponevano nella migliore delle ipotesi venivano accusati di essere corporativi ed egoisti.
 
Oggi molti di questi lavoratori rischiano di nuovo il proprio posto di lavoro.
Nel nostro comune abbiamo una azienda importante partecipata dal comune si tratta di GESTE, una azienda nata con molte criticità, e problemi, e che ha in carico servizi essenziali per la collettività.
 
Quest'anno si dice che abbia conti in pari (sentiremo il 15 febbraio) ma il punto è come si sono portati i conti in pareggio, quanto ha contribuito il comune, quanto è aumentata la compartecipazione dei cittadini ai servizi che fornisce, quanto del patrimonio iniziale è ancora nelle sue disponibilità, e siccome è una azienda che gestisce servizi importanti se è in grado di avere capacità di investimenti, per la prospettiva senza incrementare il contributo delle famiglie.
Se il documento che a livello centrale stabilisce che non dovranno esserci perdite nelle società partecipate, si tratterà di capire come si intende procedere e come si intende superare i limiti economico gestionali del passato.
 
Siccome quella è una azienda che occupa oltre 75  dipendenti, noi non saremmo d'accordo che fossero costoro ha subirne una qualche conseguenza.  Speriamo che qualcuno ci dica che esageriamo ma quello che conta sono i fatti concreti, e per me per noi questo sarà uno degli argomenti prioritari nella amministrazione che verrà.
 
Franco Marchetti
candidato sindaco san giuliano terme

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13/2/2014 - 11:58

AUTORE:
Alessio Niccolai

Caro Robe, non mi serve leggere Amartya Sen - Premio Nobel per l'economia che di solito viene attribuito ai lacchè del capitalismo e non certo agli economisti seri - per avere una dimensione planetaria di quante e quali distorsioni abbia prodotto il "mercato": faresti bene tu a leggerti "Il Capitale" - unica opera capace di sviscerare analiticamente qualunque scenario economico attraverso un metodo di indagine pressoché infallibile, seppur a distanza di oltre un secolo dalla sua stesura - e ad evincerne quanto e come le "leggi" del Modo di Produzione Capitalistico si contorcano su sé stesse ingenerando contraddizioni planetarie insanabili, guerre, carestie, ruberie, privazioni e morte.
Ciò che tu chiami "consociativismo" - se mai tu avessi avuto il dubbio essere figlio del pensiero Marxista o discenderne in qualche modo o per qualche motivo - è una delle tante e possibili conseguenze della prevalenza dell'interesse privato su quello collettivo: la diatriba fra proprietà pubblica e privata - sapientemente fomentata dall'idiozia liberal-democratica del XX° Secolo - ha in verità ben poco senso, laddove i poli della contrapposizione devono essere ricercati nella comunità e nell'individuo.
Il "pubblico" inteso come "statualità" - e quindi di per sé parte integrante del problema (la proprietà privata non è de facto la costruzione di un recinto che, inserito in un sistema di scatole cinesi, finisce per trovarsi nell'ambito di uno più grande che è lo Stato?!?) - non si contrappone necessariamente alla proprietà privata: lo fa solo ed esclusivamente quando e sé sia governato nell'interesse di un ceto sociale diverso dall'attuale classe planetaria dominante mentre, allo stato attuale delle cose (e ciò vale anche per tutta la prima metà del XIX° secolo e dell'intero XX° secolo, seppur in forme variamente differenti) continua ad operare in funzione degli interessi privati.
L'unico problema - ed è qui che ti sfugge qualcosina - è che l'interesse privato, per sua stessa natura sfuggevole alla logica della concorrenza in funzione della sua avidità, della inguaribile necessità di recintare ogni cosa e dell'inclinazione a "fagocitare", non è più tutto ed equamente rappresentato: lo stato di cose presente prevede che solo i grandi interessi privati - evolutisi nella direzione finanziaria e trans-nazionale - godano del privilegio di influire politicamente sulle cose.
La concorrenza è una pura, semplice e pretestuosa congettura ideologica frutto della lettura di uno spaccato parziale di una società di altri tempi: il mercato chiede transazioni continue di qualunque cosa (che siano immobili, che siano manufatti, che siano prestazioni d'opera, che siano sostanze illecite o veri e propri mercimoni), chiede cioè che il valore d'uso delle merci perda qualunque significato al cospetto di quello commerciale; in altre parole, per legittimare il principio di concorrenza, bisognerebbe che - ad esempio - acquistato un immobile il suo nuovo proprietario pensasse già a rivenderlo.
Ma "capitalizzare" significa per contro blindare, recintare, sottrarre alla libera circolazione: la proprietà privata diviene dunque - per sillogismo - il principale ostacolo e nemico di sé stessa; la vera concorrenza - ed i latini non si sbagliavano nell'attribuire alla parola "concorrere" il significato di cui sotto - è l'abolizione dell'interesse privato, la creazione di una grande casa comune in cui la produzione non sia dettata dalle fittizie richieste del mercato, ma solo ed esclusivamente dalla soddisfazione dei bisogni reali.
Non ti sforzare Robe di scomodare pseudo-intellettuali nelle grazie dei potentati finanziari planetari: le "partecipate" sono figlie dello stesso capitalismo ingordo, aggressivo e insaziabile che si ispira alla "concorrenza" ed invoca "competitività".
Non sono "vetero" i rivoluzionari o i libertari: sono tendenzialmente torsoli e dispersi in un colossale campo di distorsione della realtà tutti gli altri: non è per "consociativismo/corporativismo" se si paga di più l'acqua, la spazzatura, l'energia elettrica, il telefono o l'assicurazione RC ma per un processo - iniziato alla fine del XIX° secolo e già indagato a fondo da Vladimir Il'ič Ul'janov, in arte Lenin - che prende il nome di "cartellizazione dell'economia"; i capitalisti si uniscono perché le estreme conseguenze della concorrenza sortiscano effetti negativi sui loro capitali.
Non c'è una morale in tutto questo, per quanto tu voglia sforzarti di trovarne una: la cartellizzazione contraddistingue le cosche mafiose ed i cartelli della droga, nella stessa misura in cui si addice al gruppo di aziende che intenda superare una crisi economica; o anche ad un gruppo di comuni costretto ad esternalizzare i servizi.
Il problema sta nella produzione del profitto ed è esattamente ciò che tu consideri "soluzione"; del resto, nelle municipalizzate non si persegue mica l'interesse collettivo: hai mai visto un dirigente di uno di quei carrozzoni dividere il proprio reddito semi-principesco con la collettività? E ti risulta che il servizio erogato funzioni meglio di quando era pubblico?!?

13/2/2014 - 9:12

AUTORE:
robe

Un mercato fermo ed una concorrenza inadeguata per lo sviluppo,
come tutti sanno è uno dei nodi, se non il nodo principale, del
mancato aggancio alle economie forti dello scenario internazionale e
causa dell'arretramento del nostro Paese. Concorrenza e libero mercato
ce li hanno rubati, molti non li hanno mai conosciuti, essendo vissuti in un
sistema viziato fatto di consociativismo, lontano dagli esempi delle
democrazie liberali.

Per questo viene considerata frutto della fantasia o mero concetto intellettuale.
Invece chi lotta ogni giorno contro abusi pubblici, tasse e
cordate politico-affaristiche conosce molto bene cosa significa, se ci fosse più libertà e meno ideologia.

La demonizzazione tout court della concorrenza e del mercato
molto spesso nasconde la difesa demagogica delle cordate di potere,
dell'intreccio politica-affari criminali e delle rendite di posizione.
Se è questo che vi piace, accomodatevi nella patria dell'illibertà (le statistiche parlano chiaro).


Inviterei i nostri "rivoluzionari" libertari a riflettere sull'esito
di un pensiero "vetero" impaurito dalle sfide odierne, dalla vera
liberalizzazione del mercato, dalla trasparenze che ne consegue e
dalla maggiore democrazia e partecipazione che ne sono gli effetti
più importanti. Un invito: leggersi Amartya Sen, premio Nobel dell'economia.
Coniugare impresa e democrazia è possibile, si può fare.

11/2/2014 - 20:17

AUTORE:
Alessio Niccolai

Quando sento parlare di questa parola vuota - presa in prestito dal turpe frasario di Confindustria - mi viene l'orticaria.
Si tratta di un neologismo di chiara matrice socio-giornalistica coniato - come molti altri affini - come «qualcosa nel posto del niente»: il paradosso è che etimologicamente «competere» - da cui è presumibile che la parola «competitività» voglia trarre la sua ingrata e pretestuosa ispirazione - significa «correre insieme», convergere cioè collettivamente verso un solito obiettivo, ovvero l'esatto contrario di ciò a cui questi economisti-ombra di malcelata appartenenza neo-liberal intenderebbero richiamarsi.
Qualcosa quindi che ha a che fare con la solidarietà e con l'interesse collettivo anziché con le leggi della giungla del mercato e con l'individualismo edonista dei teorici del capitalismo rampante.
Acqua, energia, rifiuti, paesaggio, cibo, ambiente e clima devono sfuggire alle logiche produttiviste e assoggettarsi a quelle del bene comune e della solidarietà fra gli uomini e, per ridurre i costi conformando la qualità dei servizi agli standard qualitativi del «diritto» è necessario che da questi cicli l'interesse privato sia espulso in maniera inequivocabile, ferma e senza tanti sé o ma.
Ma questo significa anche e necessariamente procedere con l'abolizione di qualunque soggettività deputata a creare profitto entro i recinti di questi comparti, ivi incluse quelle pubbliche.
Il pubblico non può e non deve essere un sistema per convogliare più facilmente risorse collettive verso taluni interessi privati, ci mancherebbe!
Bisogna proprio ripartire dal concetto opposto a quello di competitività: se una cosa è di tutti è anche mia anzi, lo è a maggior ragione!

11/2/2014 - 16:36

AUTORE:
libertario

A tutti coloro che amano il privato,la tanto declamata concorrenza,vorrei rivolgere una domanda.Come mai i pronto soccorsi sono sempre affollati? non sarebbe più comodo rivolgersi alle cliniche private se il privato è tanto bello! sicuramente i sostenitori del pubblico(come me) troverebbero un servizio più celere.
Inoltre vorrei rivolgere una seconda domanda, chi di voi può sostenere in tutta onestà che il servizio della nettezza urbana, costi meno ora
di quando la gestiva direttamente il comune. Non parliamo poi del servizio idrico e a cosa debbono servire le tasse che il cittadino paga, se non a mantenere i servizi al cittadino stesso?
E ancora avete mai sentito parlare di aiuti di stato alle tanto efficienti aziende private? Prima di sparare a zero sul pubblico(con tutti i difetti che sicuramente ha)riflettete.

11/2/2014 - 13:23

AUTORE:
CCP

per le mie orecchia, caro Sig. Della Cerra ha spiegato benissimo quello che la politica dovrebbe fare e non fa. Partecipate si ma dell'intrallazzo, a San Giuliano per questo sono stati dei geni con i soldi dei cittadini, avessero dovute farle con i propri soldi certe scelte non si preoccupi che avrebbero guardato altrove. Oramai siamo diventati uno dei comuni più degradati del circondario provinciale Pisa-Livorno-Lucca, sfido chiunque a girare un minimo e a vedere come si presenta l'urbanizzazione degli altri comuni, marciapiedi , piazze fruibili , piste ciclabili, sottopassaggi ferroviari, niente di tutto questo è successo. Il comune di San Giuliano ha avuto il suo apice negli anni 70/80 e da lì è iniziato il suo degrado grazie a scelte dissennate dell'amministrazione specie nell'urbanizzazione del territorio in maniera del tutto scellerata che purtroppo continua anche adesso.

11/2/2014 - 12:46

AUTORE:
Roberto Della Cerra

Sento di dover esprimere molte perplessità riguardo le partecipate, anche alla luce dei risultati ottenuti nel lungo periodo.
Se il nsotro obiettivo primario è la creazione di nuova occupazione, allora dobbiamo
senz'altro sviluppare l'economia. Ciò significa che dobbiamo creare competitività, ovvero
aumento del valore.
La partecipate sono privilegiate, ovvero il netto contrario del quadro concorrenziale
favorevole allo sviluppo. Quando la politica si mette in affari rinuncia al proprio ruolo
di mediatore del conflitto sociale, aumenta il clientelismo e svilisce il mercato. L'affidamento di servizi senza gare d'appalto crea un mostro economico che non rischia e viene continuamente rifinanziato col danaro pubblico. Misure come ad esempio l'associazione fra comuni dovrebbero essere incentivate e rilanciate, volgendo la barra dell'intervento pubblico alla diminuzione della spesa ed alla economicità della gestione. Trattando dei costi diretti ed indiretti ci sarebbe da fare una valutazione che includa l'aspetto degli investimenti e non solo della spesa corrente. Per quel che riguarda la partecipazione, i cittadini sono esclusi dalla gestione di tali società.
In questioni vitali come i beni comuni, il welfare, la salute qui sì che è necessario l'arbitrato e la programmazione pubblica, non certo per una mensa o per il trasporto di scolari. Richiamo quindi a pensare con meno pregiudizi anche a sinistra. E' possibile?

11/2/2014 - 9:50

AUTORE:
MICHELA

Non si capisce perchè il Sig. Marchetti usa l'indifferenza per parlare della di Geste - Siccome quella ......
Forse parla di Geste tanto per parlarne; dimenticavo che siamo in campagna elettorale

10/2/2014 - 19:50

AUTORE:
Tiziano Nizzoli, Cittadini e Territorio

...l'ottica futura deve essere quella di assumere altri lavoratori, non solo di mantenere quelli che gia' ci sono. Questa cosa e' a mio parere attuabile solamente con un ampliamento delle attivita' della societa' in house. Adesso guardiamo i prossimi bilanci, poi si potranno proporre progetti.