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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Cronache di un prof tifoso
La Renato Costantini Football Club
di Arbauz

13/4/2014 - 17:00

La Renato Costantini Football Club
 
Nell’attesa del D-Day contro il Lecce sparo una delle ultime cartucce dei miei ricordi sportivi. Parto da una vecchia foto del 1971 che qualche giorno fa uno mio compagno del liceo classico mi ha mandato via mail. E’ la foto di una squadra di calcio, scattata al campo dell’Abetone, e in quella foto ci sono anch’io. Ebbene, si tratta di una squadra che partecipò per un paio d’anni al torneo interfacoltà dell’università di Pisa. La squadra si chiamava “Renato Costantini”, nome che ha bisogno di una spiegazione. In effetti l’organizzatore della squadra, insomma il mio compagno di classe Andrea Pozzolini, scelse questo nome per ricordare -in modo un po’ ironico- i nomi dei nostri professori di greco e filosofia. In realtà la nostra classe (era una terza C) non aveva rapporti particolarmente idilliaci con i professori, e non per motivi politici (e sì che si era in pieno ‘68). Infatti mentre allora le classi davvero “rivoluzionarie” lanciavano lotte durissime contro la pedana sotto la cattedra dei professori o per l’abolizione della versione dall’italiano in latino, la nostra tendeva a iniziative che potremmo definire neo-goliardiche (non mi viene altra parola). Prendendo spunto dalle storiche beffe di Pasquino a Roma (lo slogan era infatti “Pasquino C colpisce solo di giovedì”, poiché le imprese venivano appunto messe in atto il giovedì), furono perciò organizzati (da mano rimasta ovviamente ignota) vari scherzi di dubbio gusto, ma certo innocenti se paragonati a ciò che a volte avviene oggi nelle scuole: una volta fu liberato uno storno che svolazzò durante la lezione di matematica, in un’altra occasione fu fatto trovare sulla cattedra (sempre del professore di matematica) un pesce, credo fosse un muggine, appena pescato. Insomma questo era il clima, però eravamo un gruppo tutto sommato abbastanza unito, tanto che nella classe ci sono stati ben quattro matrimoni (anch’io sono stato coinvolto). Tra l’altro uno dei nostri compagni era Fabrizio Buchignani, insomma il “Bui”, ben noto a Molina di Quosa. E sempre per parlare di personaggi che hanno fatto la storia, in classe c’era anche il Gismondi, uno dei tre che chiesero asilo politico in Austria temendo un golpe (la storia è raccontata nel film “I primi della lista” di Roan Johnson).
 
Insomma, con questo nome che omaggiava in qualche modo i nostri professori, venne organizzata questa squadretta di calcio. Non è che mi ricordi tutto con precisione (anzi), ma mi pare che  abbiamo partecipato a un paio di edizioni del campionato universitario. Mi ricordo uno 0-3 contro una squadra di universitari piombinesi; mi pare che all’ultimo minuto l’arbitro ci fischiasse un rigore contro. Il nostro portiere, il Pecori, che ora fa il medico, rimase completamente fermo e rassegnato in mezzo alla porta, mentre la palla picchiò con violenza contro il palo, e così non perdemmo quattro a zero. D’altra parte la nostra formazione non era un granché, anzi perdevamo quasi sempre (a parte una partita che vincemmo uno a zero, perché gli altri erano addirittura più scarsi di noi). Rivedendo la fotografia, di giocatori ne riconosco solo alcuni. Beh, intanto ci sono anch’io; non ero bravo a calcio, ma –facendo atletica- correvo abbastanza, per cui venivo messo a fare il terzino con l’unico compito di sbattere il pallone contro il muro dell’Abetone quando avanzava l’ala avversaria. Poi c’era appunto il Pozzolini, buon giocatore e grande esperto di lirica (fu tra i fondatori dell’Associazione Pisana Amici della Lirica). A centrocampo si destreggiava il Previti, discreto giocatore e soprattutto instancabile narratore delle sue innumerevoli avventure sentimentali al bar Salvini, tutti i pomeriggi dalle due alle tre. Poi c’era il Ciampa, anche lui discreto giocatore (e faceva il liceo classico!), ma  spesso –come soleva dire- “col ginocchio a cantucci”. Sull’ala andava a volte il Musone (che giocava con gli occhiali, come si vede nella foto), anche lui non eccelso nel calcio, ma ottimo saltatore in lungo, per cui buttava la palla in avanti senza fermarsi e spesso usciva di campo oltre la linea di fondo, e bisognava fermarlo come Forrest Gump quando gioca a football nel film. Un altro che appare nella foto è Daniele Casalino, uno di quelli coi baffi. Sapeva un po’ di pallone, ma io ricordo bene un suo clamoroso gesto, subito all’inizio di una partita (che poi perdemmo cinque a uno). Arrivò un cross innocuo nella nostra area, nella quale c’era appunto solo Daniele, nel ruolo di difensore; insomma arriva la palla e lui –senza un vero perché- alza un braccio e la ferma con la mano (dico ferma, non tocca). L’arbitro lo guardò incredulo e fischiò il rigore; noi gli chiedemmo se c’era un motivo per cui avesse fatto così, e lui disse “non lo so” (o qualcosa del genere). Non sono sicuro, ma mi pare che anche il nostro commentatore Rossocrociato abbia giocato (anche lui con gli occhiali) una partita nella nostra squadra.


Beh, ora basta. Anzi no, un’ultima cosa. Qualcuno potrebbe dirmi: ma perché nei tuoi ricordi sportivi la metti sempre sul piano della nostalgia? Risposta: ma, amici, cos’altro c’è nella vita di irriducibile, irremovibile e inesorabile oltre la nostalgia?   

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13/4/2014 - 23:44

AUTORE:
Rossocrociato

Sì arbauz, anch'io giocai una partita con la gloriosa Reanato Costantini e poi fui ingiustamente escluso senza che mi fosse dato tempo e modo fi esprimere tutte le mie potenzialità. Così il calcio pisano perse ( forse) un grande talento costringendolo ad assaggiare il sale del pane altrui.
Bando ai rimpianti e veniamo all'oggi.
Dopo il pareggio del Grosseto al Pisa mancherebbero due punti per i playoff. Con tre poi ci metteremmo alle spalle anche la Salernitana se perde col Perugia.
Certo poi ci troveremmo a giocare contro una cosiddetta corazzata ma questa è un'altra storia.

13/4/2014 - 19:34

AUTORE:
Cervetto

Eh sì, o Arbauz: cos'altro c'è nella vita di irriducibile, irremovibile e inesorabile oltre la nostalgia? Soprattutto in questi tempi che si ostinano ad essere ancora irriducibilmente, irremovibilmente, inesorabilmente rampanti, smaglianti e sculettanti? E tu sai o Arbauz, quanto il vecchio Cervetto abbia in uggia le Magnifiche sorti e progressive. Quindi il deriso e vituperato Sì, io mi ricordo, spalanca porte aperte. La Renato Costantini FBC non contese mai il cuoio alla gloriosa squadra Athenaeum, casacca bianco-amaranto, Torneo universitario 1974-1975, più o meno. San Piero, campo del CUS, pioggia a catinelle, un mare di fango. Athenaeum-Studenti Medicina Livorno. Uno di loro, ricciuto, occhi verdi velenosi si diceva giocasse nel Poggibonsi. All'ora del crepuscolo, sul declinare dell'incontro, il giovane Cervetto, rozzo tecnicamente, buttato là in mezzo al campo per correre, sfiancare spazzare e spezzare, abbatte inutilmente in piena area il livornese dagli occhi velenosi, botolo cisposo e ringhioso che per tutta la partita lo aveva apostrofato: "Deh, pisano di *****, io ti bùo, squacquarella, io ti metto a sedé, presentami tumà che te la ******!" Non si meraviglierà, dunque Arbauz, se rovinandogli addosso ed incrinandogli una costola, l'ancor fulvo Cervetto ne approfittasse per ficcargli un dito in un occhio. Barella per tutti e due. "Ma perché l'hai fatto. eh? ma ce lo dici perché? c'hai rovinati, c'hai!" Rigore.
Alestra, il portiere, però sorge dal fango, abbranca la sfera. Come un gatto grigio si accartoccia. Fischio finale: Athenaeum vittorioso e livornesi a casa. "Ma insomma, perché l'hai fatto?" "Non lo so perché l'ho fatto, ma l'ho fatto!" Oh Arbauz, oh caro, che tempi!
Ave