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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
SEGNI E SOGNI
di Daniela Sandoni
I colori e il loro codice segreto: il Rosso, un colore orgoglioso.

20/4/2014 - 11:44


  
 
 

Henri Matisse, La stanza rossa, 1908
 
  

   
Gabriele D’Annunzio diceva: “il colore è lo sforzo della materia per diventare luce”.
       
      Non si conosce il momento preciso in cui è comparso nella psiche umana il gusto per il colore, ma è sufficiente pensare all’importanza che l’uomo preistorico riservava ai colori utilizzati per la decorazione della propria pelle o per quella dei luoghi da lui abitati, per comprendere come la storia dei colori accompagni l’uomo lungo tutto il suo cammino evolutivo fino ai giorni nostri. Colorare e colorarsi è sempre servito per soddisfare il senso estetico, per esprimere l’unicità, per emulare i fiori e gli uccelli  ed ancora per dichiarare l’ appartenenza ad una tribù o ad un ceto sociale, per propiziare le forze della natura o quelle degli dei…


      Queste sono alcune delle motivazioni che fin dall’inizio della storia del genere umano hanno generato quell’intimo impulso a fare del colore uno strumento di ricerca ed espressione.
 
      L’uomo primitivo ha lasciato le prime tracce che risalgono a circa quindicimila anni fa, nel periodo storico del paleolitico, sotto forma di pitture rupestri raffiguranti bisonti, cavalli, renne ed altri animali. Fin da allora, i coloranti erano ricavati per la maggior parte dal mondo vegetale, oltre che da quello animale e minerale. La grande considerazione di cui godevano queste materie, ha avuto notevoli ripercussioni sulla storia, non solo economica, ma anche politica, sullo sviluppo delle scienze e delle tecniche, sugli scambi culturali fra società diverse, talvolta geograficamente anche molto distanti.
       Gli Egiziani ritenevano i colori così importanti che avevano denominato il proprio paese affacciato lungo il corso inferiore del Nilo, con il termine “keme”,  la “nera” terra delle fertili pianure adagiate ai margini del grande fiume, in contrasto con “la rossa”, la terra del deserto arida ed ostile. Anche il mare veniva chiamato semplicemente “verde” o “blu”. Quest’ultimo colore racchiude un mistero: gli egizi conoscevano ben quattro tipi di blu diversi, due dei quali non sono ancora stati identificati botanicamente.
        I Sumeri, i Babilonesi e gli Assiri che vissero nella regione della Mesopotamia, diversamente dagli altri popoli non rivolgevano le loro manifestazioni artistiche all’edificazione religiosa od alla glorificazione di un potente signore, ma concepivano l’arte in modo realistico ed essenzialmente utilitario. Questa regione fu la patria della tessitura della lana per la realizzazione di sfarzosi e coloratissimi abiti. Non sono molte le conoscenze su come ricavassero ed utilizzassero i colori, si suppone che il rosso  fosse ottenuto dal kermes, un insetto della quercia, il giallo della buccia del melograno ed il sommaco per le tinte brune dalla spezia ricavata dall’arbusto della rhus coriara.
       I Fenici sono stati i più raffinati e prestigiosi tintori dell’antichità, resi famosi per la scoperta della porpora (tintura ricavata dai molluschi della famiglia murex) .
       Nelle terre dell’India un particolare colore giallo veniva tratto dalle urine delle mucche, quando venivano alimentate solo di foglie di mango e private d’acqua; invece, tra le sostanze minerali, si potevano trovare il cinabro, l’orpimento e il realgar (rispettivamente il solfuro di mercurio rosso, il trisolfuro di arsenico, anch’esso di colore rosso, ed il bisolfuro di arsenico, di colore giallo).
       La Cina è la terra che ha inventato la sericoltura, attività che comprende l’allevamento dei bachi da seta e le sue varie lavorazioni (l'uso di allevare il baco, l’estrazione della seta dal bozzolo e la sua tessitura erano affidate esclusivamente al mondo femminile). La seta veniva tinta soprattutto con il cartamo polverizzato (un giallo zafferano) e con il prezioso indaco (viola bluastro). Solo la famiglia imperiale poteva vestire, all’interno dei palazzi, vesti in seta bianca e durante le cerimonie pubbliche, indumenti di colore oro, in onore del sole. Agli ufficiali ed alle donne di alto rango era concesso il rosso, mentre, per tutti gli altri, il solo colore consentito era il nero.
       L’America precolombiana nelle sue varie civiltà Maya, Nazca, Inca, ecc.., è sicuramente caratterizzata dalla tintura della lana di vigogna e dall’impiego del colorante rosso estratto dalla cocciniglia messicana. E’ dato certo che la maggior parte delle sostanze coloranti adoperate, provenisse dal mondo vegetale, dal momento che gli abitanti dell’antico Messico avevano una notevole conoscenza della botanica ed anzi, possedevano veri e propri giardini con varie specie di piante.
       Così dall’inizio della storia dell’uomo è stata la natura a fornire la materia prima per le colorazioni destinate alle arti, alle attività tessili, decorative, ecc. …, solo a metà Ottocento William Henry Perkin scoprì il primo colorante sintetico estratto per sintesi dal catrame (derivato del petrolio). Da allora fino ad oggi, la chimica, grazie ad una felice sinergia di ricerca e creatività, ci ha fornito migliaia di colorazioni di sintesi.
 
 
Il rosso e un po’ della sua storia.
 
      Il concetto di colore nell’antichità si identificava con il rosso, il solo degno di questo nome; dopo di lui esistevano solo il bianco che rappresentava l’incolore ed il nero che rappresentava lo sporco. Probabilmente perché questa colorazione si evidenziava nell’ambiente più di tutte le altre ed anche perché facilmente disponibile all’uomo aiutandolo ad esprimersi con la pittura e permettendogli di inventare la tintura (operazione che permette di dare o cambiare colore a materiali per mezzo di un bagno  in cui sono disciolti coloranti. Si applica a molti materiali come cuoio, pelli, legno, capelli, ma l'ambito più importante è quello che interessa le fibre tessili, i filati e i tessuti).
       L’arte paleolitica adoperava già questo colore che si otteneva dalla terra ocra rossa (si pensi al bestiario dipinto nella grotta di Chauvet); nel neolitico era già sfruttata la robbia o garanza, poi l’uomo ha adoperato alcuni metalli come l’ossido di ferro o il solfuro di mercurio. Queste ocre ferrose vennero utilizzate anche per cospargere i cadaveri, secondo la credenza che il rosso avesse poteri purificatori, vivificatori, princìpi vitali; si utilizzavano sudari rossi e venivano posti fiori rossi sulle tombe (l'anemone scarlatto, il melograno, i papaveri...); unite a grassi animali furono adoperate per le pitture rupestri.
      In Egitto il rosso divinatorio e regale coesisteva con quello nefasto e pericoloso del male. Nella concezione positiva esso era connesso a gioventù, salute, vigore, bellezza e forza. Tale pensiero si estese poi anche nell’impero romano dove il “flammeum”, un velo rosso-arancione, veniva indossato dalle spose il giorno delle nozze; ma nell'età Tardo-Imperiale, periodo in cui il rosso era il porpora ricavato dal murice, una rara conchiglia presente nel Mediterraneo (le colonie di murici presenti sulle coste della Palestina e dell’Egitto sono in via di estinzione), perse il suo significato sacro, divenendo puro segno di superficialità a causa dello sfarzo e della ricchezza esagerati (così come era già accaduto in età Ellenistica in Grecia); esso riacquisterà valore solo con l'avvento del Cristianesimo. In questo periodo il rosso genera una simbologia così pregnante e tenace da esistere ancor oggi: il rosso fuoco è la vita, lo Spirito della Pentecoste, le lingue di fuoco che scendono sugli apostoli, ma è anche la morte, l’inferno, il sangue di Cristo, i peccati.
      Nel Medioevo viene persa la formula della porpora romana e si ripiega sul kermes, colorante estratto da un insetto essiccato diffuso nel Mediterraneo e nel Medio Oriente e sebbene la sua raccolta sia laboriosa e la fabbricazione del colorante costosa, il rosso ottenuto è splendido, resistente e luminoso; solo i signori più ricchi e potenti possono beneficiarne commissionando abiti e opere pittoriche. I contadini invece debbono accontentarsi di ricorrere all’uso della robbia, un’erba dalle cui radici si estrae un rosso scuro un po’ volgare e poco splendente.

A partire dai secoli XIII e XIV anche il papa ed i cardinali si vestono di rosso, contemporaneamente sui quadri si dipingono diavoli rossi e nei romanzi c’è spesso un cavaliere demoniaco che sfida un eroe.
Nel XVI secolo si vestono di rosso solo i cardinali ed alcuni ordini cavallereschi. Accadrà uno scambio singolare: il blu che nel Medioevo era adottato in particolare dalle donne in riferimento alla Vergine diventa maschile perché più discreto ed il rosso usato dagli uomini come segno di potere e di guerra, viceversa è usato dalle donne (se ne è serbata traccia fino ad oggi abbinando l’azzurro ai neonati maschi ed il rosa alle femmine). Il rosso rimarrà anche l’abito da sposa fino al XIX secolo e sta ritornando di moda ai giorni nostri.
 
La simbologia
 
            Il rosso è il simbolo del corpo, della materia, è il colore più caldo, è il primo colore dell'arcobaleno, è il primo colore che i neonati imparano a riconoscere ed è il primo colore a cui tutti i popoli hanno dato un nome. Il rosso, appariscente, intenso e stimolante rappresenta la passione, la sessualità,  il fuoco, la regalità, l'amore, la gioia, l'energia, la ferocia, la fierezza, la collera, la vendetta, il martirio, il radicamento, il movimento, l'attività, il principio maschile, la forza d'animo, la fede, la magnanimità, il rinnovamento della vita, le celebrazioni festive.

 

Dopo questo lungo elenco di caratteristiche è piuttosto evidente che il rosso è un colore orgoglioso, pieno di ambizione, assetato di potere, un colore che vuole essere decisamente notato e vuole imporsi sugli altri. Però, a dispetto di tanta insolenza e superbia, il suo passato non è stato sempre glorioso, la sua faccia nascosta (quella del rosso cattivo per cui si dice “farsi il sangue cattivo”) con un passato ricco anche di furori, delitti, peccati e violenze, ha provocato molti danni. Perciò bisogna diffidare della sua esplosiva tonalità e del suo fascino, perché può bruciare come le fiamme dell’Inferno!
Il rosso viene ammirato fin dall’antichità e gli vengono attribuiti i simboli del potere, che sono la religione e la guerra; così alcuni sacerdoti, i centurioni, il dio Marte…; esso rimanda a due elementi presenti da sempre nella storia: il fuoco e il sangue. Esso è stato il simbolo del sacrificio di Cristo e dei peccati più orrendi, dell'amore profondo e del fuoco del castigo.
Questo colore viene considerato aggressivo, sfolgorante, energetico, forte e vitale. In Russia è simbolo di bellezza, in Cina è il colore beneaugurante per le nascite. Pochi oggetti del quotidiano o dell'arredamento oggi sono rossi, mentre questo colore è spesso legato, come nella segnaletica stradale, al concetto di pericolo e di aiuto( la Croce Rossa), di festa (il Natale), di trasgressione (il "cartellino rosso" negli sport).
  
Il rosso ed il nostro corpo.
 
            E' dimostrato che l'esposizione al rosso è stimolante ed eccitante. Accelera il battito cardiaco, alza la pressione arteriosa, stimola la circolazione sanguigna, l’attività nervosa e ghiandolare, i muscoli, il sistema nervoso simpatico, gli organi riproduttivi, il rilascio dell’adrenalina, accelera il polso, la respirazione, aumenta la tensione. Il rosso rappresenta uno stato fisiologico che provoca energia, che rende loquaci, aperti, premurosi, passionali e vitali. Rafforza la volontà ed il coraggio, aumenta la forza interiore e la sicurezza di se. Aumenta lo spirito d’iniziativa in chi ha difficoltà a reagire ed a prendere decisioni, rendendo concrete le azioni ed il raggiungimento degli obiettivi.
  
Il rosso ed il nostro carattere.
 
            Chi ama il rosso è una persona coraggiosa, sicura di se, spontanea, con grande forza di volontà, onesta, concreta ed estroversa. E' un ottimista, deciso, impulsivo, combattivo, competitivo, passionale, entusiasta ed autonomo. Cerca il prestigio e vuole dominare, ha bisogno di affermarsi professionalmente anche grazie ad un temperamento molto vivace e ad una gran voglia di agire, cerca di vivere pienamente ogni attimo facendo tutto il possibile per affermarsi ricercando una posizione di primo piano. Prende le sue decisioni senza tentennare e lavora con vigore e potenza esecutiva ed è dotato di un'intelligenza pratica e spirito di sacrificio.

Chi ama il rosso ha uno slancio verso l'azione, lo sport, la lotta, la competizione, l'eroismo e la produttività. Il rosso è simbolo del sangue, della conquista, della fiamma che illumina lo spirito umano e denota un temperamento sanguigno. Chi rifugge dal colore rosso è una persona irrequieta, spesso incapace di affrontare le difficoltà che la vita gli presenta. Quasi sempre defilato preferisce mandare avanti gli altri rimanendo così dietro le quinte senza il desiderio di essere protagonista. Prevalentemente stabile nelle scelte quotidiane tende spesso a intraprendere strade già battute e sicure invece di tentare l’avventura prendendo altri percorsi. Odia l’espansività altrui rifugiandosi così nella sua perenne introversione. 
  
Il rosso ed i Chakra
             
            Il rosso è il colore del primo Chakra (la dottrina orientale considera i Chakra come aperture, porte di accesso all’essenza del corpo umano. I chakra principali sono sette, ma ce ne sono molti altri secondari, circa un centinaio, che "idealmente" corrispondono coi punti meridiani dell'agopuntura; il nome sanscrito è Muladhara, che significa radice. È posto nel centro coccigeo, alla base della spina dorsale, la sua funzione è la sopravvivenza).
  
Quando usarlo.
 
            E' consigliabile utilizzare l’energia del rosso quando si deve affrontare una giornata particolarmente impegnativa o faticosa, o quando ci si sente scarichi. Il colore rosso fornisce l’energia della terra e sostiene tutte le altre energie, offrendo il supporto necessario che ci permette di affrontare qualsiasi situazione. Ogni nuova impresa ha assoluto bisogno della vitalità del rosso. E' molto efficace utilizzare il rosso quando si ha carenza di energia fisica, stanchezza, anemia, reumatismi, artriti, lombaggini, raffreddore senza febbre, mal di gola, tosse cronica, asma, contrazioni muscolari, intestino pigro, infezioni batteriche e virali, ferite infette, impotenza. È valido nelle convalescenze dopo malattie debilitanti, malinconia e depressione ed è utilissimo per trattare paralisi parziali e totali. E' altamente indicato per problemi circolatori (stasi, geloni, freddolosità, ecc.) ed è consigliabile l'uso di calzini e guanti rossi per migliorare la circolazione periferica in quanto scalda il corpo e stimola la produzione di sangue. Il colore rosso stimola la creatività e aumenta le capacità di autoconservazione. 

Infine, grazie al suo grande potere stimolante è consigliato utilizzare il rosso di mattina o, comunque, durante il giorno.

In termini temporali, il rosso è il presente.
  
Quando evitarlo.
 
            E' sconsigliato l'uso del colore rosso in caso di febbre, problemi di cuore, pressione alta, stati infiammatori acuti, eccitazione, ipertensione, agitazione, ansia, insonnia. Il rosso, inoltre, si associa con la circolazione sanguigna e con lo sviluppo cellulare, ed è perciò controindicato in caso di tumore.
Non è indicato l'utilizzo del rosso di sera, a meno che non si debba svolgere qualche attività sportiva.
  
Qualche cenno scientifico.
           
Se siete veramente incuriositi dall’argomento, qui di seguito potrete leggere la descrizione scientifica completa dei coloranti citati in precedenza:
 
-  Robbia: di colore rosso bruno è  un’erba dalle radici tintorie (è forse la più importante pianta tintoria coltivata fin dall’antichità per produrre un particolare colorante, l’alizarina, ma da noi, siccome non si tinge quasi più con i vegetali, è ormai sconosciuta. Si possono però vedere dei grandi cesti di radici di robbia nei mercati persiani o marocchini, dove ancora viene usata per i lavori artigianali). Ha comunque conosciuto una notevole fortuna nei secoli XV e XVI, particolarmente in ambito fiammingo.
-  Legno Rosso: Caesalpinia brasiliensis. Vi sono varie qualità di piante dette 'Legno Rosso' che crescono in America meridionale e nelle Indie; dal suo legno si ottiene un bel colore rosso bordeaux, usato fin dal medio evo. Questo legno, conosciuto in Europa col nome di "brasil", diede il nome al paese di provenienza e non viceversa. La parola brasil potrebbe anche derivare dal colore rosso brace (brasa in portoghese) della resina contenuta nel legno.
- Hennea: Gli Egizi tingevano con grande abilità il lino, nella gamma dei gialli e dei rossi con l’Hennea. Il colore rosso-arancio veniva estratto da piante originarie dell’Asia, Africa, India ed Iran. Si narra che il profeta islamico Maometto si tingesse la barba con l’hennea.
- Kermes: un parassita della quercia. I più conosciuti tintori del Mediterraneo furono i Fenici, a loro è attribuita la scoperta.
- Robbia, zafferano e guado: furono adoperati in Italia dagli Etruschi, che avevano contatti commerciali con i Fenici e i Greci, ma un grande cambiamento venne introdotto dai Greci che importarono, con la colonizzazione delle coste del sud Italia, le tecniche tintorie dei Fenici e dei Cretesi. 
- Rosso oricello: colorante ottenuto dalla fermentazione di licheni e noto fin dall’antichità. Citato da Teofrasto (371 a.C.-287 A.C.), si trova indicato anche nel Papyrus Holmiensis, l’antico ricettario egiziano, che contiene degli accorgimenti per renderlo più resistente alla luce impiegando un decotto di foglie di limone, orzo e cipolle. Anche i Romani conoscevano le sue proprietà tintorie. In Occidente non si hanno più notizie fino al 1330. Taranto divenne famosa per la tintura con l'oricello che mischiato alla porpora serviva ad abbassare il costo esorbitante di questo colore.
- Cartamo: ricavato dai petali dell’omonimo fiore. La tintura con questa materia ha origini antiche che si collocano in Oriente dove era impiegata per tingere la seta. Coltivato dagli Arabi e dai Greci ed anche in alcune parti d’Italia.
- Tornasole: è un colorante rosso estratto dal succo di fiori e frutti di una pianta euforbiacea originaria dell’Oriente, appartenente alla specie Crozophora tinctoria il cui succo varia dal rosso-bruno (folium) al rosso violaceo (folium purpureum) al viola bluastro (folium saphireum). Nel medioevo era identificato con il nome di “folium” (dal latino foglia); nel XIV secolo, diviene “torna ad solem”. A volte anche l’oricello fermentato in modo particolare veniva detto tornasole. Veniva utilizzato per tingere i tessuti e come colore per le miniature. Ne parlano Eraclio nel X secolo e Teofilo nell’XI-XII secolo.
- Sangue di drago. Prodotto resinoso ottenuto dai frutti di varie piante appartenenti alla famiglia delle palme, in particolare della specie Calamus draco, una pianta rampicante sempre della famiglia delle palme.
- Porpora: i più conosciuti tintori del Mediterraneo furono i Fenici, a loro è attribuita la scoperta, verso la metà del XV secolo a.C., della tintura ricavata dai molluschi della famiglia murex che dava il colore porpora. L’industria della porpora terminò in Oriente con la conquista dei Turchi.
- Cocciniglia: è un colorante ottenuto essiccando i corpi delle femmine di alcune specie di insetti che vivono sui cactus o sui fichi d’India . È originario del Messico e del Guatemala, già utilizzato per tingere dalle popolazioni Incas, Maya e dagli Aztechi. Fin dai tempi più remoti, la cocciniglia è stata usata non solo per colorare le fibre tessili, ma forniva anche i pigmenti per dipingere, in seguito fu adottato  dagli acquerellisti e miniaturisti.

 

 
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