none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
VECCHIANO
Quando l'Ikea è una fede

6/3/2014 - 19:03

NOTA STAMPA
Quando l'Ikea è una fede
 
Vecchiano –

“In occasione dell'apertura dell'Ikea ai Navicelli ho replicato ad alcune dichiarazioni del responsabile pubbliche relazioni Ikea Italia dott. Di Bussolo, invitandolo al rispetto di Vecchiano e delle sue istituzioni democraticamente elette”, afferma il Sindaco Giancarlo Lunardi.

“La risposta non arriva, come c'era da aspettarsi, dal dott. Di Bussolo, ma dalla Capogruppo di Tradizione e Futuro Laura Barsotti, evidentemente nominata sul campo avvocato delle ragioni della multinazionale svedese. Una difesa, quella di Laura Barsotti, svolta con una vis polemica degna di migliori finalità, ma che non intacca la realtà dei fatti, oggi davanti agli occhi di tutti”:
 
·         “il progetto di Ikea a Migliarino era notevolmente più grande di quello realizzato a Pisa e collocato in un'area che era ed è a destinazione agricola. Certamente non sta a noi spiegare le ragioni di un così drastico ridimensionamento”.
·         “Ikea, da quanto ci risulta, non ha realizzato a Pisa né rotatorie, né, tantomeno, svincoli, strade e cavalcavia; non si vede perchè tutte queste opere le avrebbe dovute realizzare a Migliarino, come invece insistono a dire i difensori di ufficio di Ikea”.
 
“A questo punto l'unica spiegazione è che, per alcuni, Ikea sia una vera e propria fede, nella quale si continua a credere anche contro i fatti conosciuti da tutti”, conclude il primo cittadino di Vecchiano. 

Fonte: Ufficio Comunicazione -Comune di Vecchiano, segreteria del Sindaco
+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

9/3/2014 - 23:06

AUTORE:
Alessio Niccolai

Se per la propria attività lavorativa si sceglie il meglio di una filiera internazionale (non mi ricordo che esista una filiera corta in questo specifico settore) non credo si faccia un torto a nessuno.
Tanto più che Apple - frequentemente al centro di pungoli sulla responsabilità sociale e ambientale - retribuisce le sue maestranze cinesi circa tre volte gli operai meglio retribuiti del Sud-Est Asiatico.
La logica Apple è esattamente contraria a quella di Ikea - nonostante siano state fatalmente accostate nei sillogismi contorti di qualche pessimo sociologo: l'high quality versus il low quality che, tradotto in soldoni, equivale ad altissima professionalità e retribuzione elevata contro i loro esatti contrari.
Buona eccezione? No. Apple persegue i profitti esattamente come Ikea, ma lo fa vendendo le migliori tecnologia e innovazione degli ultimi 30 anni.
Il suo fondatore è stato un lisergico figlio dei fiori dotato di grande inventiva e speculari passione, competenza e visione tanto per le humanæ litteræ che per la scienza; ha creato strumenti preziosi per liberare la creatività dal giogo delle majors e retribuirla come Cristo comanda e si è distinto solo e soltanto per un grande estro, per un ingegno sconfinato e per una capacità comunicativa senza uguali, anziché per aver fatto parte dei battaglioni d'assalto delle SS o per aver finanziato i movimenti neo-nazisti come Ingvar Kamprad.
Il suo core business si svolge in edifici che occupano 1/60 del più piccolo store Ikea, fruttano assai di più e non alimentano le fughe di capitali verso i paradisi fiscali.
I dispositivi Apple sono i miei migliori alleati lavorativi, affidabili, sicuri, inviolabili, immediati e sempre in cerca di miglioramenti. La loro vita è circa 2 volte e mezza quella di dispositivi analoghi di altre marche, e la loro attualità non inferiore ai 10 anni. Perché dovrei scegliere qualcosa di diverso?!?
Infine e a scanso di equivoci, una precisazione: la mia è una visione internazionalista che, se ha a che fare con una strenua difesa dei territori e delle loro vocazioni (in termini agricoli, artigianali, turistici, storici, culturali, etc.) ben poco ha a che vedere con le illusorie passioni per il Made in Italy.
Come ho sempre detto, nella bandiera italiana ci sono almeno due colori di troppo per i miei gusti...

9/3/2014 - 21:24

AUTORE:
Cittadino di Migliarino Pisano

... gli "Ikeiani" di fede Ikeiana e cioè perdenti ieri ed oggi una battaglia soprattutto culturale oltre che economica a breve e lunga scadenza.

9/3/2014 - 21:11

AUTORE:
straniera

Ma fate un po come vi pare....io vivo benissimo, non ho nessun problema.....pago le tasse e nè rimangono a sufficienza per vivere agiatamente...... Contenti voi.....a me tanto la casa serve solo per dormire e ricevere i tanti amici per il resto non compro nulla in questo comune preferisco servirmi altrove....tanto ormai nel comune ci abita solo chi ci dorme......ah dimenticavo.....Cmq lei che parla tanto signor Alessio mi risulta che USA solo Apple..... Complimenti per la scelta italiana

9/3/2014 - 20:08

AUTORE:
Cittadino di Migliarino Pisano

Non sapevo come fare ad inviarle le foto che questo giornale ha messo in una CRONACA dell'!/3/2014 e quindi faccio un copia/incolla.

http://www.lavocedelserchio.it/vediarticolo.php?id=18440&page=0&t_a=ne-vincitori-ne-vinti-in-democrazia-si-seguono-percorsi-istituzionali-trasparenti

...e...da noi a Migliarino quei fiori grandi e gialli che sono li dove secondo gli svedesi doveva nascere il loro negozio: Ecco! noi si chiamano girasoli, a Milano li chiamano Girasoli ed a Pappiana pure; mentre Lei li definisce erbacce e badi bene "quell'erbaccia" che vede ora passando dall'Aurelia si chiama grano! grano capito? e nella prossima primavera se vedrà spuntare dalla terra di quei campi ancora incolti qualche vermiglio verde con due foglie- poi quattro e che in estate fa due pannocchie con i baffi: ebbene, quello noi lo chiamiamo granturco (quello grosso è soprannominato dentone e quello più piccino tendente al rossiccio: marano o meranino.

Poi 18 metri oltre l'Aurelia e la ferrovia troverà un Parco Naturale che si estende per 24.000 ettari e che va dal Burlamacco a Tirrenia.

Mentre 200 metri più a nord, oltre la A12 vedrà la zona commerciale/industriale/artigianale di Migliarino ed è "riempita" per metà di capannoni industriali-commerciali-artigianali e l'altra metà è ancora libetra per altri commerci e industrie ed è il Comune di Vecchiano aveva proposto all'Ikea di posizionare il suo store li nei 10 ettari e ci stava comodamente, mentre la dirigenza Ikea ha preferito posizionare lo store sul Canale dei Navicelli in 8 etteri di terreno.

Visto che il CTC, Ikea & non sono riusciti a trasformare con varie forzature quel terreno agricolo in industriale, poi hanno preferito costruire lo store a Pisa città ed allora? e non a Migliarino in zona preposta ed allora?

9/3/2014 - 20:04

AUTORE:
Alessio Niccolai

Se vuoi costringere i floro-vivaisti ad assumere al nero la propria manodopera e a retribuirla - senza alcun diritto lavorativo e sindacale - quanto un'operaia indocinese, vada per l'orchidea a 5 €. Magari di varietà ibrida e OGM (come se ciò che non si mangia non dovesse prima o dopo tornare in natura).
Sembra dunque che la tua idea di progresso abbia le gambe molto corte perché si basa unicamente sul consumo e sulla debilitazione della professionalità.
Sarebbe interessante sapere che lavoro fai tu è quanto ne guadagni al mese, per capire come la prenderesti se una mattina il tuo datore ti comunicasse che da quel momento in avanti lavorerai il doppio e riscuoterai la metà.
Poi quando si prova a parlare di un argomento bisogna farlo con cognizione di causa: Ikea poteva atterrare all'istante in ZI e costruirvi un negozio grande più del doppio della sua più grande installazione in Europa. Se non lo ha fatto è semplicemente perché - come ho sostenuto precedentemente - la sua principale fonte di profitto non è la vendita di mobili(è consigliato da tutti i nutrizionisti riporvi gli alimenti sopra), ma tutta una serie di altre voci.
Con una buona programmazione nel campo del turismo sostenibile e senza un centimetro cubo di cemento in più, Vecchiano può produrre molti più posti di lavoro di quanti Ikea ne ha offerti a Pisa (e ne avrebbe offerti all'Ovaio), assai più qualificati e senza alcun paragone dal punto di vista retributivo.

9/3/2014 - 19:10

AUTORE:
straniera

Vivo a Vecchiano da 20 anni e sinceramente quella zona cosiddetta Ovaio io non l'ho mai vista coltivata ma solo tanta erba messa lì... Avrebbe un senso se ci fosse un pascolo di mucche e pecore pressoché inesistenti a Vecchiano, una zona verde ma senza senso.....all'uscita dell'autostrada dove non crea nessun posto di lavoro......inoltre in 30 che IKEA é sbarcata in Italia non ha chiuso nessun negozio anzi si sono allargati e anche parecchio in tutta Italia. Il comparto del mobile Mary in Italy è già in crisi da molti anni ma sicuramente non a causa di IKEA......ma mettiamo pure mondo convenienza.....mercato uno eccc....perche i prezzi sono accessibili alle nuove coppie che formano famiglie o i ragazzi o ragazze che vadano a vivere da soli. Coloro che danno un calcio al progresso sono gli stessi che viaggiano con macchine straniere o comprano cellulari o PC di ultima generazioni magari costruiti in Cina. Quindi fatemi capire questo va bene e un colosso come IKEA no? Tanto meno che IKEA non vende solo mobili ma anche altro.....l'altro giorno sono andata dalla fioraia a prendere un regalo....un orchidea pagata 26€...Ovviamente fioraia del Comune... Venerdì sono andata a fare una girata a IKEA e indovina un po.....la stessa orchidea a 5 €....quindi fatemi capire come mai questo divario? Mah

8/3/2014 - 12:14

AUTORE:
Alessio Niccolai

Quando ho affermato che «secondo me grossi motivi di rilancio non ce ne sono ma, con ogni probabilità, neanche ulteriori fattori di crisi», non mi sono spiegato bene: il discorso era incentrato su tematiche più decisamente macro-economiche di quelle cui attingeva il ragionamento di CCP e, a dirtela tutta non ho avuto a cuore - considerate la ritrosia e la dabbenaggine manifestate dall'interlocutore in più occasioni - di entrare troppo nel merito, onde evitare l'ennesima pur accorta predicazione nel deserto di un certo intelletto.
Lo farò adesso a scanso di equivoci, perché non sia mai che una mia riflessione ingeneri l'idea in ragione della quale un negozio Ikea non produca sul territorio soltanto danni incalcolabili!
Non più di una settimana fa un operatore del comparto mobiliere artigiano di Perignano, affermava a cuor leggero che se il mostro Olandese avesse posato le proprie chiappe gialloblù in mezzo agli altri mobilifici dell'area, tutto il settore se ne sarebbe senz'altro avvantaggiato, e - ti confesso - ciò mi ha inizialmente sconvolto, poi indotto a innescare qualche ulteriore sillogismo.
Aldilà del fatto che la sua era un'opinione personale e non ragionevolmente quella di tutto un comparto - con ogni probabilità pescata di proposito dalla propaganda di regime in mezzo ad un coro di convinzioni di tutt'altro segno - ma non ho potuto fare a meno di pormi alcune significative domande cui, ho provato a rispondermi come segue.
L'artigianato del mobile toscano - che ha contato tra le proprie eccellenze non solo il perignanese ma anche, ad esempio, zone come Agliana - ha dovuto subire un primo declino inesorabile a partire innanzitutto dall'installazione Ikea a Osmannoro e, successivamente, da quello di altre compagini minori della GDO (Convenienza Mobili, Mercatone Uno, etc.) per effetto del radicale cambiamento di prospettive introdotto dall'era dei supermercati; e chi gli è sopravvissuto, lo ha fatto soltanto in ragione di poche possibili condizioni derogatorie: o perché ha lavorato per uno di questi nuovi soggetti commerciali, o è riuscito a porvisi in concorrenza (in entrambi i casi alle seguenti clausole restrittive: riduzione del costo del lavoro e, di conseguenza, delle condizioni lavorative dei lavoratori, peggioramento della qualità produttiva, allungamento della filiera di produzione, scelta di materie prime più scadenti e meno costose che, alla fine della fiera, corrisponde ad una riduzione del costo del lavoro in qualche altra parte del mondo).
Il vero problema dunque non è se ci sia o meno Ikea a Pisa, ma il modello scriteriato di GDO in ogni dove senza alcuna regola - come comanda la Direttiva Bolkestein - che ha soffocato le micro-economie ben prima dell'apertura dell'abominio del Navicello.
Basterebbe però una rapida puntata in Francia per capire che dispositivi oscenamente perniciosi e di indubbia mano neo-liberal come la Bolkestein possano essere neutralizzati da impianti normativi autoctoni il cui fondamento sia più decisamente il bene comune e l'interesse collettivo: a quelle latitudini l'industria del mattone con tutto il suo devastante indotto, non detta le regole; se in Francia intendi costruire un capannone a fini produttivi e/o commerciali, sarà fatto precetto che tu leghi - per un numero di anni non inferiore a venticinque - l'oggetto della tua attività all'edificio in cui se ne svolgeranno le iniziative; diversamente riprenderai uno per uno i suoi mattoni e te li porterai a casa tua.
In Italia invece a dettare la scaletta delle priorità amministrative, è in genere il soverchio peso politico delle imprese edili e del comparto immobiliare, che non risponde al bisogno reale di costruzioni (tanto è vero che in Italia oggi si annoverano quasi 4 milioni di immobili sfitti e quasi 400.000 capannoni vuoti), ma alla sete insaziabile di nuovo territorio da sbranare.
Tutto questo - mi spiace dirlo - è figlio di incongrue scelte in materia di scuola pubblica alla quale non soltanto si tagliano drasticamente risorse preziose - per dirottarle verso il meccanismo retributivo-parassitario della socializzazione delle perdite aziendali o verso quello del sistema debitorio nazionale per la felicità dei creditori - ma si impongono anche scelte incaute (e compiacenti verso Confindustria & C.) che tendono a privilegiare comunque la formazione tecnico-professionale anziché quella intellettuale.
Ma - per tornare al focus del mio discorso - perché i pur grandiosi insediamenti GDO francese non impediscono ad un nutrito tessuto di PMI di ogni genere di sopravvivere? Semplicemente perché la Francia non ha regalato la propria sovranità alla UE, non si è fatta condizionare da pasticci abnormi come la Bolkestein ma, soprattutto, perché ai francesi non sfugge che la startup di un'impresa non deve rappresentar un pretesto per regalare al comparto edilizio nuovo territorio da cementificare.
Avere la capacità di leggere una carta geografica in modo corretto ed esaustivo, sarebbe uno dei primissimi motivi per comprendere come possa essere amministrato un territorio: il comparto immobiliare-edilizio italiano ci ha abituato ad un modello di sviluppo a macchia di leopardo, scriteriato e senza nessuna plausibile giustificazione logica, perché evidentemente chi ne ha permesso lo scempio con provvedimenti urbanistici dissennati e poco lungimiranti, non sto arrivando! innanzitutto leggere una carta geografica, evincendone tutte le implicazioni socio-economiche del caso.
Ecco perché ho pungolato CCP con l'antinomia valore d'uso/valore merce: finché non saremo capaci di togliere al comparto edile-immobiliare il peso politico di cui disgraziatamente gode, continueremo ad accapigliarci in discussioni e contrapposizioni spesso inutili (come quella relativa alla presenza o meno di Ikea nel pisano); la dialettica fra Ikea Italia Property - il fulcro del sistema di profitti Ikea, altro che vendita di mobili! - e la selva di piccole ma, soprattutto, grandi imprese di costruzione, è alla fonte di una buona parte delle scelte strategiche della holding.
Più Ikea lascia capannoni vuoti per farne costruire altri, più Ikea Italia Property si indebita con le proprie controllanti, più consistenti saranno le risorse sottratte al fisco da dirottare verso le Antille Olandesi: il comparto mobili è soltanto un sapiente pretesto per tenere in piedi un opulento meccanismo di profitti di ben altra natura.
Ma questo - ahimè - non vale solo e soltanto per Ikea: vale in generale per tutta la GDO, benché non sia organizzata in maniera articolata e criptica come questa colossale piovra gialloblù, che da una parte seduce e alletta la stupidità (o, molto più verosimilmente le tasche sempre più vuote di chiunque necessiti di un comodino nuovo) e dall'altra soggioga lavoratori in maniera pressoché schiavistica (vedi operaie indiane pagate un 1,30 $ al giorno per non meno di novanta ore settimanali di lavoro) e finanche aziende di grande prestigio (come Snaidero o Divani&Divani).
Restituendo tanto agli immobili ad uso abitativo che a quelli ad uso produttivo la loro principale qualità - cioè il valore d'uso - e impedendo che il profitto edilizio-immobiliare possa prendergli il sopravvento, avremo risolto tanti problemi connessi alla presenta ingombrante, invadente e spesso inopportuna della GDO.
A mio modesto avviso quindi, nel Pisano Ikea non costituirà un fattore di crisi aggiuntivo per il comparto dei mobilifici artigiani, più di quanto non lo sia stata già la sua precedente installazione di Osmannoro o la presenza di altri competitors affini o, per lo meno, non in modo così drammatico: lo sarà per contro per tutta una serie di altre realtà, prima fra tutte quella dei vari Mercatone Uno/Che Meraviglia Mobili; lo sarà - assolutamente per molte altre piccole realtà commerciali ma, lo sarà soprattutto per il comparto turistico.
Perché la GDO è per sua stessa natura incompatibile con l'attrattiva turistica di qualità e la mia preoccupazione per le sorti del Galilei è diretta emanazione di questo paradigma e, nella fattispecie, lo è doppiamente: da una parte per la sua contiguità geografica con il negozio del Navicello che rischia di soffocarlo in un traffico asfissiante; dall'altra - assai meno congiunturale - per il fatto che un territorio a vocazione turistica - in cui si sia riusciti a costituire un buon equilibrio fra agricoltura, artigianato, offerta culturale e attrattività (e non è il caso di Pisa!) - si indebolisce drammaticamente ad ogni negozio di GDO aperto.

7/3/2014 - 23:23

AUTORE:
H.Bosch

Fortuna che hai le tue convinzioni e quindi ti ritieni credibile. Io ti dico che Ikea non solo creerà problemi ai mobilieri della zona, ma colpirà anche i piccoli negozi che vendono articoli per la casa. Così come i grandi ipermercati hanno messo in croce le botteghe alimentari di paese...Facci la macedonia con le mele e le pere...

7/3/2014 - 23:20

AUTORE:
Alessio Niccolai

... sembrerebbe quasi che tu fossi il vate depositario dei segreti del mercato. Ma, ahimè, la verità è che chi davvero li conosce ne rifugge qualunque paradigma, anziché professarne la magnificenza.
Il problema è che i cosiddetti «liberal» non conoscono la differenza fra il valore d'uso - l'unico legittimo e naturale - delle cose, e quell'artificio - fonte di ogni disparità e contraddizione - che è il loro valore merce.
Quindi è loro incomprensibile la realtà oggettiva nel suo complesso, benché occasionalmente possano coglierne qualche sprazzo, quando cioè la cecità indotta da quell'insaziabile e vorace ingordigia di accumulo concede loro un fugace lampo di lucidità.
La «legge di mercato» è in realtà la ricerca ad ogni costo del profitto e di abbattimento dei fattori di rischio d'impresa: niente di più e niente di meno.
La presenza di uno store come Ikea - per il declinante comparto del mobile high quality toscano - può indifferentemente voler dire rilancio in grande stile o morte definitiva: perché in realtà le due condizioni di cui sopra - quelle uniche a cui soggiace la logica di mercato - non declinano univocamente ne' l'una ne' l'altra opzione.
In altre parole, sono tutte le altre condizioni concomitanti a determinare il successo o lo sfacelo di fronte ad una nuova importantissima variabile.
Secondo me grossi motivi di rilancio non ce ne sono ma, con ogni probabilità, neanche ulteriori fattori di crisi. Quello che davvero la vergognosa presenza olandese in gialloblù mette seriamente a repentaglio è la principale vocazione economica pisana, cioè quella turistica, a partire dall'aeroporto Galilei.
Si parla di un comparto che in una città come Pisa andrebbe rafforzato in virtù degli importanti valori redditivi e retributivi che produce.
È per fare ciò efficacemente sarebbe necessario spazzare via ogni supermercato presente, così come ridurre drammaticamente il peso politico delle imprese edili.
Purtroppo lo sviluppo non è armonico e rispondente ai bisogni (attraverso la dispensa regolare di valori d'uso), proprio perché regolato dalle logiche di mercato: l'unico motivo per mettere seriamente a rischio la principale fonte di sostentamento della città dopo le speculazioni sugli studenti fuori sede, mettendo sul piatto della bilancia pochi posti di lavoro squalificati e mal retribuiti, è proprio il profitto.
Ci pensi il reprobo CCP, invece di fare il guru del liberismo e lo splendido!

7/3/2014 - 22:26

AUTORE:
CCP

Logiche del mercato e' una bella limitazione pensare che i mobilieri di Cascina risentiranno dell'IKEA e' come pensare che l' apertura di una concessionaria Fiat possa impensierire la vicina concessionaria della Mercedes, queste sono fasce di mercato completamente diverse. Non si possono mescolare mele e pere, siete poco credibili.

7/3/2014 - 20:02

AUTORE:
Cristiano

Gesù Cristo si lamentò per quelli che non sapevano ciò che facevano.
Io consiglio a Lunardi di lasciar perdere quelli che non sanno quel che dicono.

7/3/2014 - 18:38

AUTORE:
H.Bosch

Vedrai l'ottimismo dove va quando a tanti di loro, purtroppo non gli rinnoveranno il contratto....e poi, ma di quale facciaccia vai parlando, se Ikea funziona va bene a chiunque, anche a chi come me non la voleva nella zona dell'ovaio. Il problema sai qual'è caro CC(C)P, è vedere quanti posti di lavoro si potranno perdere nel comparto del mobile tra Cascina, Ponsacco e Perignano. Anche questi sono in provincia di Pisa....pensaci !!

7/3/2014 - 18:17

AUTORE:
CCP

per me è un aggettivo poco offensivo e anche rispettoso della persona, visto che pensi che sia sano mangiare la frutta piantata lungo l'autostrada A1, vedi per me quella è tutta agricoltura da evitare piena di polveri sottili e residui portati dal lavaggio che la pioggia effettua sul manto stradale. Se pensi che quelli siano esempi da imitare sei lontano. Io lungo le autostrade preferisco vedere le zone commerciali e industriali e non i campi coltivati. Comunque l'importante è che le tue convinzioni siano sufficienti a convincere anche chi sta cercando un lavoro ed in particolare abita nel comune di Vecchiano. (Comune con maggioranza di abitanti ultrasessantenni) quindi in molti casi senza pensieri in questo senso.

7/3/2014 - 14:34

AUTORE:
XXXL

...ed all'acronimo CCP (Cittadino Come Pochi) tempo fa vidi un aggiunta inserita di una "c" minuscola e cioè C(c)C P e con la fantasia provai a fare congiunzioni o ricongiunzioni per indovinare cosa volesse dire e la prima che mi venne in mente fù: Cittadino (coglione) Come Pochi.
...guardati allo specchio e vedi se c'ho indovinato!

nb, dall'imbocco A11 e poi A1 fino a Bolzano si notano attività li in mostra come usava dal/60 a poco tempo fa che internet non c'era per pubblicizzare quelle manifatture ma, vediamo anche tanti chilometri e chilometri di semente di grano-granturco- girasoli-e tanta tantissima frutta in Emilia e tantissime vigne, ergo proprio li nel podere del Franceschi a Miglirino si riversano tutti i veleni possibili? suvvia.....!

...epperchè Ikea non ha accettato di costruire la sua bottega nei 10 ettrari (già zona commerciale offerta dal Comune di Vecchiano come ad un qualsiasi imprenditore di la dalla A12? ed è andata a Pisa? forse che un libero imprenditore non sa fare i suoi conti? suvvia....! ( suvvia an'altra volta).

7/3/2014 - 13:30

AUTORE:
CCP

Occasione persa per il comune di Vecchiano, non sarebbero certo stati quei campi avvelenati dal traffico (Aurelia + Autostrada) a fare la differenza. Con un qualche accordo qualche giovane del comune avrebbe avuto anche potuto ottenere un posto di lavoro, senza parlare del possibile indotto. L'ambiente si rovina con ben altro che l'Ikea.
Comunque per rendersi conto fate un giro a Pisa e vedrete un negozio organizzato , giovani felici di aver trovato una prima occupazione e tanto ottimismo alla vostra facciaccia.

7/3/2014 - 7:11

AUTORE:
Marco

Durelaa, a scrive a vanvera. E poi se scrivi in prima persona almeno firmati . A già' ma l'editoriale non firmato e' da attribuirsi al direttore vero? Mah.. questo giornalino di parrocchia che gli par d'esse il Corriere sta diventando anche un po' antipatico.