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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
Da due anni a questa parte si legge che Putin, ovvio, .....
È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Matteo Renzi, senatore e presidente di IV
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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Di Mario Lavia
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di Roberto Sbragia - Consigliere provinciale di Pisa Forza Italia
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Copmune di Vecchiano - comunicato delle opposizioni
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Di Fabiano Corsini
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Una "Pastasciutta antifascista"
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Pontasserchio, 18 luglio
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Pisa, 19 luglio
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di Alessio Niccolai-Musicista-compositore, autore
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
A cura di Alessio Niccolai
Il secondo paradosso di Zenone nella società italiana contemporanea

22/3/2014 - 20:20

   Il secondo paradosso di Zenone nella società italiana contemporanea
 
«Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla»
 
Con queste testuali parole lo scrittore argentino Georges Luis Borges - l’umanista che ne «Il nome della Rosa» di Umberto Eco vestì i panni dell’enigmatico Jorge da Burgos e che ideò il «Manuale di zoologia fantastica» ovvero il mio primissimo motivo di incontro con la sua intramontabile opera - provò a raccontare al mondo la sua interpretazione del secondo e più famoso tra i paradossi del filosofo greco Zenone - di stanza in quella parte di Magna Grecia che oggi conosciamo come Piana di Velia nel salernitano - noto con il nome di «Achille e la tartaruga».
Ho - di questo pur breve ma splendido frammento della storia del pensiero - una memoria controversa: fu per me motivo tale - al terzo anno di Liceo Scientifico - di riflessione storico-filosofica che, giunto l’annata successiva a doverlo ripercorrere in chiave matematica e dovendone confutare - ad un tempo - la straordinaria potenza immaginifica e tutti gli aspetti poetico-estetici connessi, ebbi non poche difficoltà a doverne piegare il costrutto ai dettami della scienza.
Ciò nonostante e mio malgrado mi piegai alle ingrate prescrizioni dei numeri, pur se rimanendo intimamente e segretamente affascinato dalle conseguenze teoretiche di quel lisergico parto creativo e benché avessi raggiunto il nuovo stadio di consapevolezza con la stessa pregnante riluttanza con cui ogni conoscitore della storia delle Americhe si ritrova ad ascoltare il melanconico finale del colossal «Balla coi lupi» di Kavin Costner: «Tredici anni dopo, le loro case distrutte, i loro bisonti scomparsi, gli ultimi Sioux ancora liberi si sottomisero all'Autorità dei bianchi a Fort Robinson, nel Nebraska. La grande cultura del cavallo e della prateria era finita per sempre e la Frontiera Americana stava per passare alla storia».
A più di vent’anni di distanza, le mie perplessità sulla risoluzione matematica del secondo paradosso di Zenone di Elea riaffiorano - di tanto in tanto - in maniera del tutto imprevedibile, facendomi intimamente sobbalzare e subodorare gli estremi di una congiura ordita dal mondo scientifico ai danni di quello umanistico.
Ma se mi è difficilmente presagibile a quale moto dell’anima possa condurre l’evocazione di quel passo - cioè se a riviverne con lo stesso piglio onirico adolescenziale la surreale potenza poetica e letteraria o se a ripercorrerne ogni tappa di quel tortuoso sentiero di fredda decifrazione quantitativa -, con matematica certezza posso affermare invece a quali sollecitazioni esterne possa rispondere il suo nitido e puntuale dissotterramento dai recessi della memoria: con chirurgica precisione, il ricordo del secondo paradosso di Zenone, riaffiora ogni qualvolta mi imbatta in una situazione reale tragicamente grottesca, imbevuta di assurdo e di insensato.
 
È accaduto regolarmente anche quest’oggi, allorché mi sono imbattuto prima nel rituale laconico link accompagnato dal caustico commentario di improperi, poi nella diramazione - da parte di TG24 - della notizia secondo la quale il prode Mauro Moretti, AD di Ferrovie dello Stato sarebbe pronto a scendere dal suo “trenino” milionario per imbarcarsi in una qualche novella avventura fuori dai confini italici.
Ed è accaduto non tanto per la paradossale ripicca, per il capriccioso cipiglio con cui il super-manager sembra intenzionato ad accogliere la prospettiva di adeguamento degli emolumenti - dagli attuali 850.000 € annui (che - per noi comuni mortali - equivalgono a poco meno di 71.000 € al mese), a quelli più sobri (se così si può davvero dire) di un Primo Presidente di Cassazione, per un ammontare di circa 293.000 € annui (o - ancora per noi comuni mortali - appena più di 24.000 € mensili) -, ma per non meno di un altro paio di ottime ragioni.
La prima è cronaca vecchianese degli ultimi giorni ed è ampiamente descritta nel comunicato dei Rappresentanti dei Genitori nel Consiglio di Istituto dell’I.C. “Daniela Settesoldi”: un ottimo dirigente, una persona con la schiena dritta (ogni giorno intenta a fare i conti con le ristrettezze in cui proprio le scellerate raffiche di mitra della Spending Review hanno depauperato la Scuola Pubblica nel perverso tentativo di continuare ad assicurare a personaggi del calibro di Moretti remunerazioni da capogiro) e non certo retribuita in maniera faraonica, deve cedere il passo ad un’incongruenza procedurale, mentre ad un uomo - sulla cui testa pende finanche un’accusa per strage, relativamente ai tragici fatti di Viareggio del 2009 - dovrebbe essere concesso mantenere un volume di privilegi straordinario, pur se neanche lontanamente riconducibili a qualche impresa meritoria o, quantomeno, ad un pedigree formativo di prim’ordine.
La seconda invece è a dir poco bizzarra, un vero peccato di auto-celebrazione ma, soprattutto, una chiara e sproporzionata tendenza all’auto-sopravvalutazione: Mauro Moretti, minacciando di lasciare l’Italia laddove dovesse occorrere che la Spending Review (finalmente) si abbatta sulle vere cause di ogni dissesto della bilancia pubblica - altro che scuola, sanità o pensioni! - denota quanto svagatamente e dissennatamente possa essere distorto il suo campo di percezione della realtà.
Quasi che il Paese dovesse privarsi di una delle sue più preziose risorse, del più fecondo capitale umano, del più irrinunciabile patrimonio intellettivo, Mauro Moretti millanta l’appartenenza senza sé e senza ma al rango di quei benedetti «cervelli in fuga» cui tante e tante volte si volge il pensiero di ciascun cittadino, ormai stanco, stremato dall’incedere di una piramide rovesciata in cui incapaci, ricattabili, inetti, disonesti, impuniti e chi più ne ha più ne metta si collocano ai vertici e - giù giù - tutti gli altri.
Al solito il problema sta nelle parole e nel loro significato: la differenza fra essere un «dirigente», ovvero fra l’essere stato designato con tale funzione e goderne sia in termini di discrezionalità di potere che di gratifica economica, ed avere l’effettiva capacità di «dirigere», verbo il cui significato è talmente vasto da meritare una trattazione a sé stante.
Senza voler entrare nel troppo nel merito - in particolare - del significato della parola per ciò che attiene il comparto privato - in cui «dirigere» opportunamente equivale sui generis a procacciare profitti aziendali alla proprietà d’impresa e, quando va avveniristicamente bene, a farlo nel rispetto della responsabilità sociale, di quella ambientale e dei diritti del consumatore in materia di consumo energetico e/o di qualità dei prodotti - senz’altro per quel che riguarda quello pubblico i paradigmi sono decisamente difformi da ciò per cui Moretti e non solo, pretenderebbe di essere un ottimo e - aggiungo - necessario «dirigente»: «dirigere» nel comparto pubblico significa rispondere prima di tutto ed irriducibilmente all’interesse collettivo, cioè ad istanze politico-sociali ed economiche che incarnino i valori stessi di una comunità.
Come ad esempio l’idea di tenere uniti fra di loro terre e culture ancora oggi distanti ammodernando la vecchia concezione delle «Frecce» non con l’alta velocità, con treni-deluxe - dai costi improponibili - o con trafori - senza ne’ capo, ne’ coda - in mezzo a mari di uranio e di amianto, ma rispettando i principi di sussidiarietà, di mobilità sostenibile, di tutela ambientale e paesaggistica con cui - seppur in modo confusionario, spesso inefficace e non di rado farraginoso, inconcludente e dispersivo - si sono concepite certune tratte ferroviarie; con un occhio cioè a colmare le distanze (talvolta semplicemente geografiche ma, sempre più spesso, sociali ed economiche) fra mondi diversi, ed un altro ai portafogli sempre più vuoti degli italiani (abbagliati a suo tempo dal sogno individualistico di un parco-auto privato sempre più folto da esibire agli occhi increduli degli «altri» e da impiegare sempre di più in luogo del trasporto pubblico) oggi, ahiloro, alle prese con un’inarrestabile aumento del costo dei carburanti da una parte, e dall’altra con una mobilità collettiva sempre meno efficace e sempre più gravosa.
Il teorema di Mauro Moretti e della sua inattaccabilità quindi, a quale distrofica distorsione intellettiva dovrebbe rispondere?
Al suo posto intanto, vorrei chiedermi in quale altro posto che non si chiami Italia siano considerate virtù - e non irrimediabili difetti - vicissitudini di non poco conto come ad esempio il processo - in carico alla Procura di Lucca - per strage, se si considera che ovunque è sufficiente un guasto del menage familiare sfuggito alla privacy per cagionare dimissioni immediate da qualunque incarico!
Senza contare poi un altro fatto: ditemi sinceramente a chi davvero - socio «azionista», in quanto semplicemente cittadino e non in quanto detentore di una quota sociale - di un’ente pubblico, possa mai mancare l’ingombrante presenza di un Moretti (o chi per lui), lasciato vacante un posto che giovani ben più capaci, meritevoli e per un ventesimo della sua retribuzione sarebbero ben lieti di occupare e con un avanzo di risorse tale da potersi permettere - magari - l’assunzione di tante altre figure operative con la prospettiva di migliorare in maniera straordinaria l’erogazione del servizio stesso!
Detto questo - è bene ricordarlo - non sono io un sostenitore della Spending Review, del Fiscal Compact o di altri perfidi euro-meccanismi responsabili di stagflazione, di declino economico o - per farla breve - delle politiche di «Austerity»; non ho fatto da sponda alle grifagne manovre del tecnocrate Mario Monti, non mi sono commosso di fronte al pur composto e sobrio esercizio politico di Enrico Letta, e non mi farò trarre in inganno neanche dal polit-marketing renziano, fatto non di rado da uscite in perfetto stile Roan Atkinson, in altre dal profetico hashtag «@staisereno…» e in altre ancora da esternazioni tipiche del Sindaco d’Italia: la sostanza non è cambiata - a mio modesto avviso - di una virgola.
Alla Scuola Pubblica si assicurano nuovi interventi sì, ma - al massimo - in campo edilizio e non certo nel funzionamento: ovviamente le strutture hanno necessità di una proverbiale svecchiata e, magari, di una sonora messa in sicurezza, ma anche l’offerta formativa, gli strumenti didattici ed il personale necessiterebbero di una generosa iniezione di moneta sonante che, per contro, allo stato attuale delle cose continua ad essere assicurata alla sola scuola privata (che, personalmente, non ritengo ne’ centrale, ne’ meritevole di essere messa sullo stesso livello della Scuola Pubblica, ne’ - in definitiva - diversa come obiettivi da una qualsiasi altra azienda).
Per ciò che attiene la Sanità, mi sembra che ancora una volta si cerchi di utilizzare strumentalmente il pur legittimo argomento degli sprechi, per procacciarsi l’ennesimo pretesto utile a privatizzare, esternalizzare, alienare, svendere, etc.
Per quanto riguarda poi il sistema previdenziale ma, soprattutto, quello del lavoro, dei diritti sindacali e della dignità lavorativa, incrocio le dita, augurandomi un exploit - alle prossime elezioni europee - sia del M5S che della lista Tsipras, che rimetterebbe in discussione tutta la debacle verso cui la voracità del mondo finanziario ci sta trascinando a tappe forzate.
Ma - fatte queste necessarie premesse, ricordando comunque che «repetita juvant» e fatto salvo che la mia personale fiducia nel Governo Renzi è -8 in una scala da 1 a 10 -, non sarò io ad obiettare intorno a provvedimenti che - oltre che moralmente giusti - si rendono ogni giorno sempre più imprescindibili: dipendesse da me, un Primo presidente della Cassazione comincerebbe a doversi accontentare di non più di 36.000 € annui e, di conseguenza, anche la nutrita e costosissima pattuglia di Moretti, Scaroni, Mastropasqua, Maccagno, Monorchio, Arcuri, Colombo e compagnia cantante.
 
Per tirare le somme e tornare infine al paradosso di «Achille e la tartaruga», farcirò il mio intervento con un pizzico di sano buon umore - ahimè sardonico e, rispetto alla folta comunità di comuni mortali di cui anch’io faccio parte, decisamente auto-ironico -; il massimo insomma che si può fare oggidì, in tempi in cui si rischia l’esazione di un tasso di interesse finanche per una risata (giustappunto a proposito del Jorge da Burgos di Umberto Eco che sull’apologia del «ridere» costruì la sua esistenza letteraria): saprà il «pelide Achille» - il comune mortale che impallidisce ormai di fronte alle sventurate peripezie del ragionier Fantozzi - correre abbastanza veloce da superare la tartaruga del mese incedente con metodica lentezza?
Vorrei sinceramente augurarmi che a questa declinazione del secondo paradosso di Zenone mi potessi rispondere con la freddezza delle serie geometriche o con il pragmatismo di Diogene di Sinope - nello specifico caso assai più favorevoli all’uopo dell’olimpica irraggiungibilità filosofica -, ma ho l’impressione che il mese correrà via sempre più veloce, a dispetto di quegli 80,00 € mensili in più che i lavoratori dipendenti rischieranno di ritrovarsi in busta-paga a partire da maggio e con cui non riusciranno a pagare neanche una sola bolletta in più, ma procacciarsi una bella pizza di consolazione sì…

 
Una bella pizza alla salute di Mauro Moretti, con l’augurio che il treno su cui si imbarcherà verso destinazioni più favorevoli alla conservazione di uno stile di vita esagerato, possa essere più veloce di Achille, che la stazione di arrivo non si comporti come la sua tartaruga ma, soprattutto, che non ci siano fermate alla stazione di Viareggio, dove ancora e a buon diritto una moltitudine aspetta che dalla sua bocca dalle pareti dorate escano risposte finalmente esaustive a domande che la disperazione ancora prova a gridare al cielo, in attesa che altrettante orecchie dorate si rendano disponibili ad ascoltare…



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26/3/2014 - 11:16

AUTORE:
Alessio Niccolai

... ha colto nel segno!
Inserire a pieno titolo in un confronto sugli stipendi dei manager pubblici il Sig. Marchionne - AD di FIAT - potrebbe essere frutto di un lapsus o, più verosimilmente, di una discussione tutta interna al suo partito intorno alla possibilità di stabilire un criterio - valevole sia nel pubblico che nel privato - per fissare una volta per tutte un tetto alle retribuzioni dirigenziali.
Non volendo però, e fatto salvo che nel settore privato - direbbe il mio zio lucchese - «faccin' lòro» - purché la copertura per corrispondere certi volumi di reddito sia totalmente indipendente da eventuali emolumenti pubblici, magari occulti -, citare il pluri-premiato («[...] e chissà poi perché?!?», per dirla alla Vasco Rossi) Marchionne calza proprio a pennello: perché FIAT è mediamente un competitor privato che ha però il vizietto di fare incetta laddove esista la pur lontana ombra di una sovvenzione pubblica!
Quindi - mi sentirei di dire - il faraonico emolumento dell'AD FIAT, in parte oggidì sostenuto dalla Federal Reserve, è senz'altro e al pari di quello di Moretti un gravame per tutti gli italiani.
Bravo Bruno: bisogna dire le cose come stanno. Specie se non sono proprio sotto gli occhi di tutti!

26/3/2014 - 0:03

AUTORE:
Bruno Baglini

Da fb 14 ore fa

Bruno Baglini ...facile eh...essere stato figlio di Luciano Barca con sei legislature in parlamento poi si vede il mondo da lassù.
Mio padre con 18 capi di bestiame nella stalla e 13 ettari di terreno da lavorare con le vacche, quando poi andò in pensione gli davano 52.000 lire al mese ed a mia madre 46.000 perchè femmina e se 1.600.000.000 delle vecchie lire gli sembran poche x un AD prova a fare cambio con un figlio di contadini del duca Salviati, poi si ragiona anche di catoblepa del cavolo.
...........................
Poi se devo dettagliare per farmi capire, dico che: se il Presidente del Consiglio pro tempore fa la proposta di stabilire un tetto agli stipendi dei manager e che non debbano superare di venti volte lo stipendio base dei loro sottoposti a me sta bene perche "si dice" che ora il rapporto è da 1 a 500 volte e nel caso di Marchionne siamo a da 1 a 1630.

Non sono per niente daccordo che tutti si abbia la stessa remunerazione e la stessa pensione perchè il mio Capostazione 30 anni fa disse: prima io avevo la divisa celestina e voi manovali/manovratori nera, ora si ha la divisa uguale salvo il cappelo che il mio è rosso per motivi di lavoro (in caso di necessità urgente il cappello rosso fungeva da bandiera rossa per fermare i convogli) se poi vi danno la stessa paga mia, si fa mpopò per uno a fare il dirigente movimento con tutte le responsabilità annesse.
Per i miliardi di Fellini o del Benigni non sono interessato perchè avere una casa cinematografica o produre un film che possa viaggiare nel mondo, secondo me ci vuole più di sessantatremilalire.

...poi..poi si è fatto tardi.
bona.

25/3/2014 - 22:50

AUTORE:
Robert Plant

Lei ha fatto un bel discorso ma alla fine non ha detto da che parte sta. Anche domenica alla mezz'ora della Annunziata è stata dribblata la domanda da un suo collega di partito.

24/3/2014 - 22:32

AUTORE:
Alessio Niccolai

Questa sigla generalmente designa - per chi è avvezzo alle mailing list di Google Groups - il Distretto di Economia Solidale dell'Alto Tirreno; ma, dacché mi sono imbattuto nelle ultime news su FinMeccanica, potrebbe divenire anche l'acronimo di «devo esse' strego» a proposito di super-dirigenti dello Stato.
Avevo iniziato a tuonare contro Guarguaglini già prima delle elezioni amministrative 2011 a Vecchiano: avrò il dono della preveggenza come il mio amico Oracolo?!?

24/3/2014 - 13:21

AUTORE:
Bruno Baglini Migliarino

...e.. sta in che la batte: disse il garzone al vecchio contadino che girava la polenta col mestolo e vedendolo con la goccia penzoloni al naso, se la goccia andava sul foo, rimaneva a cena e se "batteva" nella pentola e magari più volte, il povero garzone preferiva andare a letto senza cena.

Claudio Dematte' AD di FF.SS nel 1999 a compimento di 35 anni di lavoro in ferrovia dava a tutti i meritevoli un diploma di "Benemerito della rotaia" con firma in calce e medaglietta di latta e quindi anche il sottoscritto che non demeritava, la ebbe come altri 220.000 "meritevoli" di quei tempi.

Poi dopo Claudio venne "un'antro" che dopo aver ridotto l'Alitalia in quella maniera, ridusse le ferrovie a stecchetto ed a ogni giorno di sciopero che si faceva, lo stato non rimetteva due miliardi delle vecchie lire perchè a quei tempi "pantalone" rimborsava alle ferrovie 700 miliardi l'anno ; così era scritto sui gionali e quando quel "disastroso" manager lasciò le FS fù ricompensato con una liquidazione da comprarci l'intera frazione di Nodica

Però...mamma ferrovia, come mamma poste ed altri enti statali assorbirono centinaia di migliaia di lavoratori della terra rimasti in ozio per "colpa" dei trattori sempre più grossi e mietitrebbie che facevan tutto loro.

Poi dopo tante illusioni di diventare tutti ricchi come il più volte capo del governo (ora ex in tutto) vennero le Fornero che fecero il contrario; fecero lavorare i nonni bruciando un'intera generazione ed in più fra "leilì" ed il suo capo di governo accusavano i nostri figli di esse "cousi"( o giù di lì xchè sonasega 'ome si scrive) ed intanto scopriamo che i loro figli erano "piazzati bene".

Il "compagno Moretti" (si dice che partì come sindalista CGIL per arrivare 'ncima alla dirigenza)non lo ha chiamato nessuno per ora in causa e si è sentito in dovere (?) di esercitare un suo diritto al pari di un calciatore (non qualsiasi) secondo lui e se "merita" davvero come Messi o Pirlo il prezzo del biglietto o dell'abbonamento che vada pure sul libero mercato .

Altra considerazione semplice che voglio aggiungere è questa:
a noi migliarinesi ci fù segnalato da Silvano Ambrogi; scrittore e commediografo: (migliarinese di stare) un certo Benigni Roberto da Vergaio, scoperto dal nostro scrittore migliarinese all'Alberichino di Roma e ci "raccomandò" questo giovane scapigliato e dimorto promettente secondo lui e noi da buon soldatini demmo agio a quella raccomandazione e chiamammo il Benigni Roberto il ventun di febbraio 1.976 a recitare il suo primo monologo: Cioni Mario di Gaspare fù Giulia.
Gli demmo 100.000 mila lire e cena a casa del Guccinelli Fausto nostro amico comune e di Silvano in particolare.
Ecco, lui il Benigni Roberto, tre anni dopo ci chiese 11.000.000 (undicimilioni)di lire per fare lo stesso spettacolo alla Festa dell'Unità di Pisa, li alla Cittadella e tanti 'omunisti compreso mio fratello Giordano gridarono allo "scandolo" mappoi si "'etonno" perchè liberamente la gente accorsa li in maniera travolgente, lasciò 15 milioni di lire in coccarde; cosa mai più vista e registrata per un evento simile e si dice che anni dopo quelli della Coop offersero al Benigni 12 miliardi per l'esclusiva del suo volto nelle pubblicità del marchio Coop e..lui gli rispose semplicemente: vedete ragazzi! ora è un momento che c'ho da fà parecchio, magari ripassate fra qualche tempo.."mapperò" Lui dignitosamente non ha veduto la sua faccia a nessuno.
( apparte poi..Grillo Giuseppe detto Beppe che chiese 30 milioni per uno spettacolo ed un taugiano di segretario PCI responsabile di una Festa dell'Unita di tanti anni fa e poi piovve e ne incassarono la metà e..l'altra metà li ha pretesi a rate da quel povero bischero di mi compagno che mise la sua casa a repentaglio per "quel debito".

Poi ci sarebbe altro: dai militari ben pagati anche con di buone stecche di cioccolata e benefit per le famiglie per tenerli buoni fin dai tempi della DC e..tutt'ora se erano a stecchetti come gli operai ed i pensionati al minimo, trovandosi con le armi 'nmano avevan già preso il potere come fenno in Grecia i Colonnelli.

Detto questo come dicono quelli che parlano in politichese mi avvio a chiudere e rilevo che:
io Bruno Baglini, nato alla Baldinacca nel /47 e che sempre ho fatto politica militante, sia nel solito partito anche se spesso cambia nome ma io l'edea mai! così nel Sindacato dei lavoratori, nei Circoli ARCI e nella cultura in genere ed anche so questo giornale; poi non ho la pretesa di mettere le mutande al mondo e...neppure il buon Alessio Niccolai credo che abbia quell'intenzione (apparte gli innamoramenti focosi per l'ultimo comunista novo-novo o che vien dal Nicaragua a disperdere tutto il rimasuglio che per niente dava noia al berlusca, ed ora c'ha "Triprisasse" dalla Grecia, ma come tutti i foi di paglia poi passa presto la bubbarata e...da-ccapo e via e via per sembrare più rivo-luzio e nari che pria.

piesse, liero anch'io 'osi con le tapparelle all'occhi come 'avalli nel /60 poi scopersi che Breznev aveva "nominato" suo genero Direttore della Pravda e delle Izvestia (o giù di li) e l'incanto, d'incanto mi sparì, ma non era una folata passeggera perchè Fidel prese il potere quando io nel /68 ero sul piaggione di Malaventre agli spinaci da Mazzara e..orellanno, dopo 45 anni quel potere la lo ha passato ar su' fratello. Domanda! c'è solo una famiglia di meritevoli a Cuba? eppoi?

nb, l'assegnazione di una Rubrica alle volte è peramente casuale, sia per lo spazio (10.000 battute in FORUM non ci stanno) e... per altre ragioni ben più lievi e di oppurtunità (anche) di creare discussione in giorni di pioggia come oggi che le vanghe sono in ozio.
bona.

24/3/2014 - 11:55

AUTORE:
Alessio Niccolai

Se mi permetti, caro Anonimo - a me cultore e seguace di un'idea più equilibrata di "pianeta", in cui a tutti sia dato come minimo poter vivere dignitosamente, di una collettività che riprende il posto che gli spetta nella società civile riaffermando il suo primato nella gestione della cosa pubblica sugli appetiti privati - c'è bisogno di ben altro che la soluzione ad un pur annoso problema di un segmento della mobilità toscana per meritare un emolumento pubblico pari a 850.000 € annui!
A parte che - secondo il mio modesto avviso - per una gestione della cosa pubblica più conforme alle istanze della collettività, c'è bisogno di assai meno figure dirigenziali e assai più manodopera cosicché sia dato alle istituzioni circoscrivere l'outsourcing e - di conseguenza - ridurre al minimo l'impatto che le leggi del profitto privato hanno sul bene comune e sui beni comuni.
Ma, detto questo, non garantirei manco al Padreterno un reddito di quella portata se chiamato ad amministrare qualcosa che appartiene a lui, quanto a me, quanto a te: sono pronto a scommettere che centinaia e centinaia di giovani o meno giovani siano disposti a farlo con maggiore competenza, migliore dedizione e più senso del bene comune (perché quello è il focus di ogni possibile ragionamento!) a ben altro volume retributivo!
Bisogna ricordare - repetita iuvant - che uno dei paradigmi di una gestione sensata ed equilibrata della cosa pubblica (quindi incline a soggiacere alle leggi del bene comune e dell'interesse collettivo, anziché a quelle del bene privato e/o privatistico) è anche quello di non ingenerare disparità sociali troppo accentuate: non è plausibile che una persona chiamata ad amministrare il bene comune - per quanto brava possa essere (e, mi spiace per te ma non è proprio questo il caso!) - possa essere legittimata a "retribuirsi" con le risorse della collettività assai di più di quanto questa non si possa permettere.
L'ora di dismettere l'apparato dei super-manager restituendo facoltà alla buona politica di gestire la cosa pubblica come Cristo comanda è arrivata: del resto se qualcuno è stato eletto per fare qualcosa che allo stato attuale delle cose è demandato ad una selva di manager (o tecnici che dir si vogliano), perché sperperare inutilmente risorse?

24/3/2014 - 11:12

AUTORE:
Robert Plant

In un mondo che, il giusto guadagno non si nega a nessuno, direi che da anni si è passato il segno della decenza. Quello però che mi inorridisce è l'assenza del senso della misura di chi decide di elargire questi lauti compensi, sia con governi di destra che di sinistra, sia governi tecnici sostenuti dalla sinistra ... quella che inopinatamente vorrebbe chiamarsi ancora tale. Anche se, come affermato da "anonimo", l'AD avesse fatto tutto quel bene di cui dice, bisognerebbe chiederlo ai pendolari dei treni regionali (tolti gli eventi eccezionali che i pendolari comprendono benissimo), ciò non giustifica il compenso che gli viene dato (non solo lui per carità), anche tenuto conto dello stato in cui si trova la nazione, in cui, sinteticamente, le categorie più deboli (in senso lato) sono sempre più indebolite. Si potrebbe filosofeggiare oltre, sui lauti compensi di quelli che una volta venivano chiamati "boiardi di stato", ma non è questa la sede, e comunque mi sento di affermare su questi elevati compensi, che non sono altro che la "cucuzza" del disvalore che la nostra società ha per l'onestà.

24/3/2014 - 9:37

AUTORE:
anonimo

Pisa Firenze in 40 minuti era il sogno dei pendolari distrutti dall'ora e dieci andata e ritorno che si dovevano subire quotidianamente. Improvvisamente il miracolo dei 40 minuti. Al timone c'era Mauro Moretti. A lui e non solo a lui va senz'altro il grazie delle migliaia di pendolari ai quali ha senz'altro cambiato in meglio la qualità della vita:
Mi fermo qui perchè solo chi ha fatto il pendolare può capire.
Non mi addentro nei meandri che hanno permesso alle migliaia di pseudo dirigenti statali, parastatali che beneficiano non si sa a quale titolo di centinaia di migliaia di euro di stipendio annuo. Ecco lì la scure si deve abbattere con veemenza e riportare quella gente alla realtà di una crisi che ha un solo nome Sperpero
di denaro pubblico altro che euro e uscita dall'euro. Prova a mettere un Mauro Moretti alla guida delle regioni e vedrai se non le strizza come un limone e le rimette con i conti in ordine come ha fatto con Fs. Cosa deve dire un dirigente di un gruppo di quelle dimensioni quando vede un Marchionne che s'intasca milioni di euro annui, un parrucchiere della camera che supera gli undicimila euro mensili, il manager delle poste che va oltre il milione di euro,
i funzionari del senato inquadrati dalle iene mentre si baloccano al computer e intanto maturano stipendi che passano i centomila euro. Vogliamo rammentare anche il dirigente di Acea, o magari i dirigenti delle partecipate della regione Sicilia. E con tutto questo ben di Dio da tagliare mi si va a cercare il dirigente di Fs che percepisce forse la metà dei suoi predecessori pur avendo meriti superiori alla luce dei risultati. Andrà rivisto anche il suo, ma prima la scure deve colpire laddove si annida lo spreco. Una redistribuzione dei redditi sarebbe anzi è l'unica soluzione per rimettere l'Italia in carreggiata, perchè parlare di crisi in Italia è solo una colossale balla perchè di soldi ce ne sono anche troppi, basta li spendano meglio e magari vadano ad imparare proprio da Mauro Moretti.
Bisogna avere le idee chiare, altrimenti non se ne esce e si fa solo il gioco di chi fa disinformazione e alimenta la palude e, questo anche se lei magari è in buona fede e, nemmeno se ne è accorto, mi pare in questo momento sia il suo ruolo.

23/3/2014 - 21:55

AUTORE:
Alessio Niccolai

Dato che ci sei e sempre continuando a mantenere l'anonimato - ché forse è meglio - ti inviterei a elencare tutte le azioni - compiute da Mauro Moretti nel rispetto dell'interesse collettivo e del bene comune - in ragione delle quali meritarsi - non meno del doppio di un'astronomica e ingiustificata retribuzione da presentatore TV, ma - 100 volte il reddito annuo medio di un comune mortale - magari laureato a pieni voti - se avesse la sempre più rara fortuna di non imbattersi, dopo appena 3 o 4 mesi, nel sempre più ricorrente pit-stop lavorativo.
Quanto dovrebbero guadagnare - se si continua sulla strada del paragone più improvvido - Vandana Shiva o Gino Strada?!?

23/3/2014 - 15:46

AUTORE:
anonimo

Con questo ritornello divertente, orecchiabile è capitato che qualche presentatore televisivo si sia ritrovato in tasca 500000 euro
per un impegno forse gravoso ma tutto sommato piacevole e esente da grandi responsabilità.
In questa ottica negare 850000 euro a Mauro Moretti non è pensabile che, non solo se le merita ampiamente non fosse altro per la competenza, abilità dedizione e rigore che mette e trasmette a tutto il gruppo che dirige, ma è spiacevole vedere che di tutti gli sprechi che ci sono in Italia si vada a colpire proprio la persona sbagliata reo magari di aver fatto un'esternazione impopolare, ma del tutto legittima in quanto consapevole di quanto ha realizzato ed io da pendolare di lunghe distanze, posso testimoniare che, con l'avvento di Moretti, le ferrovie hanno fatto un salto di qualità non indifferente se poi ci sono i furti di rame o la gente si butta sotto il treno, non credo i relativi ritardi dei treni possano addebitarsi alla dirigenza Fs.
Gli sprechi cercateli da altre parti e lasciate stare chi ricopre il ruolo in maniera esemplare.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare

23/3/2014 - 12:58

AUTORE:
Dipendente di Moretti

Chissà se davvero alla fine il mio datore fuggirà all'estero. Chissà se nel frattempo risponderà del disastro di Viareggio.
Ma soprattutto chiedo al Niccolai se davvero pensa che con "Scaroni, Mastropasqua, Maccagno, Monorchio, Arcuri, Colombo e compagnia cantante" come dice lui, sarà davvero colpito nel portafoglio come si ventila.
Io ho i miei dubbi. Noi però sul suo libro paga qualche problema ce l'avremo senz'altro, pizza o non pizza in più a fine mese!