Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Amedeo, Adalgisa, Aiello, Carola, Neri, Stefano, un messo comunale, Argene fuori campo come i centralinisti dell’ospedale, del comune, dell’acquedotto e un passante, sono stati i “Magnifici cinque” della ”Prastia vent’anni dopo”.
I cinque moderni guitti migliarinesi, capitanati da una ferrea regista, Maria Luisa Trogi, hanno rimesso in campo uno spettacolino, uno scherzo in puro vernacolo scritto da Alfonso Nardella, proposto a Migliarino esattamente 20 anni fa.
In questi lunghi anni ci sono stati dolorosi cambiamenti come la scomparsa di un giovane attore delle compagnia “La Mandria”, Paolo Baronti ricordato ieri sera con un calorosissimo applauso, ma anche il felice passaggio da padre o madre di alcuni di loro a quello magnifico di nonno o nonna.
Ero presente venti anni fa e c’ero anche ieri sera.
Stesse risate, stesse battute, stessi attori con il piccolo cambiamento di ruolo per il motivo sopradetto, stessa bravura, ma c’era qualcosa che lo ha reso migliore e questo non era solamente il rodaggio fatto con gli anni, penso sia stato riessere in campo dopo una lunghissima pausa, rivedere un bel numero di persone conosciute, riassaporare la paura del palcoscenico e quella di non ricordare il testo e senza ombra di dubbio la voglia di ridere insieme al pubblico, ridere nel rivedersi cambiati e ridere per la consapevolezza che vent’anni prima forse avevano paura, vent’anni dopo se ne fregavano altamente e ridevano rirecitando infischiandosene di apparire ridicoli.
La storia:
il giovane “intellettuale strano e leggermente diverso” Stefano (Luigi Peretti) dice alla insoddisfatta mamma Adalgisa (Claudio Fracassi) che l‘alcolizzato padre Aiello (Alfio Gambogi) è rimasto vittima di un incidente con un furgoncino (senza marca). Adalgisa e Stefano ricevono una telefonata dall’ospedale che annuncia le dimissioni di Aiello dopo un intervento di plastica. La moglie pensa allora di far “rifare” il marito con un cambiamento del fisico e chiede aiuto alla “covata leggera” figlia Caròla (Rita Tamburello) di aiutarla a trovare, dalle riviste, parti di uomini famosi da trasferirle sul consorte. L’operazione non va come dovrebbe e Aiello ritorna a casa aiutato dall’amico del cuore Neri (ancora Luigi Peretti nella sua parte più seria) che lo aiuta a controllare i gesti che il ferito involontariamente compie per l’errata operazione che lo porta a creare equivoci a non finire. Una inaspettata visita di un messo comunale balbuziente (Sandro Tabucchi) rompe la storia della squinternata famiglia che riprende all’uscita dell’esattore e l’entrata di Caròla con l’indefinibile fidanzato Amedeo (ancora Sandro Tabucchi) che è venuto a chiederla in sposa. Alla domanda del giovane al futuro suocero se la ragazza fosse illibata, Aiello si gratta la pancia e involontariamente la testa fa no, alla domanda se vi siano stati più uomini l’uomo si gratta una gamba e accenna un sì, più di uno? altra grattata, di due? ancora prurito e il gesto di indicare la moglie a braccio teso fa scattare l’altro braccio con le dita a “corna”!
Putiferio in casa, urli, offese, pianti, sbigottimenti e uscita di scena di Aiello che non capisce il perché di tanto chiasso.
Entra di nuovo Neri che domanda cosa siano quei musi neri e, capita la faccenda, spiega la storia della prastia fatta male che impedisce ad Aiello di controllare i movimenti.
Tutti allora aspettano il malcapitato per riappacificarsi quando una voce urla che “hanno arrotato Aiello”, un’altra volta?, ma questa volta la famiglia urla: “ma la prastia no!”
Noi invece desideriamo che “la prastia sì!”
Difficile fare commenti individuali, difficile se non impossibile!
Bravi!
Il Maggio finisce in bellezza!