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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
BIOGRAFIE
Jane Goodall

7/5/2014 - 10:07


Dame Valerie Jane Morris-Goodall, meglio nota come Jane Goodall (Londra, 3 aprile 1934), è un'etologa e antropologa britannica. È nota soprattutto per la sua ricerca (durata 40 anni) sulla vita sociale e familiare degli scimpanzé.

 

Nacque a Londra il 3 aprile 1934. Fin da giovane si interessò alla vita degli animali. Nel 1957, dopo la laurea in Biologia con specializzazione in Etologia e Antropologia, divenne assistente del noto bioantropologo Louis Leakey, che la condusse con sé in Kenya. Fu in seguito alla sua conoscenza con Leakey che Goodall iniziò a studiare gli scimpanzé del Gombe Stream National Park (all'epoca Gombe Stream Chimpanzee Reserve), nel luglio del 1960.


La Goodall è una fervente sostenitrice di cause ambientaliste e umanitarie, ed è vegetariana. Per il suo impegno scientifico, politico e sociale, ha ricevuto molte onorificenze, incluse la Medaglia della Tanzania, il prestigioso Premio di Kyoto, la Medaglia Benjamin Franklin per le scienze della vita, e il Premio Gandhi-King per la nonviolenza.


Nell'aprile del 2002, Kofi Annan l'ha nominata Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Nel 2011 è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.


Goodall è nota soprattutto per la sua ricerca sugli scimpanzé del Parco Gombe, che portò a risultati fondamentali nella comprensione del comportamento e dell'apprendimento sociale di questi animali, dei loro processi di pensiero, e della loro cultura. Inoltre, gli studi di Goodall consentirono di chiarire le differenze fra scimpanzé e bonobo, e di identificare entrambe le specie come ominidi (insieme ai gorilla).


Nel 1977, Goodall fondò il Jane Goodall Institute (JGI), un'organizzazione che si occupa sia dello studio che della protezione degli scimpanzé. Il JGI dispone di 19 uffici dislocati in diversi Paesi del mondo e mette in pratica programmi di sviluppo e di protezione dell'ambiente in diverse zone dell'Africa. Oggi, Goodall dedica praticamente tutto il proprio tempo a difendere la causa degli scimpanzé, ed è stata fra gli ideatori del Progetto Grandi Scimmie Antropomorfe che mira a ottenere per i grandi primati un certo numero di diritti fondamentali riconosciuti a livello internazionale.


Uno dei maggiori contributi della Goodall nel campo della primatologia è stata la scoperta dell'uso di utensili da parte degli scimpanzé: la studiosa, infatti, scoprì che questi animali sono soliti utilizzare, ad esempio, degli stecchini per "pescare" le termiti all'interno dei loro nidi, le larve od i galagoni dalle cavità dei tronchi d'albero od il miele dagli alveari, od ancora l'utilizzo di pietre per rompere i gusci dei semi più duri. Un'altra caratteristica sconosciuta di questi animali che la Goodall portò alla luce grazie alle sue osservazioni sul campo furono le battute di caccia che questi animali organizzano ai danni dei colobi ferruginosi.


La Goodall si differenziò dagli studiosi convenzionali in quanto, pur non interferendo con le attività dei gruppi da lei studiati, era tuttavia solita dare dei nomi ai singoli esemplari, anziché marcarli con codici alfanumerici come consueto.


Dal Web

di Marco Zatterin

Non è la persona da cui ti aspetti di sentire che «questo è un mondo triste». Dame Jane Goodall, l’antropologa ed etologa britannica che ha rivoluzionato i rapporti fra uomini e scimpanzé, ci arriva però dopo un lungo discorso sul perché bisogna agire per salvare il pianeta, e i suoi abitanti, che è tutto meno che mesto. Ce l’ha con «le multinazionali che pagano gli scienziati per dire che non c’è legame fra effetto serra e clima estremo», con «l’ingordigia della società dei consumi». La sua filosofia è diversa, è un invito a vivere «in pace e armonia, anzitutto con se stessi». Giura che «ognuno può avere un impatto sulla Terra». Alcuni non lo sanno, dice, «ma noi sì e allora agiamo». 

Ha appena compiuto 80 anni e non si direbbe. Magra, elegante, giacca indiana e ciondolo africano, colori tenui, lunghi capelli bianchi ben legati, Jane Goodall confessa che il segreto dell’età è «non pensarci, vivere un giorno dopo l’altro e avere sempre qualcosa da fare», oltre che «non mangiare carne e fare attività sportiva». Vive a Bournemouth e viaggia 300 giorni l’anno. Per festeggiare il suo compleanno, che è stato in aprile, comincia oggi da Bruxelles una serie di conferenze a sostegno della sua fondazione e del programma «Roots & Shoots» (radici e germogli) che mira a diffondere una sensibilità verde con programmi nelle scuole di 130 Paesi. Ma anche i suoi piani per gli scimpanzé. 

In effetti è con le scimmie che è tutto cominciato, nella zona di Gombe, sul Lago Tanganika, in Tanzania, dove Dame Jane ha cominciato a lavorare nel 1960. «Vent’anni fa ci siamo resi conto che fuori dalla nostra area - racconta - non c’erano più alberi e la gente moriva di fame». E’ stato allora che l’attività scientifica si è sposata con l’impegno ambientale e umanitario: «Se non aiutiamo la gente, non sosterremo gli animali». Oggi l’area è riforestata e vi abitano 163 scimpanzé, è «la riserva più numerosa d’Africa». Su tre isole nel fiume si tentano esprimenti di semilibertà. E’ un processo difficile. 

 Il simbolo è una scimmietta di peluche che porta con sè dal 1996. Si chiama «Mr. H», iniziale del cognome del marine americano che glielo ha regalato, un soldato che ha perso la vista, ma che non si è arresto, è divenuto un mago, fa persino paracadutismo. La Goodall sostiene che il pupazzo dà «ispirazione a chi lo tocca», cosa che hanno fatto 4 milioni di persone. Non ha l’aria rovinata, visto l’uso: «Lo faccio lavare in una clinica per bambole tedesca; è cara, ma a noi non chiedono nulla». 

 Il Goodall Institute ha allargato il campo d’azione, la missione è migliorare l’ambiente «per tutti gli esseri viventi». Combattere il cambiamento climatico, anzitutto. «Non si può essere così stupidi da negarlo - denuncia Dame Jane -. Gli scienziati che lo fanno devono avere qualche ragione, è la pressione dell’industria».  

 Certo, ammette, «ci sono dei cicli, ma la velocità con cui si ripetono gli eventi estremi accelera». Accusa l’America di frenare i negoziati sull’effetto serra, l’Ue di essere inerte e la Cina di trattare l’Africa come un tempo l’Europa coloniale. «E’ un mondo triste», ammette. Ci sono i cattivi come le persone che si «sentono impotenti e non fanno nulla». Eppure, la sua convinzione è che, «insieme, possiamo ancora renderlo un posto migliore». 

 
 
 

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