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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
LIBRI
Le emozioni letterarie di Lily: 8 marzo

8/3/2014 - 8:32


So già che qualcuno, non importa chi e quanti, mi aspetta al “varco”.
Oggi parlerò di “Mimose”, prevedibilmente, come ogni donna (categoria da “quota”, quindi da proteggere) fa ogni 8 marzo. Chi va in piazza, chi va a cena. Chi se ne frega delle celebrazioni che durano 24 ore, come faccio io. Comunque al di là della polemichina, banale ammetto, rimarrò in tema perché vi parlerò di margherite e rose, tolte le spine però. Le margherite sono fiori popolari, crescono a “grappoli” nei prati e non hanno un profumo intenso come le mimose. Ma le mie margherite sono sì popolari, altresì assolutamente “uniche”. Duras e Yourcenar sono i cognomi (scelti personalmente) delle Margherite di cui oggi vi parlo.
Entrambe sono scrittrici francesi, di grande talento, famose anticonformiste con scelte letterarie e soprattutto formazioni letterarie diverse.
Il loro paese le ha riconosciute nel loro valore. Eccellenze. I loro libri sono conosciuti in tutto il mondo. L’Amante della Duras, l’educazione sentimentale e di vita della sua adolescenza in Indocina e le Memorie di Adriano della Yourcenar, perfetto romanzo storico, che come l’Opera al Nero, rivela la notevole e raffinata cultura dell’autrice, la sua enorme conoscenza di intellettuale. Ma quello che mi interessa mettere in evidenza, soprattutto oggi, non è il loro essere “grandi donne”, quanto la loro “fragilità” che non è solo femminile, è umana.
Quel loro vivere nel mondo e soffrirci, come noi, insieme a noi. Per M. Duras ho scelto come libro simbolo Le ravissement de Lol Vonstein, che io forse impropriamente traduco con lo straniamento di Lol…Perché io così ho percepito lo stato d’animo di Lol. Allo stesso modo di come ho percepito la “pena” della Duras per il grande vuoto affettivo che ha caratterizzato la sua vita, che ha sempre cercato di colmare con le botte date e ricevute. Il solo “segno” d’attenzione della madre, da “ricreare” nella propria vita illudendosi che da questo gesto “passi l’amore”.
Per la Yourcenar è Alexis il libro dai cui per me passa la sua fragilità. Sembra una donna forte, perché culturalmente libera. Di quella libertà quasi “maschile” da cui però non può “sottrarre” del tutto la sua omosessualità. Tanto da esorcizzarla in un libro, Alexis, per l’appunto. D’altronde, anche se alle “grandi” e “stravaganti” donne della cultura e dell’alta società l’omosessualità era, per così dire, “concessa” come divagazione ed eccezione alla regola (Frida Khalo, Virginia Wolf) l’importante è che alle “altre” non fosse permesso.
Probabilmente Margherite Y. Voleva che la libertà, non fosse solo per se stessa.
E poi per ultime ma non meno amate le mie due “rose”. Rosa Benario Prentess, che non è stata una scrittrice, “solo” una donna straordinaria rinchiusa a Birkenau (campo di concentramento) che ha deciso di non cedere all’annientamento mentale costruendosi gli scacchi con la mollica del suo prezioso “pane”. E giocando ogni giorno una partita, dicendo così a chi la voleva “niente” dentro: Ammazzatemi pure, affamatemi tutti i giorni ma io morirò “viva”. L’ultimissima Rosa, dal profumo intenso, penetrante, stordente ma così “delicato” nel suo cuore nascosto è Rosa Luxembourg, l’”anitra zoppa” come la chiamavano i suoi detrattori. Non temete, non è la fede politica che mi interessa, è solo il suo cuore che io amo, per questa volta.
In “Un po’ di compassione” c’è tutta la “pietas” dell’essere umano, che guarda l’animale torturato (un grande bue dallo sguardo di bambino) e pensa di quanto sia faticoso e terribile appartenere all’universo. E’ un pianto interno, interrotto dal rumore della violenza, quella che in un giorno qualsiasi l’ha trucidata.

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