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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

. . . uno sul web, ora, che vaneggia che la sua .....
. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
. . . mia nonna aveva le ruote era un carretto. La .....
. . . la merda dello stallatico più la giri più puzza. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Chi è causa del suo mal pianga se stesso
La Compagnia dei Madamadorè

8/4/2014 - 1:30

È l’una di notte domani devo andare a lavorare e son qui disperata, ho perso tutto quello che avevo scritto per una distrazione non l’ho salvato e non riesco a trovarlo nel computer.
Eccomi qui persa nel mio qui ed ora.
Provo a riscrivere ma so già che l’altra versione era migliore, è quella che ho perso e non ho più tempo.
Non ho più tempo, ma non mi arrendo…


Ma com’è questo nostro tempo? La mia riflessione era su questo. Vado fuori, in giro, vedo gente e faccio cose, e quello che mi colpisce è l’atmosfera di pessimismo che sento. Un pessimismo diffuso, un gran malumore e un’arrendevolezza come se ormai avessimo pochissimo margine di manovra.
La sensazione più diffusa che sento è quella dell’impotenza, del son tutti uguali, siamo al tempo dell’ormai.
Siamo al tempo dell’ormai, dove ogni speranza di futuro pare relegata negli angoli delle nostre possibilità. Siamo al tempo del hinc et nunc, del qui ed ora, del domani è troppo tardi, dell’imperativo del fare, cosa, come, per chi e per che cosa, diventano dettagli da parrucconi, da professori ingessati.
Viviamo in un tempo strano, circolare, subiamo l’alternarsi delle stagioni da quella calcistica a quelle politiche e via, viviamo trasportati dallo scorrere ciclico di un tempo che non sembra appartenerci.
Chi ha rubato l’idea di futuro costringendoci alla dittatura del presente?
Chi ci ha rubato la capacità di credere in noi stessi e nel nostro potere di cambiare?
Perché non crediamo possibile che ci si possa ribellare?
Mi sembra che questo nostro mondo sia stato abile nel buttar fuori la possibilità di rompere le regole, di ribellarsi. Ha messo all’angolo la voglia di provarci, la voglia di cambiare.
Neanche i ragazzi si ribellano più ai loro genitori, non ce n’è bisogno, se li ritrovano accanto a fare e a desiderare le stesse cose, quasi complici. Tuttalpiù i ragazzi e le ragazze possono essere NEET, è quella la nuova frontiera della ribellione? Oppure scoprono, copiano o inventano modi per oltrepassare il limite, facendosi del male e rischiando molto. non tutti certamente.
Forse le cose sono più semplici di quel che appaiono...il futuro è finito, come articolo di cui aver bisogno.
E' stato ucciso da più mani, schiacciato sopra o da un presente sempre più indistinto e indistinguibile.
Ma io non mi arrendo e non mi adeguo e provo a pigiare un tasto  in cui credo, quello del rammendare e cucire, del tessere i fili di quella frammentarietà in cui ci siamo rifugiati, o in cui crediamo essere un rifugio.
In realtà credo che il vero rifugio sia una comunità, una buona compagnia e allora come spesso mi accade provo a condividere le domande. E mi rivolgo ad alcuni amici che trovo in linea, che scopro “in liea” con me, con quello che penso…forse i compagni di viaggio non si scelgono a caso e neppure per caso.
Messaggio n°1…Non voglio apparire uno che ha le idee chiare, anzi, se dovessi definirmi come essere umano, sono l'uomo del dubbio ed il dubbio è sempre un componente del metro col quale mi rapporto alle cose.
E' ora di rimettere in discussione le nostre posizioni, confrontandoci con gli altri cercando di capirci e di rispettarci, senza isolare, senza giudicare, fare come diceva Vittorini: "sono comunista per comprendere gli altri, non per giudicarli". Oppure, pensiamo come sarebbe andata la storia del socialismo se in tutti gli statuti, anche quelli degli stati, si fosse affermato un articolo che avesse detto: "è obbligatoria la tolleranza!"
Con tutto il rispetto che ho verso quelli che ancora ritengo miei compagni, vorrei dire loro:  mettete in dubbio le vostre posizioni, potete anche tenerle dopo, ma intanto dubitate.
A tutti quelli che sono scoraggiati, o che si perdono nella constatazione di quanto sia cambiato il mondo e di quanto si sentano isolati, direi con Ignazio Silone che quando c'è una dittatura anche un solo dissidente la mette in pericolo.
 
Messaggio N°2 …la vera ribellione è continuare a credere nella capacità di essere artefici del cambiamento nonostante tutto vada al contrario rispetto alle nostre aspettative...e risbatterci la testa, testardi come muli (ma i muli son parenti dei salmoni?)


Già muli e salmoni, immagini diverse per dire che serve tenacia e caparbietà, e anche voglia di andare controcorrente.
Ma forse oggi quella che manca è proprio una corrente riconoscibile, perché questo presente con la sua dittatura, ci disorienta, oggi qui, domani là, dove spesso neanche si sa.
Allora forse oggi la vera ribellione, il vero modo di rompere le regole è stare nelle situazioni, occuparsi delle cose, cercare di capire, partecipare, farsi parte attiva dei processi, decidere, scegliere…
La vera ribellione è uscire di casa e andare nei posti dove si discute, alzare la mano e anche la voce se serve, chiedere, dire e dialogare.

La vera ribellione è rompere la regola della lamentazione continua, comoda e diffusa pratica spesso fatta affacciati alla finestra del proprio computer.
La vera ribellione è condividere, mettere in comune idee e pratiche, stare e fare insieme, provare a superare insieme le paure, provare a staccare i piedi da terra, prendersi cura.


Messaggio N°3… Una cosa credo necessaria: imparare le regole, qualunque sfera esse riguardino, per poi romperle all'occorrenza, in modo appropriato. E comunque ci sono regole sicuramente da perseguire, come il rispetto per gli altri, per le loro idee, per il loro credo, anche quando va contro il nostro essere e magari parlarne, confrontarsi e chissà che da un sano confronto possano nascere regole, confacenti a tutti e non al singolo.


Messaggio N° 4…C'è anche un concetto su cui ho lavorato tutta la vita, è il concetto di individualità, che è il contrario di individualismo, è invece la capacità di stare insieme agli altri individui, rompendo i tentativi di isolamento continuando a costruire opportunità di incontro e di  percorsi comuni.
Credetemi, ci sono tante occasioni nelle quali si soffre: ogni compagno che non ti capisce più è un compagno che non hai più e ne soffri perché l'hai perso e perché ti allontana. Il compito duro è quello di andare avanti,  ancora verso la sorgente.
Poi rimani senza un Partito perché l'hai messo in dubbio e ti domandi chi sta andando  verso la sorgente, o se le sorgenti sono più di una. Ti metti ancora in dubbio pensi, pensi al Partito e ti rendi conto che troppi cambiamenti dimostrano che il Partito non è un ideale, è un mezzo; questo mezzo deve andare verso i tuoi ideali, altrimenti è una gabbia.
In mezzo a tanti dubbi tu sai che una cosa è certa: devi andare verso la sorgente, con i mezzi che ti consentano di contribuire a realizzare gli ideali. Se il tuo partito non è il mezzo adatto non devi avere timori ad intraprendere percorsi nuovi, l'importante è non perdere di vista i tuoi ideali.
Finché la politica sarà fatta per aprire carriere o cose simili, i cittadini avranno sempre meno voglia di partecipare. Bisogna far capire che un'altra politica è possibile e si può fare battendo l'arrendevolezza, questo sì hic et nunc.
Quante cose da dire, agli arrendevoli direi che a questo mondo siamo 6 miliardi, immagina una foto come fossimo una classe, una foto con le facce di tutti, se non ci fosse la tua faccia ci sarebbe un forellino e la foto sarebbe sciupata. Fai la tua parte, è un tuo diritto, lotta contro chi te lo nega, se non  la farai la tua parte, cosa lascerai? Un foro? Ad un essere umano non è permesso.
 
Ecco ribellarsi forse è anche questo, scrivere a tante mani, trasformare un progetto di una sola persona, in qualcosa che coinvolga più di uno, in qualcosa da condividere… mi piace che Madamadorè possa crescere…la porta è aperta e per un compagno in più il posto c’è sempre.

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9/4/2014 - 8:05

AUTORE:
Simona

Brava, Madamadoré!! Mi sento proprio "in linea" con questa idea ribelle del ribelle. Ribellarsi è proprio vedere tanto lucidamente un'ideale di vita, di società, di mondo possibile e con cocciutaggine operare nella sua realizzazione, come muli, e se è necessario andando contro corrente come salmoni. E' cambiare le cose non perdendo mai di vista l'idea da cui si parte. Un' idea che non deve mai perdere occasione di arricchirsi di altre idee che possono contribuire a renderla più bella....perché è bello avere belle idee ma, ancora più bello condividerle con i nostri compagni di viaggio. C'è anche chi si crede ribelle solo perché va sempre contro a prescindere, per principio, per distinguersi e per poter dire "io sono un ribelle". Ecco, questo finto ribelle rischia di trasformare un trattore in un carrarmato e una carrozza in una zucca...