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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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A cura di Erminio Fonzo
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Il Baco da seta
La vita attaccata a un filo!
(prima parte)

6/6/2014 - 15:15

Sfuttamento minorile in un sonetto in vernacolo:

 

Qui ‘r fattore t’assegnava ‘r desinà’
gnudati bianch’e nneri pe’ sfamatti;
re der Tonchino tu eri e podestà
e tutti s’arricchivin co’ tu’ fatti.


In Fugata e alle Prata avevi ‘r core,
a Pappiana e alle Molina …tu eri lì,
di Roncioni o Sarviati le signore
l’una ‘oll’artra le facevi anc’agganghì’;


‘nder mentre pé le donne ‘ontadine
ti ‘occolavin come bambolone…
e tte le ripagavi a mmonetine.


Perchè ‘r culo servisse alla dottrina,
tuffato vivo drent’ar pentolone,
capivi tardi tutta la manfrina.


Una spiegazione a chi non ha capito qualcosa:


Erano tutti discendenti di ricchi principi e degni dignitari che venivano dalla Cina (Tonchino) dove si erano arricchiti enormemente con quello che la figliolanza produceva (co’ tu’ fatti) ed ora erano ospiti, con circa 15.000 neonati, in una colonia italiana. Nell’ospizio il menù si ripeteva con la solita presentazione sulle tavole delle camerette, giorno dopo giorno, di tenere foglie strappate ai gelsi (gnudati bianch’e nneri), raccolte a mano, fresche di giornata, controllate una per una da un attento e meticoloso fattore.
La miglior zona (avevi ‘r core) da dove proveniva la materia prima per il pranzo era quella della Fugata e delle Prata, nel territorio di Migliarino, frazione del comune di Vecchiano, ma vi erano pressioni politiche per fare aprire un altro centro di raccolta e di accoglienza nella zona di Pappiana e Molina di Quosa, nel comune di San Giuliano, di là dal Serchio.
I risentimenti, creatisi fra le signore dei blasonati Duchi Salviati di Migliarino e quelle dei potenti e ricchi Roncioni di Molina, (le facevi anc’agganghì’) su quali fossero i risultati migliori delle due colonie, contribuirono forse al nascere del campanilismo fra i due comuni divisi, fino ad allora, solamente dal fiume Serchio.

Il lavoro di bambinaie era dato in appalto a giovani contadine che venivano però malpagate rispetto alla dedizione e all’amore che dimostravano verso i piccoli batuffoletti che loro chiamavano affettuosamente: “filugelletti”. Le donne accudivano i bozzoletti con una cura materna: pulivano le culle dagli avanzi del cibo che poteva guastarsi, i “pannolini” da eventuali parassiti, le fascette e le culle dalla cacchina, sempre attente che la temperatura fosse quella giusta per lo sviluppo sano e regolare e che le luci fossero accese e spente alla bisogna. L’alimentazione portava i piccoli a divenire, fra maggio e giugno, cento volte più grandi e diecimila volte più pesanti, con una temperatura costante di 20 gradi.

Il fisico Pasteur, che visitò un giorno una di queste “colonie”, scrisse poi che il suono delle piccole mandibole intente al lavoro di masticazione era simile al “rumore che fa la pioggia temporalesca sugli alberi” I bambini però non giocavano come gli altri nelle altre colonie. In questa particolare scuola si insegnava a mangiare e ingrassare, mangiare e filare e poi dormire fino al sonno eterno che veniva dato una mattina ai piccoli, avvolti nei loro serici panni, con un tuffo improvviso in un pentolone di acqua bollente, troppo bollente per giustificare un bagnetto e poi perché vestiti, perché prima di colazione, perché..VIVI!?


Cari, piccoli, preziosi, delicati bachi da seta!

Ma per non sciupare il chilometrico filo che vi proteggeva fino ad allora (perché ‘r culo servise alla dottrina)!
O per cosa sennò, sciocchini!
“Per er minestrone noe , ma pper e ‘vaini sie!”


Una nota tecnica ora:
25 grammi di uova danno
30.000 bachi che mangiano
1200 chili di foglie di gelso e producono
100 chili di escrementi e tessono
60 chili di bozzoli dai quali si estraggono
5 chili di seta grezza che, dai
15.000 chilometri originari di filo, si trasforma in
500 chilometri di filo di seta da telaio.

 

(segue)

 

l'ultima foto è la mia colonia di filugelli che mangiano a tutto spiano, h24.

meno male che la Fugata ha ancora qualche gelso e io abito a due passi dal "mercato ortofrutticolo"!

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