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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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. . . la merda dello stallatico più la giri più puzza. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Cronache di un prof tifoso
Paganese-Pisa 0-1
di Arbauz

23/2/2014 - 16:37

Un lampo di Barbana
 
Scrivo sotto l’effetto della cena trimalcionica ma sobriamente paravegana (e a filiera abbastanza corta) che ebbe luogo in un’abitazione del quartiere I Passi in occasione dell’esimo comply del kollega Vakkari. Presenti i magnifici sette (tutti prof!), inizio in perfetto orario alle 20,30.
 
Si parte con una pasta artigianale-integrale-subliminale che proviene da un pastificio posto in qualche oscura frazione della Garfagnana, portata accompagnata da un vivace sugo di ziro-ziro, misteriosa essenza in auge presso alcuni popoli dell’Africa Centro-meridionale, il tutto annaffiato da vini della generosa Sicilia, un rosso di Trepidò Soprano e un altro rosso, più tosto, delle rinomate cantine dei Buddusò & Chiricò. Sorpresa: la conversazione non verte solo sulle solite chiacchiere e su pettegolezzi vari legati alla scuola. Ma ecco che inizia il bombardamento di legumi e piante varie che costituirà il secondo: uno sformato leccesco-avanesco-porresco assolutamente tonico (che sarebbe piaciuto a Gandhi), seguito a ruota da bocconcini di zucca-zucca con il seitan, e dalla classica insalata condita con pezzi di arancia. E non è finita: sul desco compaiono alla grande almeno cinque varietà di formaggi provenienti dai vari angoli della terra: un pecorino forse sardo (si dice proveniente da Oliena, patria del mitico Gianfranco Zola), un fresco caprino a filiera supercorta (il caseificio si trova infatti al piano di sotto), un parmigiano boliviano e una sorta di francese originario dei Territori d’Oltremare. Mentre mi viene impedito di seguire il festival di Sanremo (non me ne importa niente, ma volevo vederlo per far dispetto a quelli che dicono che Fabio Fazio è buonista), ci si avvia verso il dolce, ovviamente prodotto dalle abili mani di un’inviata dei Gruppi di Acquisto Solidale di Calci; pesa 27 chili (lo so perché l’ho portato io e sbandavo ad ogni scalino) e ci sono pere e cioccolata (del Nicaragua?). Arriva lo spumante, ma è secco, ed ecco che nasce una moderata tensione. Il collega ***, come al solito misurato nelle sue affermazioni, fa notare che sul dolce lo spumante ha da essere appunto dolce! Che fare? Essendo le 22,47 e non potendo trovare alcunché di meglio, si decide di tirare avanti e si procede al brindisi (niente bicchieri a calice) e a un modesto coro di buon compleanno (che presentava qualche somiglianza col coro muto della Butterfly). Poi ancora chiacchiere su chiacchiere: tra i temi emersi segnalo le solite richieste relative a come erano stati cucinati alcuni piatti della serata, una discussione sul nuovo nome da dare alla nostra scuola (Tina Modotti o Nelson Mandela?) e alcune opinioni riguardanti (nel bene e nel male) il nuovo presidente del consiglio; alla fine ognuno torna a casa sua moderatamente appagato. Ora non dico che fosse una cena all’altezza delle mangiate che l’Associazione “La Voce del Serchio” organizza alla casa del popolo di Migliarino, ma insomma ci si accontenta.
 
A proposito della partita, il Pisa ha vinto fuori casa con la Paganese 1 a 0. Ha risolto Barbana al 25° del secondo tempo, con una bordata delle sue.
 

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23/2/2014 - 19:08

AUTORE:
Cervetto

O Arbauz. Non ho parole. Una delle partite più avvincenti. I 10.000 paganesi inesausti, entusiasti, il volto lieto, consci del gran giorno, stipati nelle tribune del pur angusto rettangolo ('o piccolo Maracanà, se lo definiscono i locali). E poi: i 3.000 pisani, ribollenti, acclamanti, acclamati, osannanti, salmodianti, giunti sul Golfo con ogni mezzo, il Presidentissimo nella curva, novello Alcazar, stretto tra loro, avvolto nel suo impermeabilino zuppo di pioggia. Gli altri 1.000 pisani poi, accalcati, quasi affocàti d'amor nerazzurro, attorno allo stadio di Pagani (Comune di Pagani, città di santi... si leggeva sulla garitta del Quarto uomo a bordo campo), accampati nei caffè, arrampicati sui veroni delle modeste dimore. A grappoli, in crocchio sotto gli ombrelli sgocciolanti, attenti, trepidi, intenti. E il goal di Arma, o Arbauz: qual tuono dell'Atlante, qual fòlgore di Casablanca, come lava del Vesuvio ha coperto lo stadio. Amici degni di fede hanno assicurato all'incredulo Cervetto che al gran goal del cafro centravanti pisano si è brindato anche a Pico, a Terracina e fin sul Monte Soratte. E tu, o Arbauz, ci parli di un "vivace sugo di ziro-ziro". Via, Arbauz, via, via, ma ci faccia il piacere. Loro, i nostri eroi, a sguazzare vittoriosi nei bòzzi e tu, o Arbauz, a parlare di improbabili cantine di Buddusò & Chiricò. Ma via.
Ave o Arbauz.
PS: Meglio le pappardelle alla lepre o lo sformato di cardoni sciocchi?

23/2/2014 - 18:59

AUTORE:
Rossocrociato

Dal racconto del nostro Arbauz si deduce che il vino siculo era buono ma ad alto tasso alcolico.
Per il nome della scuola suggerirei un morettiano "Marylin Monroe" oppure, per rendere omaggio alla cultura vigente, direi di intitolarla a Fabio Volo o a Fabio Fazio.
Della partita c'è solo da dire che tre punti fanno comodo e sottolineare che lr squadre erano brutte quanto il campo di patate in cui sono state costrette a giocare.