Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Ho il giornalino della Coop, l’Informatore, e in una pagina c’è scritto…spengete la tv…e poi partono una serie di proposte di passeggiate nelle città o nei borghi. Questa frase mi fa pensare a quante persone negli ultimi mesi ho incontrato andando in giro col cane, persone che camminano nei paesi, che si trovano e camminano insieme andando per i sentieri delle nostre colline, nel parco…ci sono persone in cammino…mi piace questa metafora…essere in cammino…per andare dove?
Non penso sia importante…essere in cammino, ha una forza in sé, vuol dire spegnere la tv e uscire di casa, muovere i piedi, un passo dopo l’altro, costruire un’andatura, magari adattandola a quella di qualcuno che ci sta a fianco. Essere in cammino vuol dire non stare fermi, una destinazione la troveremo, verrà strada facendo.
Lara ha iniziato a camminare, è lei che ispira questa scrittura, lei che racconta… quest’anno sono riuscita a ritagliarmi un’ora in compagnia di un’amica, per andare a camminare e cammina cammina parliamo, ci raccontiamo, guardiamo quello che incontriamo o quello con cui ci scontriamo. Persone, cose e il paesaggio, uno scenario quotidiano, conosciuto, ma che nelle camminate assume significati diversi…le strade di Vecchiano, la salita del Castello, il fontanaccio, lungo la Barra e mentre parlo resto colpita dalla bellezza di questi posti, dall’amore che ho per questi posti e dalla rabbia per la sporcizia o la mancata cura di certe zone. All'inizio è stata dura, e lo è sotto tanti punti di vista, battere la pigrizia, rompere il fiato. Infatti, uscendo per una camminata ti rendi conto che i millanta passi che fai durante il giorno in su ed in giù per la casa, su e giù per le scale, niente hanno a che vedere con l'uscire. Non è stato facile tenere il ritmo della mia compagna di camminate, che all'inizio ha fatto da paziente gregario, fiatone, mal di gambe ma ogni volta di più ho sentito di stare meglio e di aver voglia di farlo.
Cammino con la sicurezza di un adulto, ma guardandomi intorno con gli occhi del bambino, che non potendo camminare può perdersi a guardare attentamente tutto ciò che ha intorno e così mi assaporo quanto è bello il paese la mattina presto, quando non una macchina è in giro, scopro fiori e piante che non avevo mai notato, ascolto il gracidare dei ranocchi; camminando scambio idee, mi racconto e ascolto episodi, problemi, insomma condivido il tempo quotidiano cosa che non farei altrimenti, non avendo tempo. Mi piace camminare vicino e con un'altra persona, abbiamo un punto di ritrovo che dista equamente dalle rispettive abitazioni ma spesso rientrando arrivate al crocevia, la chiacchierata si è fatta interessante e allora propongo un caffè e contro ogni logica sportiva ci sediamo al tavolo con due belle tazzine fumanti continuando a confrontarci anche da ferme. Anche questo è un cammino, il cammino della condivisione e dell'amicizia.
Camminare è il gesto più ovvio e naturale del mondo, come mangiare e respirare, eppure nasconde molti e diversi significati. Camminare non richiede abilità, lo sappiamo fare tutti, eppure non è così scontato, oppure lo diamo per scontato, dimenticando quanto possa influenzare le nostre vite o quanta poesia ci sia nel camminare. Camminare, mettere un piede dopo l’altro, è un gesto automatico e ripetitivo, monotono, a cui il corpo ben presto si adatta sincronizzando il ritmo del respiro e piano piano nella nostra testa accade qualcosa…si svuota dei pensieri, oppure assumono nuove posizioni, oppure ne nascono di nuovi con facilità.
Il camminare nel nostro mondo diventa un gesto di libertà, una miccia che innesca qualcosa che fa stare bene. Ci penso in contrapposizione alle attività che occupano la nostra vita, giornalmente. Si, ogni giorno siamo a corsa per far combaciare i diversi impegni e doveri che abbiamo, corriamo così tanto tutto il giorno che suona strano trovare il tempo per andare a camminare. Suona strano, tanto strano che pensiamo di riposarci e rilassarci sdraiati sul divano, persi e ipnotizzati dalla tv, oppure dallo schermo dei nostri computer. Fermi, immobili…ma questa immobilità fisica, immobilizza e bradipizza anche il nostro pensiero, la nostra capacità di accoglienza e di adattamento nelle relazioni. Camminando in compagnia di qualcuno, adattiamo inevitabilmente il nostro passo all’inizio facendo uno sforzo poi trovando un ritmo.
Sarebbe bello camminare come un flaneur, che è colui che passeggia come portando al “guinzaglio delle tartarughe”, vagando senza una meta per le vie di una città, lasciando spazio ad uno sguardo curioso, non affrettato e libero. Uno sguardo che si posa sulle persone, sul paesaggio e ne legge i messaggi, li raccoglie e ne fa tesoro
Il camminare non è uno sport, ma l'opportunità di tornare a godere della forza del paesaggio e del territorio in cui abitiamo. Camminare ci aiuta a riterritorializzarci sia che si cammini sui sentieri del nostro parco, che su quelli dei nostri monti, che lungo il nostro Serchio o al mare, sia che si cammini nelle zone meno verdi, per non dire grigie dei nostri paesi o della città. Camminare può diventare un gesto importante, politico, se trasforma i passi e gli sguardi in azioni di senso civico. Si cammina e ci si riappropria degli spazi urbani, ci si rende conto dello stato delle cose, del bello e del brutto, possiamo diventarne testimoni e custodi.
Mi viene una domanda: quanto camminano i nostri politici o amministratori di ogni livello? Sarebbe una nota da scrivere nei programmi politici…cammineremo per le strade dei nostri territori…
Camminiamo…mettendo un piede dopo l’altro, ma ovunque si cammini si pestano storie, storie scritte sui territori, storie raccontate dai territori. E sarebbe bello camminare e ascoltare queste storie, quelle che calpestiamo, che incontriamo, quelle con cui entriamo in conflitto…
Le storie sedimentate e scritte sui territori, sono storie che hanno bisogno di memoria, di esser ricordate e riattualizzate, le parate sono per le ricorrenze belle e importanti, il cammino è costanza e perseveranza quotidiana, è voglia di un verso e di un passo che coinvolga tutti, è possibilità e diritto di ognuno ad avere una strada, un sentiero su cui camminare, quale miglior cammino se non quello verso la libertà e i diritti…gambe in spalla che di strada da fare ce n’è ancora tanta.